Venerdì, 18 Aprile 2014 23:07

Progetto Case, a Roio torna l'allarme legionella. Residenti preoccupati

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E' di nuovo allarme legionella al Progetto Case Roio 1. Due giorni fa, all'ingresso di una delle palazzine del complesso abitativo (il civico 2 B, situato sulla piastra numero 6) è stato affisso un avviso del Comune dell'Aquila: "Si è riscontrato che in cinque appartamenti è presente il batterio con percentuali ancora rilevabili".

Nell'avviso non è specificato quali sono gli alloggi"contaminati". Il Comune, anziché intervenire per debellare il problema o quantomeno sollecitare la Manutencoop (la ditta alla quale è stata affidata la manutenzione) a fare qualcosa, si è limitato a raccomandare ai residenti di evitare di usare l'acqua calda e, nel contempo, di tenerla aperta per quattro ore al giorno avendo però l'accortezza di stare lontani dai rubinetti, perché il batterio, come'è noto, si diffonde soprattutto attraverso il vapore acqueo a temperature tra i 40 e i 60 gradi.

Una situazione che sta creando non pochi disagi, anche perché il problema si trascina ormai dal dicembre scorso. Nella palazzina vivono una ventina di famiglie, molte con anziani e bambini, i soggetti potenzialmente più esposti al rischio di contrarre l'infezione.

"Siamo costretti a lavarci con l'acqua fredda e a cucinare usando l'acqua comprata al supermercato" racconta a NewsTown Pierluigi Castellani, uno dei residenti. "I livelli riscontrati dal Comune, anche se non gravissimi, sono comunque allarmanti: a dicembre un inquilino è stato ricoverato per problemi seri. Vogliamo far presente alla Asl e al Comune che va trovata una soluzione definitiva". E oltre il danno c'è anche la beffa: "Secondo il Comune per stare tranquilli dovremmo tenere aperta l'acqua calda per quattro ore al giorno ma dovremmo essere sempre noi ad accollarci le spese per i maggiori consumi".

Una soluzione, secondo gli inquilini, ci sarebbe: sostituire le caldaie o tararle in modo che la temperatura dell'acqua calda che arriva negli appartamenti superi una certa temperatura. E' il cosiddetto shock termico: "E' una procedura che consiste nell'aumentare la temperatura oltre i 60 gradi ma portare a quel livello le caldaie del Progetto Case non è facile, perché a quanto pare non sono idonee. Un'altra opzione sarebbe l'immissione di un agente decontaminante nei serbatoi e negli impianti ma sarebbe una soluzione tampone perché agenti chimici di questo tipo hanno un'efficienza limitata nel tempo".

 

Ultima modifica il Domenica, 20 Aprile 2014 00:15

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