Il capo dello Stato ha controfirmato il decreto deliberato dal Consiglio dei Ministri che indice il referendum anti-trivelle per il 17 aprile. C’è dunque l’ufficialità: non ci sarà l’Election day per le amministrative, previste a giugno, e consultazione referendaria.
Cade così nel vuoto l’appello lanciato nei giorni scorsi dalle associazioni ambientaliste - una petizione online di Greenpeace aveva raccolto 65.000 firme - che sollecitavano il Governo ad optare per la scelta di un’unica data per il voto sulle amministrative e per quello sul referendum. Secondo il fronte no-triv, la possibilità dell’election day avrebbe consentito un risparmio di 400 milioni di euro, oltre a favorire la partecipazione democratica. La decisione del governo aveva inoltre suscitato critiche da parte di Sel, M5s, e del piddino Piero Lacorazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata, che si era appellato a Mattarella affinché rivedesse la scelta del Governo.
L’ipotesi di abbinare elezioni amministrative e quesito referendario era stata scartata dal Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che nel question time del 3 febbraio aveva parlato di “difficoltà tecniche non superabili in via amministrativa”, che rendevano necessaria “una legge apposita”.
La legge del 2011 che disciplina l’election day, infatti, consente l’accorpamento esclusivamente per consultazioni di carattere analogo. Vale a dire, o per più quesiti referendari, o per elezioni di grado affine. Abbinare referendum con elezioni amministrative richiederebbe, dunque, un’ulteriore norma.
Gli italiani sono chiamati a pronunciarsi sul sesto quesito, quello riguardante le attività di estrazione entro le dodici miglia marina e l’unico dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale tra quelli promossi da Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise, Marche, Liguria, Veneto e Sardegna. Il referendum,cioè, verterà sull’abrogazione della parte di legge che prevede che le attività di estrazione relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine, debbano proseguire fino a quando il giacimento si esaurisce.
Intanto la compagnia petrolifera Petroceltic ha rinunciato alle ricerche petrolifere nelle acque internazionali al largo del Molise e delle Isole Tremiti, cedendo alla forte opposizione della regione Puglia. Il progetto petrolifero di Petroceltic era stato accolto dallo Sviluppo economico circa un mese fa, nove anni dopo la richiesta da parte della compagnia dublinese. La rinuncia è stata motivata dal venir meno della convenienza del progetto di estrazione a seguito di un’ottimizzazione strategica, tecnica ed economica avviata dalla società.