Mercoledì, 06 Gennaio 2016 13:08

Pillola dei 5 giorni dopo: disinformazione e violazione delle regole di vendita

di 

Si chiama ellaOne, nome commerciale del principio attivo ulipristal acetato. È la cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo”, il contraccettivo orale di emergenza che, se assunto entro 120 ore da un rapporto non protetto o dal fallimento di un altro metodo contraccettivo, abbassa il rischio di una gravidanza non desiderata. Dal 9 maggio 2015, come stabilito dall’Aifa - Agenzia italiana del farmaco - può essere acquistata in qualsiasi farmacia, senza necessità di prescrizione medica - resta l’obbligo solo per le minorenni -, al costo di 26,90 euro.

EllaOne e pillola del giorno dopo

In Italia, ellaOne non è l’unico contraccettivo d’emergenza disponibile sul mercato. La pillola dei cinque giorni dopo si aggiunge, infatti, alla più nota pillola del giorno dopo. C’è da precisare, innanzitutto, che, in entrambi i casi, si tratta di contraccettivi d’emergenza e non di pillole abortive (come la RSU-486). In altre parole, entrambi i farmaci, se assunti entro un breve arco di tempo dopo il rapporto a rischio, possono evitare una gravidanza indesiderata. Di conseguenza, se l’ovulazione è già avvenuta al momento dell’assunzione di una delle due pillole, la gravidanza non viene arrestata.

Non solo. Trattandosi di contraccettivi d’emergenza, non possono, e non devono, essere utilizzati come alternativa ai normali metodi contraccettivi. Ma qual è la differenza tra le due pillole? Entrambi i principi attivi agiscono bloccando o ritardando l’ovulazione, impedendo, cioè, che un ovulo possa essere fecondato. La differenza risiede nella durata del raggio d’azione dei due farmaci: mentre la pillola del giorno dopo ha efficacia solo se assunta entro le 72 ore successive dal rapporto a rischio, la pillola dei cinque giorni dopo è efficace per due giorni in più, potendo essere assunta fino a 120 ore dopo. Ovviamente la percentuale di successo di entrambi i farmaci è tanto maggiore quanto minore è il tempo trascorso tra il rapporto non protetto – o fallimento di un altro metodo contraccettivo - e il momento dell’assunzione del farmaco. In particolare, ellaOne agisce inibendo l’azione del progesterone e ritardando l’ovulazione di alcuni giorni, garantendo, però, maggiore efficacia se assunta entro le 24 ore.

Inoltre, se la pillola dei cinque giorni dopo esonera le maggiorenni che intendano farne uso dall’obbligo della prescrizione medica - permanendo l’obbligo solo per le minorenni -, il vincolo resta, nel caso della pillola del giorno dopo, per minorenni e maggiorenni.

Obiezione di coscienza e contraccezione

Ed è proprio la mancanza dell’obbligo di prescrizione il principale motivo del controverso dibattito che si è innescato intorno alla pillola dei cinque giorni dopo. Dibattito, purtroppo, ormai onnipresente in fatto di vicende relative all’aborto o alla contraccezione. Iniziamo col dire che in Italia interrompere una gravidanza rappresenta ancora un problema per molte donne. Nonostante la legge 194 sancisca, da un lato, il diritto all’interruzione di gravidanza entro i 90 giorni e conceda, dall’altro, al personale medico e ausiliario il diritto all’obiezione di coscienza, subordinandolo, però, all’obbligo di garantire il servizio negli enti ospedalieri e nelle case di cura autorizzate, nel nostro paese, attualmente - come emerge dall’ultima relazione del Ministero della salute sull’attuazione della 194 -, il 70% dei ginecologi è obiettore e non pratica interruzione volontarie di gravidanza, così come il 50% degli anestesisti e personale non medico. Con il rischio di paralisi completa del servizio - e - in barba alla normativa vigente - in alcune regioni, soprattutto meridionali, le percentuali sfiorano il 100% di obiettori tra i ginecologi (in Abruzzo i dati relativi al 2013 attestano una percentuale poco al di sopra dell’80% di ginecologi obiettori, e del 60% di anestesisti). In altre parole, la legge prevede la distinzione tra medici e strutture, sempre tenute ad assicurare l’effettuazione degli interventi di interruzione di gravidanza, ma, di fatto, le percentuali di obiettori di coscienza compromettono in modo rilevante l’applicazione della stessa.

