Il principio su cui si fonda il diritto di accesso all'informazione è tanto semplice quanto disatteso: le istituzioni pubbliche sono finanziate con il denaro dei contribuenti che hanno, perciò, il diritto di conoscere come venga usato il potere che delegano e come venga speso il denaro che gli affidano. E’ un diritto umano fondamentale e universale. Ci sono svariate decisioni di Corti nazionali e internazionali che lo confermano. Nei Paesi dell’Ocse, 45 dei 56 Stati partecipanti hanno leggi specifiche che lo tutelano. In aggiunta, 28 costituzioni europee riconoscono un qualche tipo di diritto di accesso a documenti o informazioni ufficiali.
La nostra Costituzione, purtroppo, non contiene alcuna disposizione in materia. I giuristi hanno mostrato, però, che anche in Italia c’è un fondamento costituzionale del diritto di accesso ai documenti amministrativi, e che può essere ricercato in principi diversi: da quello stabilito dall’articolo 21 che enuncia, al primo comma, la libertà di manifestazione del pensiero, a quello in seno al principio garantito dall’articolo 97, di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione. Le istituzioni, insomma, hanno l’obbligo di pubblicare e diffondere le informazioni chiave sul lavoro dei differenti organi pubblici e di rispondere alle richieste di partecipazione dei cittadini. In particolare, in una città come L’Aquila.
Nelle ultime settimane, si è parlato molto di trasparenza, e spesso a sproposito: la pubblica amministrazione dovrebbe sapere che un'istituzione è trasparente quando la stragrande maggioranza delle informazioni che detiene nelle sue attività è disponibile al pubblico. Un esempio di buona pratica: da qualche settimana è online il sito www.openricostruzione.it, che seguirà la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma in Emilia. Sul sito sono riportate le donazioni arrivate dopo il terremoto della primavera 2012, la loro destinazione, i finanziamenti pubblici stanziati in questi mesi e a che punto sono i progetti avviati. Una esperienza che esercita davvero la trasparenza, stimolando così la partecipazione e la responsabilità dei cittadini emiliani.
Niente del genere è mai stato fatto all’Aquila. E’ per questo che NewsTown sta partecipando, con altri 60 giornalisti e membri della società civile, al primo monitoraggio sul campo dell’accesso all’informazione in Italia, organizzato da "Diritto di Sapere". Abbiamo seguito una giornata di studi a Roma, il 18 gennaio scorso, in cui l’associazione ha fornito le competenze tecniche e gli strumenti legali indispensabili per formulare le richieste di accesso alle banche dati pubbliche. Come si inoltra una richiesta di accesso alle informazioni al Comune o alla Regione? Si possono richiedere dati anche sulle società controllate?
A queste e altre domande risponde, con grande chiarezza, il manuale Legal Leaks, che potete scaricare qui. Un manuale utilissimo a giornalisti e cittadini che vogliano esercitare pienamente il loro diritto alla partecipazione.
Seguendo le indicazioni del manuale, nello spirito del monitoraggio, in data 1 febbraio 2013 abbiamo inoltrato delle richieste di accesso agli atti al Comune dell'Aquila. In particolare, abbiamo chiesto agli uffici preposti:
- Quanti nuclei familiari si sono rivolti ad assistenza economica negli ultimi 5 anni?
- Quante persone vivono nel progetto C.A.S.E e nei M.A.P, quanti alloggi sono ad oggi vuoti, quante persone vivono in alberghi o caserme?
- Quanto è stato erogato, da aprile 2009, in contributi di autonoma sistemazione e quanti nuclei familiari godono ancora del contributo?
- Quanto è arrivato a L’Aquila in donazioni private, dall’aprile del 2009, e quali progetti hanno finanziato?
- Quanti finanziamenti sono arrivati dall’Unione Europea per la ricostruzione dall’aprile del 2009 e quali progetti hanno finanziato?
- Quante è stato speso in puntellamenti dal 6 aprile 2009 ad oggi e a quali imprese sono stati affidati i lavori?
Da allora, sono passati 40 giorni: in redazione, è arrivata la sola risposta dell'Ufficio delle Entrate che, il 4 marzo, ha inteso informarci che una delle nostre istanze è stata favorevolmente accolta e che erano disponibili i dati relativi alle donazioni private pervenute a L'Aquila dall'aprile 2009. Purtroppo, l'ufficio non è stato in grado di dirci come sono stati utilizzati quei soldi. (documento inviato da ufficio entrate).
Per le altre richieste, silenzio assoluto. Eppure, non più tardi di un anno fa, il Comune ha presentato il regolamento sulla partecipazione, approvato il 26 gennaio 2012. "Il testo non fa che ribadire", disse in quella occasione l'assessore Fabio Pelini, "quanto già previsto e che colpevolmente non è stato tradotto nella pratica quotidiana dell’amministrazione". Tra gli obiettivi, c'erano anche la partecipazione amministrativa online e la tempestività nelle risposte da parte dell’ Ente. La delibera di Giunta che ha approvato il regolamento, infatti, precisava "che è importante favorire lo sviluppo delle capacità dei singoli e collettive ampliando l’idea che un’altra città è possibile, una città che pone al centro delle proprie azioni urbanistiche, economiche, sociali e sanitarie le persone la loro capacità di stabilire relazioni reciprocamente educative".
Peccato non sia affatto così. Come dimostra il monitoraggio a cui stiamo partecipando. Nelle prossime settimane, avremo un quadro completo del diritto all'accesso in Italia e dello stato di salute delle nostre istituzioni locali, nel confronto con quelle di altre regioni. Il rapporto "Diritto di Sapere" sarà presentato al "Festival Internazione di Giornalismo" che si tiene a Perugia dal 24 al 28 aprile. Ci saremo. Sperando di contribuire a far si che vengano finalmente accolte le richieste di partecipazione dei cittadini dell'Aquila ai processi di ricostruzione che interesseranno il nostro territorio nei prossimi anni.
Lo impone la legge, oltreché il buon senso: il Consiglio dei Ministri del 22 gennaio 2013, ha approvato, su proposta del Ministro della pubblica amministrazione e semplificazione, due decreti legislativi che attuano la legge 190 del 2012 (“Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”). Il primo provvedimento riordina tutte le norme che riguardano gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte delle Pubbliche Amministrazioni e introduce alcune sanzioni per il mancato rispetto di questi vincoli. In sintesi, si fornisce una definizione del principio generale di trasparenza: accessibilità totale delle informazioni che riguardano l’organizzazione e l’attività delle PA, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche. La pubblicazione dei dati e delle informazioni sui siti istituzionali diventa lo snodo centrale per consentire un’effettiva conoscenza dell’azione delle amministrazioni e per sollecitare e agevolare la partecipazione dei cittadini. Il modello di ispirazione è quello del Freedom of Information Act statunitense, che garantisce l’accessibilità di chiunque lo richieda a qualsiasi documento o dato in possesso delle PA, salvo i casi in cui la legge lo esclude espressamente (per motivi di sicurezza, a titolo di esempio).
E' legge dello Stato. Segna il confine tra reale trasparenza e propaganda politica. Restiamo in fiduciosa attesa di risposte alle nostre richieste di accesso a dati che dovrebbero essere pubblici.