Dicembre 2010. Dopo giorni di piogge battenti, straripa il fiume Aterno. Intere zone dell’aquilano finiscono sott’acqua. Ad allagarsi non sono solo le campagne e i terreni agricoli a ridosso del fiume ma anche strade, case, attività commerciali. A Sassa l’acqua inonda il quartiere del progetto Case mentre nel nucleo industriale di Pile arriva a lambire gli stabilimenti farmaceutici della Dompè e della Menarini.
Nei giorni dell’alluvione, il commissario straordinario per il risanamento del bacino dell’Aterno, Adriano Goio, annuncia una serie di interventi per risolvere una volta per tutte il problema. I progetti rientrano, per la verità, in un accordo di programma firmato qualche mese prima dalla Regione Abruzzo e dal Ministero dell’Ambiente. Attraverso l’intesa vengono stanziati 55 milioni di euro per la sistemazione e il rifacimento di tutti gli argini del corso d’acqua, dall’Aquila fino a Molina Aterno.
Nell'accordo viene inserito anche il lotto del torrente Raio, un affluente dell’Aterno che scorre proprio nella zona del nucleo industriale di Pile. Da qualche giorno i lavori sono partiti. L’area è stata recintata e sono iniziate le operazioni di messa in sicurezza, alle quali saranno affiancate anche opere di riqualificazione ambientale e del paesaggio. Costo dell’intervento: 3 milioni e 800 mila euro.
“I lavori” afferma Adriano Goio “sono stati studiati per dare maggiore sicurezza idraulica alla zona industriale e per proteggerla dalle alluvioni, favorendone anche un’eventuale espansione”.
In una scala che va da 1 a 4, infatti, il nucleo industriale di Pile ha zone che rientrano nelle fasce di rischio idrogeologico 3 e 4. Questo vuol dire che in tutto il nucleo il rischio esondazione è molto alto.
“Alla base dell’intervento” spiega ancora il commissario straordinario “c’è la volontà di riuscire a trattenere dentro l’alveo la portata del corso d’acqua”. Proprio per questo, il progetto prevede anche l’abbattimento del ponte sul torrente e la sua sostituzione con una nuova struttura, che sarà spostata, però, 25 metri più a valle di quella vecchia.
Contro il progetto avviato dall’accordo di programma non sono mancate critiche, espresse sia da singoli cittadini che da comitati e associazioni ambientaliste. Si è parlato di cementificazione dell’Aterno – anche se, giura il commissario Goio, le casse di laminazione non sono fatte di calcestruzzo ma di terreno e pietrame – e qualcuno ha presentato ricorso alla magistratura per gli espropri dei terreni che si sono resi necessari.