Martedì, 08 Dicembre 2015 00:07

L'Aquila, al Progetto Case di Arischia 50 famiglie "doppiamente sfrattate"

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50 famiglie all'Aquila si trovano tra l'incudine e il martello. E' il caso degli sfollati inquilini nell'area del Progetto Case di Arischia, frazione a nord del capoluogo abruzzese, che da un lato devono essere sgomberati a causa della precarietà strutturale delle palazzine, e dall'altro risulterebbero morosi nel pagamento di bollette e canone di affitto.

A inizio novembre il sindaco Massimo Cialente aveva firmato un'ordinanza per lo sgombero di 124 nuclei familiari abitanti nelle aree case di Cese di Preturo, Arischia e Sassa. La decisione era stata presa in seguito ai controlli effettuati sugli alloggi post-sismici, risultati difettosi e pericolanti in alcune parti. E' di poco più di un anno fa, infatti, l'ormai famigerato crollo del balcone a Cese di Preturo, che solo per una fortunata casualità non causò feriti.

Ora, però, agli sgomberi resisi necessari per garantire la sicurezza pubblica, si somma la situazione debitoria di circa 50 famiglie residenti ad Arischia, prima delle tre frazioni sulla quale si sono posate le attenzioni del Comune creditore: "La situazione è molto delicata - ha spiegato Cialente al Messaggero domenica scorsa - ma alla luce della sentenza della Corte dei conti, del piano di rientro dell'Enel e della trasmissione di recenti atti alla Corte dei Conti, come amministrazione, non abbiamo scelta". Secondo il sindaco, il 90% degli assegnatari del Progetto Case di Arischia a rischio sgombero non avrebbe provveduto al pagamento delle utenze. Se non colmeranno il debito nei confronti del Comune, dunque, non sarà possibile ospitarli in altri alloggi delle diciannove aree Case. Doppiamente sfrattati, insomma: per sicurezza e per morosità.

Gli inquilini in regola con i pagamenti, invece, saranno temporanemente ospitati nei map di Arischia, in attesa che vengano messi in sicurezza gli alloggi post-sismici. In alcuni casi, infatti, sarà necessario addirittura rimuovere definitivamente i balconi pericolanti.

Un'assurdità e una vergogna tutta italiana, se consideriamo che gli alloggi post-terremoto furono costruiti, tra i proclami trionfali del governo Berlusconi, proprio per dare alloggio agli sfollati che avevano visto, in alcuni casi, crollarsi addosso la casa.

A più di sei anni dalla costruzione delle diciannove new town, è ormai chiaro che la soluzione governativa Dalle tende alle case ha causato innumerevoli problemi a medio termine. Le migliaia di alloggi, diventati patrimonio in dote all'amministrazione comunale, non sono gestibili dall'ente, sia dal punto di vista del personale e delle professionalità, che da quello della sostenibilità economica. Inoltre, le assegnazioni degli appalti, in regime di emergenza, istruiti dal Dipartimento di protezione civile, diedero spazio anche ad alcune imprese che costruirono le palazzine in fretta e male: il crollo di balconi e l'inagibilità di alcune delle piastre ne sono una dimostrazione. 

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Dicembre 2015 17:33

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