Non solo. La presenza attiva, e l’ingerenza - poco contrastata dalle istituzioni politiche - da parte dei Movimenti per la vita, delle associazioni cattoliche, e di esponenti della Curia, se da un lato contribuiscono non poco a fare dell’aborto un diritto ancora “a metà” - o a renderlo in alcuni casi del tutto inaccessibile -, alimentano dall'altro un’informazione deviata anche relativamente alla contraccezione, che niente ha a che vedere con l’aborto. E il caso scoppiato intorno alla commercializzazione della pillola ellaOne è tristemente emblematico. Se la “questione etica” è da sempre appannaggio di medici e personale sanitario –categorie per le quali il diritto all’obiezione è riconosciuto e normato dalla legge 194-, la commercializzazione della pillola dei cinque giorni dopo, non prevendendo prescrizione, è in grado di bypassare il parere dei medici. Risultato? Il dibattito sull’aborto ha, di fatto, superato il blocco dei medici antiabortisti, irrompendo direttamente nella categoria dei farmacisti. E tra questi, chi solleva problemi di ordine etico sull’aborto, non ha aspettato a scendere sul piede di guerra.

Come emerso da un’inchiesta condotta dal quotidiano La Repubblica nella città di Milano, acquistare la pillola non è così facile: una parte di farmacisti (2 su 10) chiedono una ricetta o una visita ginecologica che non servono, un’altra parte si appella a un diritto d’obiezione di coscienza che, però, non è riconosciuto alla categoria. Il regolamento per il servizio farmaceutico non lascia, infatti, margini interpretativi: “i farmacisti non possono rifiutarsi di vendere le specialità medicinali di cui siano provvisti e di spedire ricette firmate da un medico per medicinali esistenti nella farmacia. I farmacisti richiesti di specialità medicinali nazionali, di cui non siano provvisti, sono tenuti a procurarle nel più breve tempo possibile, purché il richiedente anticipi l’ammontare delle spese di porto”.

Ma la confusione e l’imprecisione, a livello di informazione, tra aborto e contraccezione, come già detto, inscrivono il dibattito relativo alla pillola dei cinque giorni dopo all’interno della più ampia contesa tra medici e operatori sanitari della fazioni opposte pro o anti aborto. Nonostante ci sia, infatti, chi sostiene che l’assunzione di ellaOne sia assimilabile a un aborto - Unione cattolica farmacisti italiani in primis -, dall’altra parte, gli studi parlano chiaro. L’Aifa - Agenzia italiana del Farmaco - la casa farmaceutica e le sperimentazioni svolte sul farmaco hanno stabilito che non dà interruzione di gravidanza, e, dunque non è abortivo. Il principio attivo, infatti, l’ulipristal acetato, agisce in due modi: da una parte ritarda o blocca l’ovulazione, dall’altra rallenta la maturazione dell’endometrio facendo sì che l’embrione non venga impiantato. E proprio sulla base di tali constatazioni scientifiche, buona parte dei ginecologi affermano che ellaOne sia da considerare farmaco contraccettivo. Ma gli studi, evidentemente, non bastano a spegnere le polemiche.

Quel che è certo, è che ellaOne deve essere venduto sempre e senza obbligo di prescrizione. E che i farmacisti non possono appellarsi, relativamente alla sua commercializzazione, al diritto all’obiezione di coscienza. Nel mezzo restano le associazioni che si occupano di salute femminile, a denunciare, a livello nazionale, un mancato rispetto delle regole.

A L'Aquila la vendita è garantita

Ma qual è la situazione a L’Aquila? La confusione intorno alla commercializzazione della pillola dei cinque giorni dopo, non sembra riguardare i farmacisti aquilani. In tutte le farmacie comunali, la vendita viene assicurata e nelle modalità previste dalla legge: l’unico obbligo, e dunque l’unica richiesta, è quella di fornire un documento che accerti la maggiore età di chi richiede il farmaco, senza necessità di prescrizione medica.

Indubbiamente, tra lunghe attese, stop del ministero, paletti del consiglio superiore di sanità, ricorsi al Tar, l’iter che ha portato all’introduzione della vendita senza obbligo di prescrizione per le maggiorenni – in conformità con le direttive dell’Agenzia europea del farmaco - ha mostrato, fin da subito, i numerosi ostacoli della commercializzazione di elleOne, in Italia.

E nonostante la determina Aifa che ha recepito la nuova disposizione Ema - Agenzia del farmaco europea - sia stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale l’8 maggio 2015, prima di questa data, e a causa delle resistenze da parte dei medici cattolici, ma anche del Consiglio superiore della Sanità che aveva paventato il rischio di un abuso del farmaco, lo stesso era acquistabile solo dietro prescrizione e con l’obbligo di eseguire un test di gravidanza prima dell’assunzione. Insomma, la legge sembra ancora lontana dall’essere applicata correttamente. 

Ultima modifica il Giovedì, 07 Gennaio 2016 13:42

Articoli correlati (da tag)

Chiudi