Giovedì, 10 Settembre 2015 13:11

Cantigas: miracoli alla corte di Re Alfonso

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Monumento della monodia iberica le CANTIGAS DE SANTA MARIA sono una collezione di canti dedicati alla Vergine Maria che fu realizzata sotto il regno di Alfonso X (1221-1284) re di Castiglia e di Leòn. Alfonso, figlio di Ferdinando III e di Beatrice di Svevia, tra il 1270 ed il 1283 compose, raccolse e fece comporre i 420 canti conosciuti appunto come Las Cantigas de Santa Maria.

Alfonso X, detto el Sabio, non fu un sovrano con particolari capacità politiche, si distinse al contrario per il suo mecenatismo: l’amore per la cultura lo spinse a dare grande incremento agli studi scientifici e letterari facendo confluire nella sua corte le personalità più erudite del mondo cristiano, arabo ed ebraico, e stabilì un corso di musica presso l’università di Salamanca. Fra le numerose opere realizzate dai letterati e i musicisti della sua corte, Las Cantigas de Santa Maria furono definite “uno dei maggiori monumenti della musica medievale”.

Questi canti sono conservati in quattro codici di cui tre notati e riccamente miniati i quali, oltre alle immagini che illustrano i miracoli narrati, presentano una serie di miniature che hanno per oggetto lo strumentario medievale, rappresentato quasi nella sua totalità, tanto da essere una fonte ricchissima di informazioni per gli studiosi ed i musicisti. Le miniature riproducono coppie di suonatori, talvolta in costume moresco e alcune di esse ci possono illuminare sull’esecuzione, anche ricca dal punto di vista dell'organico, delle cantigas; in una di queste si vede infatti il re Alfonso circondato da un buon numero di musicisti, cantanti e danzatori.

I testi poetici e la musica delle Cantigas derivano da fonti svariatissime; furono composti in lingua gallego-portoghese che fu la lingua della poesia lirica della Castiglia fino al XIV secolo, e narrano storie di pellegrinaggio, di peccato e di devozione profonda in cui interviene miracolosamente Santa Maria, per premiare o per punire e ogni dieci cantigas che potremmo definire narrative, ce n'è una de loor, cioè di lode. Gli argomenti dei miracoli narrati sono in parte appartenenti alla tradizione e quindi si trovano delle corrispondenze anche in altre raccolte, però spesso Alfonso si cura di localizzarli cronologicamente e, pur tenendo conto delle dovute limitazioni, uno dei molti punti di interesse è che le cantigas mostrano attraverso i loro racconti uno spaccato della società del tempo, infatti l’oggetto dei miracoli raccontati spesso non è la narrazione di fatti eccezionali ed eroici, ma di piccoli momenti di vita vissuta, di difficoltà quotidiane in cui l’azione miracolosa della Madonna è richiesta per risolvere beghe familiari, intrighi di corte e sotterfugi amorosi.

Già la breve sintesi costituita dalla rubrica iniziale che correda ogni canto può darci l’idea di come la vita quotidiana costituisca uno dei temi principali delle cantigas:

“Come Santa Maria fece fabbricare ai bachi da seta due veli, perché la donna che li curava gliene aveva promesso uno e non glielo aveva dato”
“Come Santa Maria evitò a un contadino di morire per i colpi che gli davano un cavaliere e i suoi uomini”
“Come la donna che il marito aveva lasciato in custodia a Santa Maria, non poté mettersi al piede né togliersi la pantofola che le aveva donato il suo spasimante ”
“Come Santa Maria guidò i pellegrini, che si recavano alla sua chiesa a Soissons e di notte sbagliarono strada”

Tra i racconti non potevano mancare quelli riferiti a frati, monache e cavalieri e nella cantigas n° 235 è lo stesso re Alfonso protagonista di un prodigioso miracolo.

Tra le varie forme musicali quella che compare più spesso è quella che si avvicina al virelai con il seguente schema: A \ B \ A1; (dove A1 presenta la stessa melodia di A) anche se le varianti sono numerose.

Le melodie sono talvolta totalmente originali, altre denunciano un debito nei confronti di probabili fonti popolari, liturgiche e para – liturgiche della musica trobadorica e forse anche della contaminazione con la letteratura musicale degli arabi che dominavano il sud della penisola iberica e che erano presenti alla corte di Alfonso El Sabio.

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