Domenica, 25 Ottobre 2015 11:43

Il codice musicale di Rocca di Mezzo

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L’Abruzzo conserva numerose testimonianze della ricchezza culturale e artistica di cui fu protagonista in epoca medievale e rinascimentale ed il codice musicale di Rocca di Mezzo rappresenta un autorevole segnale della vivacità musicale documentata anche in borghi apparentemente isolati come appunto il paese montano di Rocca di Mezzo. Il borgo è situato nel cuore del Parco del Sirente, attualmente è una gradevole località che offre numerose opportunità di vacanza al turista che vi si trovi a soggiornare in qualsiasi periodo dell’anno. Rocca di Mezzo ebbe però una notevole importanza nei tempi passati sia per la posizione geografica strategica, al confine tra il territorio aquilano e quello di Celano, sia per la fiorente attività pastorale.

Il codice, risalente al XVI secolo, appartiene alla chiesa di Santa Maria della Neve fatta costruire nella seconda metà del secolo decimoquinto dal Cardinale Amico Agnifili, originario di Rocca di Mezzo. Santa Maria della Neve all’epoca doveva ricoprire una significativa importanza tra le chiese del panorama aquilano se una relazione risalente al 1577 del vescovo di Aquila Joannes de Acugna rilevava la presenza di un alto numero di canonici in servizio in questa parrocchia, non tutti però con obbligo di residenza.

Nelle sue osservazioni il vescovo inoltre si raccomandava vivamente dell’effettiva partecipazione di tutti i religiosi ai servizi liturgici più importanti, tali esortazioni fanno suppore una grande cura nell’allestimento delle funzioni religiose e legittima la presenza di un codice musicale dedicato agli uffici liturgici al cui interno si trovano composizioni polifoniche di un indubbio valore.

Il manoscritto fu attentamente studiato all’inizio del 1970 dal musicologo Agostino Ziino che pubblicò nel 1974 per le edizioni Pro Musica Studium, un saggio dal titolo Documenti di Polifonia in Abruzzo a cui rinvio per gli opportuni approfondimenti. Il termine post quem cui si può datare il codice è il 1519 anno in cui Don Cicco Marini, come annotato sul recto dell’ultima carta, lo donò alla chiesa parrocchiale ad honorem Conceptionis Virginis Marie.

Secondo il parere di Agostino Ziino le composizioni polifoniche presenti a partire dalla carta 39 furono inserite in un secondo momento, presumibilmente tra il 1570 ed il 1590, e le quattro mani differenti che si alternarono alla compilazione del manoscritto presentano numerose caratteristiche che le identificano come di origine francese.

I brani polifonici del codice sono: un Magnificat di “Laurensius Gasparinus” che viene indicato nella carta 40 come “gaspard”, il mottetto a quattro voci di Josquin de Prés Tu solus qui facis mirabilia, la villanella alla napoletana a tre voci di anonimo Se me voi morto, due mottetti a quattro voci sull’antifona Adoramus te Christe, di cui il primo anonimo mentre il secondo reca la scritta “Laurensius gaspar fecit” ed infine un ultimo brano vocale dal titolo Hodie Maria Virgo caelos ascendit. Il codice conserva inoltre alla carta 53 un canone a sei voci dove ricompare il nome di “gaspard”.

Tranne il mottetto di Josquin des Prés, di cui nel codice non è indicato l’autore ma è conosciuto perché presente in altre fonti, le altre polifonie del codice non hanno trovato riscontri al di fuori di questo manoscritto.

Il Magnificat dell’ottavo modo, di cui sono musicati i versetti pari, si distingue per una scrittura musicale contrappuntistica ed articolata e presenta inoltre numerosi elementi che possono sostenere la tesi che il codice sia stato compilato da amanuensi di origine francese. Tra le caratteristiche che hanno condotto il prof. Ziino a questa conclusione c’è ad esempio l’uso dell’indicazione “Tria” prima del versetto a tre voci Sicut locutus est, oppure il procedere di nuclei tematici brevi caratteristici delle composizioni francesi del XVI secolo, considerazioni queste riferibili anche ai due mottetti Adoramus te Christe.

Il mottetto a quattro voci Hodie Maria virgo coelos ascendit invece fu composto probabilmente da un musicista italiano di nome Johannes de Oleo con uno stile più semplice, quasi laudistico.

L’unico brano di carattere profano presente nel manoscritto è una villanella dal titolo Se me voi morto anche questa non presente in altre fonti. Il testo presenta dei vocaboli dialettali della zona tra Lazio e Abruzzo e si serve di espressioni forti come quelle che si individuano in villanelle risalenti a pubblicazioni a partire dal 1560 ed anche lo stile musicale è affine a quello delle villanelle di area centro-meridionale, per queste caratteristiche la datazione di Se me voi morto può essere fissata tra il 1560 ed il 1570. Il codice di Rocca di Mezzo fino al terremoto del 2009 era custodito nel museo d’arte sacra “Cardinale Agnifili” annesso alla chiesa di Santa Maria della Neve ad oggi, anche se la chiesa non è ancora aperta al culto, i lavori di ristrutturazione sono terminati e si stanno ultimando gli ultimi lavori di restauro.

 

Per approfondimenti consultare: Agostino Ziino, Documenti di Polifonia in Abruzzo, in Musica Rinascimentale in Italia, Pro Musica Studium, Roma 1974

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