Sono una Biologa Nutrizionista aquilana che, dopo la Laurea in Scienze Biologiche, si è trasferita all’estero per un training di 6 mesi, nei laboratori della facoltà di Farmacia dell’Università di Barcellona. Il legame con la mia città mi ha portato a rifiutare la proposta di fare il dottorato in Spagna così che a marzo 2009, proprio un mese prima della notte che ha segnato per sempre la nostra vita e la nostra città, sono tornata a L’Aquila, decisa a seguire la passione per il settore della Nutrizione.
Ho acquisito una formazione specifica nel campo, conseguendo un Master Universitario di II livello in Nutrizione, frequentando la Scuola di Formazione in Nutrizione Clinica presso l’università UNICUSANO di Roma e specializzandomi in Biochimica clinica all'Università dell'Aquila.
La passione per il mio lavoro, unita alla necessità di aggiornarmi continuamente data la continua evoluzione della ricerca scientifica, mi porta a seguire spesso corsi di formazione e convegni riguardanti la tematica della Nutrizione.
Lo scopo della mia attività è quello di contribuire a raggiungere uno stato di “benessere” della persona, promuovendo un’alimentazione sana, naturale, stagionale e soprattutto gratificante: il cibo non dev’essere un estenuante compromesso tra senso di colpa ed piacere. Il principale obiettivo del Percorso Nutrizionale che propongo ai miei pazienti è di fornire innanzitutto una educazione alimentare: bastano a volte pochi consigli per riequilibrare le abitudini alimentari.
Ormai è provato da evidenze scientifiche che il nostro stile di vita ed il modo in cui ci alimentiamo sono condizioni imprescindibili per vivere bene, a lungo ed in salute. Tuttavia, troppo frequentemente si perdono di vista le sane abitudini e la nostra alimentazione viene influenzata da false credenze, conflittualità emotiva e condizionamenti sociali.
La ricerca dell’agognato “peso forma” affligge e condiziona sempre più persone, la cui speranza di dimagrire rimane spesso ingabbiata in una strada senza uscita, caratterizzata da diversi tentativi, spesso anche dannosi oltre che infruttuosi, di diete che danno risultati parziali e temporanei. Una causa comune di tali fallimenti risiede nel fatto che ci si affida a diete avventate, fai da te o dettate dal “passaparola”, che non considerano la naturale fisiologia del percorso di dimagrimento, né le personali condizioni fisio-patologiche.
Si è ancora troppo legati al concetto delle “calorie” o alla paura dei “grassi”; siamo condizionati da quello che ci propina la pubblicità e da ciò che leggiamo su fonti non autorevoli (blog, social, riviste non scientifiche, ecc.); ci confrontiamo con i corpi statuari dei media, palesemente ritoccati a computer o sottoposti a interventi di chirurgia estetica; confondiamo troppo spesso la fame con la golosità e troppo frequentemente mangiamo per enfatizzare o sminuire le nostre emozioni. Numerose evidenze scientifiche dimostrano, infatti, che alcuni alimenti, specie se dolci, grassi o salati (alimenti molto “appetibili”), possano avere un ruolo psicoattivo scatenando la ricerca del godimento edonistico.
L’alimento così può divenire consolatorio, mitigatore di ansia, compensativo di frustrazioni e solitudine e su questo bisogna fare molta attenzione. Si comincia ad ipotizzare che una sorta di dipendenza da cibo sia possibile ma la ricerca scientifica ha ancora molto da lavorare.
Il proliferare di cibi raffinati, ricchi di zuccheri semplici, carichi di grassi saturi e addizionati di esaltatori di sapidità porta facilmente ad un comportamento alimentare guidato solo dalla ricerca della soddisfazione del “piacere”, meccanismo sul quale si basa gran parte della logica commerciale: gli alimenti risultano più appetibili ma meno sazianti ed in questo modo si è indotti a consumarne di più, quindi si mangia troppo e risulta più difficile smettere.
Come si può dunque gestire in modo equilibrato la propensione verso il piacere del cibo e fare in modo che non torni indietro con il boomerang dell’obesità e la sua sequela di problematiche per la salute? Innanzitutto è fondamentale capire che piuttosto che limitarsi alla ricerca della “dieta perfetta”, bisognerebbe usare la “testa”, ragionando su come mangiare “correttamente” e adottando uno stile di vita attivo: ricordiamoci che non siamo geneticamente programmati per la sedentarietà!
Se da soli non si è in grado di migliorare le proprie abitudini e correggere gli errori alimentari è bene affidarsi a professionisti qualificati e competenti, in grado di fornire consigli dietetici personalizzati, costruiti in base alle caratteristiche specifiche del paziente (età, patologie accertate, abitudini di vita, rapporto con il cibo, sport praticato, ecc.).
È bene sottolineare, inoltre, che per mantenere il peso raggiunto bisogna far proprio il nuovo stile alimentare e di vita, evitando di ritornare alle vecchie ed errate abitudini. Una sana alimentazione non serve solo a nutrire il corpo ma può essere anche molto gradevole per i “sensi” e conciliarsi con le varie occasioni di socialità e convivialità.
Infine, ricordiamoci che non fa male concedersi saltuariamente e con moderazione qualche “strappo alla regola”. Non abbiate sensi di colpa se una volta a settimana si cede ad una tentazione.
L’importante è avere una sana quotidianità!
Dott.ssa Carmen Biscaini, Biologa Nutrizionista, Specialista in Biochimica Clinica