La chiamata alla mobilitazione "cittadina" del Sindaco Massimo Cialente è proseguita con un'assemblea dentro il Pd aquilano, letteralmente. L'ennesima protesta post sisma contro-il-Governo-di-turno-per-una-ricostruzione-possibile, si colloca all'interno del panorama politico in cui, a livello locale, si assite alla rissa sulla ricostruzione tra Pd e Pdl, mentre, al Governo, ci sono le larghe intese.
Come noto, dopo la Legge di Stabilità che destina pochi fondi alla ricostruzione, negli ultimi giorni il corto cicuito è arrivato dentro i democrat. La sezione aquilana del Pd, per protesta, ha tolto le bandiere di partito dalla sede e ha messo quelle nero verdi cittadine per far capire quale sia il suo vero "interesse prioritario".
Dopo la romanzina del sottosegretaririo Giovanni Legnini ("attacchi fuori luogo" al governo Letta e invito a "evitare posizioni isolazioniste") i democratici aquilani hanno portato dalla loro, in assemblea, alcuni esponenti regionali come il capogruppo all'Emiciclo Camillo D'alessandro e il Consigliere Giovanni Di Pangrazio, oltre alla star Luciano D'Alfonso, ex sindaco di Pescara e probabile candidato per il centro sinistra alle prossime elezioni regionali. "Legnini non dica che siamo isolazionisti" ha affermato il sindaco Massimo Cialente, "non usi parole della destra".
Nella sede del partito senza (più) bandiere, alla presenza di quasi un centinaio di persone, si è svolta un'assemblea dai toni molto appassionati, come sempre in questi casi. "Vogliamo che i quattro candidati alla segreteria del Pd vengano a L'Aquila a spiegare se considerano la ricostruzione una priorità o no" ha esordito Stefano Albano, giovane segretario comunale disposto, se necessario, a fare "una battaglia anche contro questo governo, anche se ci sono nostri ministri".
E' toccato poi a Giovanni Lolli rifare i conti della ricostruzione: "per il 2013-2014 gli uffici speciali affermano che per la ricostruzione c'è un fabbisogno di 3miliardi e 400milioni. Con il miliardo e duecento milioni che abbiamo, più i 600milioni che ha annunciato Legnini a Fossa, possiamo liquidare tutti i progetti approvati nel 2013, ma per il 2014 non abbiamo un soldo. Capisco - ha aggiunto Lolli - che sono molti soldi e che lo Stato sia sorpreso dal rapido utilizzo che ne facciamo dopo che all'inizio, addirittura, li ridavamo indietro senza utilizzarli. Ma questo è stato possibile proprio grazie ad una legge dello Stato che ha eliminato le lentezze del commissariamento e della filiera ridando forza agli Enti locali".
Per Lolli è necessario che "a fronte del fabbisogno di 3miliardi e 400milioni si inseriscano nel triennio almeno 2milardi e seicento milioni: "I risultati potranno arrivare solo se ci facciamo sentire. Con quali facce noi che ci siamo battuti contro Berlusconi ora potremmo stare zitti solo perché in Parlamento ci sono anche i nostri".
E' stata invece Rita Innocenzi, responsabile per la Cgil provinciale della Ricostruzione, a svelare quale sarà l'attesa manifestazione di cui parla da giorni Cialente: "Con i sindacati stiamo per proclamare uno sciopero che arriverà entro il 15 Novembre con una piattaforma che oltre al lavoro mette L'Aquila come priorità nazionale. Sarà uno sciopero con varie articolazioni territoriali e abbiamo già incassato l'adesione del Sindaco. E' importante che questa città si fermi per chiedere al Governo di mettere davanti in questa legge di stabilità le vere priorità del Paese e fare una rivalutazione dei pesi".
Camillo D'alessandro è tornato sulla necessità di una tassa di scopo e ha aggiunto che "da parte di Chiodi andare a Roma a parlare col Pdl è stato grave, forse la maggior prepotenza che si poteva fare a L'Aquila in questo momento. Come se ci fosse una questione Pdl nella ricostruzione".
Dopo essersi già espresso contro la spesa di miliardi per l'alta velocità anziché finanziare la ricostruzione del cratere, Massimo Cialente è tornato stavolta sulla spesa dei caccia bombardieri F35: "Basterebbe una scelta politica. Se l'Italia scegliesse di rinunciare anche solo a venti di quegli aerei avremmo risorse a volontà". Poi è tornato giù duro contro il governo delle larghe intese "che abbiamo tutto il diritto di criticare".
E' stata quindi la volta dell'ex sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso, attualmente più "produttore di idee" che probabile candidato per il centro sinistra alle prossime elezioni regionali: "Se non ci fosse stata questa battaglia sulla legge di stabilità - ha esordito D'Alfonso - il contrario sarebbe stata la rassegnazione che avrebbe significato intermittenza dei cantieri, ossia interruzione della fiducia. Perdendola, il rischio è che rifai le mura e non la vita e l'economia. In tal senso, anche il ritardo di un semestre potrebbe essere mortale".
Il problema principale, a sentire l'ex sindaco, è che in Italia non ci sia ancora una norma che stabilisca cosa fare in concreto quando c'è una catastrofe. "Ci si doti di una norma che procedurizzi il da fare" insiste D'Alfonso riproponendo, forse inconsapevolmente, il senso della proposta di legge di iniziativa popolare presentata dai cittadini aquilani nel 2010-2011. "Lo Stato nasce per opporsi alla catastrofe" filosofeggia, esortando a "costruire insieme il meccanismo per riportare L'Aquila al centro dell'agenda del Pd"
"Nel settore dell'amministrazione finanziaria per L'Aquila ci dovrebbe essere una figura unica" propone un sempre ispirato D'Alfonso, che ritiene uno dei problemi principali il fatto che all'inchiostro della burocrazia non seguano i fatti: "Ognuno sembra che non sappia quello che fa l'altro e ogni volta questo diventa l'oggetto di un litigio".
L'ultimo suo pensiero è andato ai beni culturali aquilani: "Sono preoccupato, stanno subendo un atteggiamento minimalista da parte della Regione".