Lunedì, 11 Aprile 2016 11:30

La fortuna della follia

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“Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe. Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un'eterna giovinezza. La vita umana non è altro che un gioco della Follia”. Erasmo da Rotterdam

Quando in musica si parla di Follia si intende una struttura musicale che presenta un tema ripetuto sul quale si possono realizzare una serie infinita di variazioni. Sebbene su questa stessa modalità compositiva siano state realizzate altre danze come la passacaglia, la ciaccona, la romanesca, la Follia ha goduto nel tempo, da parte dei musicisti, di una grande considerazione rispetto alle forme musicali alle quali può essere accostata.

Nel tardo XV secolo, il poeta e storiografo portoghese Garcia de Resende (Évora, 1470 – Évora, 1536) nella sua Crónica do prìncipe dom João II (1545) testimonia della diffusione in Portogallo di canti e danze che si identificavano con il nome di folia. Lo studioso racconta infatti come tutte le persone della città prendessero parte a danças e folias, durante i festeggiamenti tenutisi ad Evora nel 1490 in occasione delle nozze del principe Alfonso del Portogallo, figlio di João II, con la principessa Isabella di Castiglia, figlia di Fernando ed Isabella.

L’espressione folia portoguese è presente anche nei lavori teatrali dello scrittore Gil Vicente (1503-1529), per indicare le situazioni in cui pastori e contadini eseguono canti e danze dal carattere vivace. Nel 1611 Covarrubias Horozco in Tesoro de la lengua castellana o española spiegava che il nome folia era particolarmente appropriato a questa danza in quanto era caratterizzata da un ritmo così veloce e realizzata da strumenti così sonori che i danzatori sembravano come uscire di senno. Tra l’altro anche l’accompagnamento musicale che secondo la testimonianza del letterato spagnolo Gonzalo Correas datata 1626 era realizzato con la chitarra e sonajas e panderos rafforza la tesi che la folia fosse una danza molto sonora e dal ritmo frenetico.

Nella storia della folia si possono distinguere due differenti strutture musicali collegate tra loro: una più antica che si realizza in Spagna ed in Italia tra il 1574 ed il 1674 ed un tipo più tardo che si trova principalmente in Francia ed in Inghilterra tra il 1672 e il 1750. In Spagna, inoltre, questa danza era spesso anche cantata; una delle testimonianze più antiche è il villancico anonimo Rodrigo Martinez conservato nel Cancionero de Palacio (1475-1516).

La prima composizione in cui si trova la progressione armonica della Folia in modo ostinato è la Fantasia que contrahaze la Harpa a Tres di Alonso Mudarra che fu pubblicata nel 1546: in Libros de música en cifras para vihuela, però sarà il compositore Francisco de Salinas nel 1577 a chiamarla con il nome folia in De musica libri septem, mentre la più antica serie di variazioni sul tema sarà realizzata da J. H. Kapsberger nel Libro primo d’intavolatura di chitarrone pubblicato a Venezia nel 1604.

Nel Seicento l’introduzione della chitarra spagnola e delle forme musicali ad essa legate incontrarono grande fortuna in Italia tanto che numerosi musicisti scrissero variazioni sul tema della follia, tra questi si possono individuare Alessandro Piccinini (1623) che scrisse delle variazioni per chitarrone ed Andrea Falconiero che nel 1650 compose le variazioni per due soprani e continuo pubblicate a Napoli ne Il Primo Libro Di Canzone, Sinfonie, Fantasie Capricci, Brandi, Correnti, Gagliarde, Alemane, Volte per Violini, e Viole, overo altro Stromento ò uno, due e trè con il Basso Continuo.

Dopo la metà del Seicento il chitarrista italiano Francesco Corbetta (Pavia, 1615 circa – Parigi, 1681), al quale si deve l’introduzione della chitarra alla corte francese di Luigi XIV, realizzò nelle sue variazioni una esposizione della struttura in cui tutti i secondi quarti erano puntati, introducendo così un secondo accento che portò ad una nuova struttura ritmica e si ritiene che proprio in quegli anni Jean - Baptiste Lully introdusse la danza nella musica di corte tanto da comporre a sua volta una Folie d’Espagne

Questa folia più tarda non ha ritornelli è quasi sempre in Re minore ed è generalmente lenta con un andamento più solenne; in Francia era appunto chiamata “Follia di Spagna”, in Inghilterra “Farinell’s Ground”.

La Follia quindi, caratterizzata all’inizio da un ritmo frenetico e da un carattere popolare, diviene una composizione più solenne che però nelle numerose variazioni elaborate sul tema rivela momenti di grande tensione ritmica che rimandano alla sua iniziale genesi. Dal suo apparire, la folia suscitò nei compositori una grande carica attrattiva, tanto da divenire quasi un tormentone musicale dal cui fascino difficilmente i musicisti poterono sottrarsi.

Grandi nomi della musica hanno infatti scritto variazioni sul tema della follia e fra essi si possono annoverare: Girolamo Frescobaldi, Arcangelo Corelli, Alessandro Scarlatti, Antonio Vivaldi, Jean-Baptiste Lully, M. Marais, J-H. D’Anglebert, H. Albicastro, J. Sebastian e C. Ph. Emanuel Bach, A. Salieri, fino ad arrivare alle Variazioni su un tema di Corelli per pianoforte di Sergej Rakhmaninov del 1931.

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