Venerdì, 02 Maggio 2014 17:34

La musica è l'arte del tempo

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Quest’anno per il secondo anno consecutivo l’Europa ha celebrato la Giornata della Musica Antica, una giornata che anche in ambito musicale non ha riscosso una grande attenzione ed è interessante domandarsene il motivo.

Tra i tanti che si possono elencare, c’è anche il fatto che dentro il contenitore “Musica Antica” è racchiusa una così grande varietà di stili musicali, di strumenti musicali, di prassi esecutive che vengono a creare come delle sottovarianti dello stesso ambito che però frequentemente si comportano in modo autoreferenziale.

Infatti la periodizzazione della cosiddetta “early music”, che viene fissata convenzionalmente con un termine ad quem che è il 1750, anno della morte di Johann Sebastian Bach, è appunto una convenzione dentro la quale si collocano sette secoli di musica talmente differente e ricca di sfumature non solo per gli aspetti puramente musicali ma anche storici e geografici.

Musica Antica quindi oltre la musica antica; oltre i cartelloni delle stagioni concertistiche che spesso non superano ma anzi alimentano l’invisibile confine che si pone tra l’attività artistica di Corelli e Vivaldi e tutta la musica che li precede. Nell’ambito della stessa “early music” c’è musica antica e musica antica, come se la musica rinascimentale e medievale siano di minore interesse o rilevanza.

Pertanto l’intento è quello di parlare di musica antica e dei suoi protagonisti in senso ampio, anche perché sebbene Margaret Bent, riferendosi alla musica medievale, afferma che una frattura incolmabile ci separa da essa, è pur vero che la musica è l’arte del tempo perché non esiste che nell’irreversibilità del suo fluire e che rinnova e reinventa se stessa continuamente attraverso i suoi interpreti di ieri e di oggi.

Queste conversazioni vogliono mettere in risalto non tanto le dotte dissertazioni dei trattati teorici, ma tenteranno soprattutto di dedicarsi alla musica che Nino Pirrotta definiva “risonante”, quella che si allontana dal paradigma dell’ufficialità e dai trattati di filosofi e umanisti, e che può emergere attraverso le pagine della letteratura, le testimonianze iconografiche e pittoriche, la vita dei protagonisti e i mutamenti della società, nell’intento di rintracciare indizi e riferimenti utili a rivelare condotte e consuetudini musicali, perché nessuna produzione e nessuna esecuzione musicale può essere considerata distaccata dal proprio contesto storico e dal proprio tempo.

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