Venerdì, 10 Gennaio 2014 15:07

Tangenti, l'indignazione cittadina prova ad uscire dal web con #dimettiamoli

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Il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente pensa di poter schivare ancora l'onda d'urto dell'indagine do ut des che ha coinvolto il Comune e la sua Giunta.

Ce la farà? Probabile, anche se solo nei prossimi giorni si potrà capire meglio. A partire proprio da lunedì quando ci saranno i primi interrogatori di garanzia. A tenere ancora in bilico Cialente e la sua Giunta non c'è solo la vicenda giudiziaria in sé e i suoi possibili sviluppi, ma anche la reazione della piazza.

Come ha reagito finora la città?

L'indignazione è rimasta principalmente nei server. Le richieste di dimissioni corrono infatti sopratutto sui social network mentre stentano ancora a prendere un corpo sociale nella piazza vera, quella non virtuale.

La contestazione spontanea e immediata di mercoledì a margine della riunione di Giunta è stata partecipata da un numero modesto di persone che pur si sono fatte sentire. Sabato (domani) ci sarà l'occasione per verificare quanti cittadini sono davvero determinati a muoversi in tal senso. 

Alle 17 infatti, presso il tendone di Piazza Duomo, si terrà un'assemblea (convocata dai gruppi di Appello per L'Aquila e L'Aquila che Vogliamo, l'Assemblea Cittadina, il Comitato 3e32 e il Consiglio Civico) aperta a tutta la cittadinanza, per dire che "le dimissioni del Sindaco e dell'intera Giunta non sono più rinviabili" e chiedere l'immediato ritorno a nuove elezioni.

"Il marcio che emerge dall'inchiesta "Do ut des" (mazzette in cambio di appalti) - scrivono i promotori - al di là delle responsabilità penali da accertare, è l'ennesima prova di un sistema di potere, politico ed economico, che ha badato finora solo a soddisfare gli appetiti di pochi che fanno affari, mentre la città continua a impoverirsi e i giovani cercano un futuro altrove".

"Le reazioni dei rappresentanti della maggioranza al governo - continua deciso l'appello dei promotori - tese a minimizzare, sono inammissibili, così come quelle stupite dell'opposizione di centro-destra, nelle cui fila è arruolato uno dei principali inquisiti.

"La farsa del cronoprogramma della ricostruzione, lo scempio del territorio, un'idea di sviluppo fondata su progetti tanto clamorosi quanto opachi, le gravi inadempienze sul Piano di Protezione Civile hanno già ampiamente dimostrato l'incapacità di questa amministrazione".

"Ormai ne è definitivamente compromessa anche la credibilità  - prosegue il cartello di associazioni - e le conseguenze ricadranno ancora sulla vita delle cittadine e dei cittadini e sul recupero del nostro territorio. Solo un cambiamento netto di persone e di metodi, legittimato dal voto popolare, può restituire a questa città la dignità necessaria per pretendere una ricostruzione certa e virtuosa. Le dimissioni del Sindaco e dell'intera Giunta non sono più rinviabili".

I promotori concludono invitando in Piazza tutta la cittadinanza "che ritiene essenziale questo cambiamento".

Le aquilane e gli aquilani  - concludono - ne hanno la responsabilità. Riprendiamo il percorso per costruire un'alternativa. Un'alternativa non solo è possibile, è indispensabile. Costruiamola insieme".

Tra le iniziative di protesta nate in questi giorni spicca anche la petizione on line su change.org lanciata da Daniele Milani per chiedere le dimissioni di Cialente "a seguito dei gravissimi fatti intercorsi a L'aquila in questi giorni".

"Le persone finite sotto inchiesta o agli arresti domiciliari - recita il testo della petizione on line - ricoprivano ruoli chiave che non potevano essere ottenuti senza l'avallo politico del sindaco della città. Per questo Massimo Cialente non può sentirsi "tradito", deve sentirsi "responsabile" politicamente degli errori commessi e dimettersi. Ha scelto le persone sbagliate per posti di massima importanza. La ricostruzione della città - prosegue il testo della petizione - può avvenire nel migliore dei modi solo se accompagnata da un cambiamento culturale. E' necessario che la politica si assuma le proprie responsabilità e ammetta i propri errori evitando personalismi che indignano la cittadinanza e feriscono al cuore il futuro della città.

L'iniziaitava partita ieri ha avuto finora poco più di un centinaio di firme.

Domani insomma si potrà constatare quanti cittadini decideranno di schierarsi nella pubblica piazza ora che l'indagine della Procura ha dimostrato che, a "sciacallare" in qualche modo sulla tragedia del terremoto, non ci sono stati solo gli imprenditori venuti "da fuori" che ridevano alle 3e32 ma anche aquilani, amministratori della città.

Se a differenza di quanto accaduto nel 2010, non si verificherà alcuna grande indignazione - sufficiente a far terminare l'attuale mandato politico - la cittadinanza dovrà almeno prendere coscienza di dover convivere con una definitiva perdita di purezza e sostituirla con la consapevolezza che un po' di sciacallaggio, un po' di sporcizia, è anche dentro le fondamenta della città che si sta ricostruendo, e con sé di tutti gli aquilani.

Ultima modifica il Venerdì, 10 Gennaio 2014 16:12

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