Giovedì, 10 Dicembre 2015 15:06

Ombrina, scontro aperto con il Governo. E Rockhopper trivella nel chietino

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La bocciatura degli emendamenti presentati alla Legge di stabilità in commissione Bilancio, che proponevano il ripristino del limite delle 12 miglia per le trivellazioni petrolifere, in particolare nei tratti marini italiani prospicienti i parchi e le riserve naturali, "è una nota dolente, ma non è la fine della battaglia".

Sono d’accordo i deputati Gianluca Vacca (M5S) e Gianni Melilla (SEL), la senatrice Paola Pelino (Forza Italia) e i rappresentanti dei movimenti 'No Ombrina' che, ieri mattina, in conferenza stampa alla Camera, hanno inteso ribadire che "questa è una vicenda che riguarda tutta l’Italia, non solo l’Abruzzo" e che mette in evidenza la linea energetica del Governo "in cui c’è uno spazio per le trivellazioni petrolifere offshore in tutti i mari italiani".

"Ciò che è successo è che i deputati abruzzesi, che avevano deciso di presentare gli emendamenti, qui alla Camera si sono scontrati contro il muro della maggioranza che sostiene il governo Renzi - ha spiegato Melilla - Il Pd e Ncd-Ap hanno ritenuto così di non confermare quello che avevano detto a livello locale, ma si dovrebbe avere il coraggio di rispettare gli impegni presi".

Per questo, i parlamentari hanno assicurato che presenteranno di nuovo, stavolta in aula, alla Camera, uno o due emendamenti alla Legge di Stabilità per fermare le trivelle, e in particolare il progetto petrolifero Ombrina, al netto però di una probabile fiducia che il governo potrebbe porre sulla Manovra, "con l’amarezza - ha sottolineato Melilla - per esserci accorti che il governo non ascolta la voce del popolo abruzzese"

Nello specifico Sel, M5s e Fi dovrebbero proporre un emendamento che chiede il ripristino del divieto di perforazioni entro le 12 miglia da zone protette e un altro che scende nel dettaglio e impone il divieto anche per i parchi in costituzione (come è il caso del parco regionale della Costa dei Trabocchi in Abruzzo).

Il progetto petrolifero Ombrina mare della società inglese Rockhopper è nella fase finale di autorizzazione presso il Ministero dello Sviluppo Economico nonostante vi sia l’opposizione della Regione Abruzzo, di decine di enti locali, delle associazioni agricole, del turismo e della pesca, oltre che della stragrande maggioranza degli abruzzesi che hanno manifestato in due grandi cortei il 13 aprile 2013 a Pescara con 40.000 persone e lo scorso 23 maggio 2015 a Lanciano con addirittura 60.000 persone. Il progetto prevede di perforare 4-6 pozzi a 6 km dalla costa teatina, che una legge del 2001 ha individuato come meritevole di tutela attraverso l’istituzione di un Parco nazionale. Oltre alla piattaforma si intende ormeggiare per 25 anni una nave raffineria lunga oltre 300 metri che dovrà trattare fino a 50.000 tonnellate di greggio alla volta.

"Si tratta di un progetto devastante - hanno ribadito i Movimenti 'No Ombrina' - che metterà a rischio tutto il mare Adriatico. Siamo qui perché questo è un problema di tutto il paese, non solo dell’Abruzzo. Questo governo sta svendendo il paese alle multinazionali e alle lobby, questo è un governo colluso". Il punto è economico, perché "questo governo non mette solo a rischio la salute dei cittadini, ma l’economia dell’intera regione Abruzzo. Noi siamo certi che la nostra battaglia non si concluderà qui oggi, ma è un’occasione di denunciare l’azione del Governo, che terrorizza i suoi stessi parlamentari che non hanno avuto il coraggio di presentarsi in conferenza stampa. Noi toglieremo il consenso a questo Governo, anche se dovremmo lavorare 24 ore al giorno 365 giorni l’anno".

Ancor più duro il parlamentare a Cinque Stelle, Gianluca Vacca - "credo che l’indirizzo sia chiaro, il Partito Democratico è il partito del petrolio", ha detto - nient'affatto convinto che la questione possa risolversi in Parlamento, se è vero che "i deputati della maggioranza non possono aprire un dialogo con il Governo, non riescono ad aprire una discussione sugli emendamenti che vengono invece bocciati in pochi secondi".

E intanto, mentre si teneva la conferenza stampa a Montecitorio, i petrolieri di Assomineraria hanno organizzato un incontro a Pescara, un tavolo di consultazione sulle trivelle in Abruzzo per sostenere che, in fondo, le piattaforme petrolifere non incideranno affatto sullo sviluppo del turismo nella nostra Regione e non rappresentano certo un pericolo per la salute dei cittadini. Il numero uno della Confindustria dei petrolieri, Pietro Cavanna, si è anzi detto stupito per "tutte queste barricate contro un’attività che porta ricchezza e occupazione nel pieno rispetto dell’ambiente", aggiungendo che "forse qualcuno si confonde con l’industria petrolchimica".

L'ex ministro dell'Industria Alberto Clò ha quindi ricordato che "per oltre un secolo l’attività estrattiva è stata vista come una grande ricchezza in Abruzzo: c’era chi manifestava per avere in funzione i giacimenti di metano e ad Alanno si estraevano più idrocarburi che a Cortemaggiore. Poi, negli ultimi vent’anni l’equilibrio si è rotto e si rischia di perdere un pezzo importante dell’industria manufatturiera: 500 posti se ne sono già andati, altri 500 sono a rischio", ha aggiunto.

Prese di posizione che hanno scatenato parecchie polemiche. Gli operatori turistici della costa abruzzese hanno ribadito come sia "impossibile la convivenza tra una politica economica basata sugli idrocarburi e un'economia basata sulla valorizzazione del territorio, del turismo sostenibile e dell'agricoltura di qualità". E anche il presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, è intervenuto nel dibattito per preannunciare un prossimo intervento del governo regionale ("entro dicembre") volto a limitare la possibilità di scavare pozzi in Adriatico in prossimità della costa.

"Il Pil dell’Abruzzo è di 29 miliardi, con 127mila imprese: buona parte di queste è impegnata nell’agricoltura e nel turismo, bisogna sforzarsi di trovare un punto di caduta soddisfacente per tutti. E non si può prendere decisioni così importanti ignorando la comunità abruzzese", ha sottolineato D'Alfonso.

Il braccio di ferro con il Governo, insomma, continua. Ed è difficile immaginare un'intesa, almeno per il momento.

 

Intanto, Rockhopper comincia a trivellare gas in provincia di Chieti

La Rockhopper, giusto un mese fa, ha annunciato ai suoi investitori di avere iniziato le attività produttive in Abruzzo. Non si tratta dell'estrazione di petrolio da Ombrina Mare, quanto dell'estrazione di gas dal campo Civita, che fa parte della concessione Aglavizza, nel vastese. "Civita è per il 100% di proprietà della Rockhopper - spiega Maria Rita D'Orsogna, fisico, docente universitario e attivista ambientale - : si stima che inizialmente si estrarranno qui 12.500 metri cubi al giorno e che la produzione aumenterà a 25.000 metri cubi al giorno a regime pieno. Oltre a Civita, la Rockhopper è presente in Italia con il campo offshore Guendalina al largo delle coste emiliane. Nel complesso, fra Guendalina e Civita, la ditta prevede di guadagnare 9 milioni di dollari nel 2016".

Il CEO della Rockhopper, Sam Moody, è in effetti entusiasta e ha voluto ricordare agli investitori che "Civita è il primo progetto su terraferma, che è stato completato per tempo e secondo il budget previsto".

"La concessione di coltivazione Aglavizza - ricorda D'Orsogna - fu conferita alla ex Medoilgas il 17 Dicembre 2012, e oggi, a distanza di tre anni, viene sfruttata dalla Rockhopper che ha acquistato la Medoilgas. La concessione resterà valida fino al 2032".

D'Orsogna ripercorre la storia di Aglavizza: "Nell'estate del 2014, un folto gruppo di parlamentari, per la maggior parte del Movimento 5 Stelle, posero una interrogazione parlamentare al Ministero dello Sviluppo Economico proprio in merito ad Aglavizza. Si notava che nel decreto di conferimento della concessione del Dicembre 2012, si imponeva alla Medoilgas di iniziare i lavori entro sei mesi dall'emanazione del decreto stesso, cioé nell'estate del 2013, e di iniziare l'estrazione un anno dopo, cioe' nell'estate del 2014. Addirittura - aggiunge l'attivista - i senatori osservavano che secondo il decreto di conferimento 'la mancata osservanza del primo comma richiamato in premessa e riguardante i tempi di inizio lavori e produzione, oltre che degli articoli 3 e 5, provoca la decadenza della medesima concessione'. Cioè secondo i parametri imposti dal Ministero stesso, Aglavizza sarebbe dovuta decadere un anno e mezzo fa, visto che i lavori non sono partiti ne nel 2013 ne nel 2014. Non é chiaro se e quale risposta sia arrivata".

Medoilgas - che ha ufficialmente cessato le sue attività nell'agosto del 2014 - è stata acquistata dalla Rockhopper che, in realtà, non avrebbe dovuto acquisire anche Aglavizza visto che il titolo nell'agosto 2014 era già decaduto. Al contrario, Rockhopper ha iniziato le sue attività di sfruttamento del sito. "Come mai i politici d'Abruzzo non ne sapevano niente?", si chiede Maria Rita D'Orsogna. "Dove sono stati gli uffici regionali, ad informare la popolazione? O a chiedere delucidazioni al ministero? Dal giorno in cui si è insediato, cosa ha fatto Luciano D'Alfonso per fermare le trivelle in regione? Cosa farà adesso? Lo sa che esiste Agliavizza? Che senso ha lottare fino allo stremo contro Ombrina Mare e poi invece permettere alla Rockhopper di trivellare in terraferma?".

Ultima modifica il Giovedì, 10 Dicembre 2015 15:59

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