Martedì, 18 Dicembre 2018 14:26

Regionali, spunta emendamento alla Legge di Bilancio per l'election day in maggio (firmato anche dal M5S). Ma viene subito ritirato. Si voterà il 10 febbraio

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E' stato ritirato l'emendamento d'iniziativa parlamentare alla Legge di Bilancio, sottoscritto da otto senatori del Movimento 5 Stelle, per accorpare le elezioni regionali ed europee del 26 maggio. Dunque, la data delle consultazioni dovrebbe restare il 10 febbraio. 

In giornata, l'Huffington Post aveva svelato che l'emendamento era stato inserito "nel fascicolo di quelli cosiddetti 'segnalati'" (ovvero destinati a passare) a dare il colpo di spugna su rischiose prove elettorali intermedie per i gialloverdi. "Al fine di garantire la più elevata partecipazione dei cittadini alla vita politica [...] nonché il contenimento dei costi a carico della finanza pubblica, [...] - si leggeva nella proposta emendativa - gli organi che scadono nel primo semestre dell'anno sono rinnovati nel turno primaverile, che si tiene in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno". Poi il passaggio chiave: "Qualora in un turno elettorale si debbano svolgere le elezioni europee, la data del turno è stabilita nella stessa data".

L'emendamento portava la firma, tra gli altri, dei pentastellati Daniele Pesco e Stefano Patuanelli, presidente della commissione Bilancio, il primo, capogruppo al Senato, il secondo. 

A stretto giro, però, il sottosegretario abruzzese del Movimento 5 Stelle, Gianluca Vacca, ha tenuto a chiarire che la proposta d'iniziativa parlamentare sarebbe stata ritirata. E così è andata. 

"Il M5S ha presentato un emendamento alla legge di Bilancio per accorpare le elezioni regionali con quelle europee, facendo quindi slittare il voto in Abruzzo a maggio. Poco dopo, fortunatamente un rappresentante del M5S ne ha annunciato il ritiro", ha spiegato il senatore Nazario Pagano, coordinatore di Forza Italia in Abruzzo. "Di questo apparente gesto schizofrenico, la lettura è univoca: il Movimento teme le elezioni e teme la vittoria del centrodestra unito, consapevole del fatto che gli abruzzesi non hanno dimenticato le promesse fatte sul sisma in campagna elettorale e mai mantenute".

"Ci hanno provato, ma alla fine hanno dovuto, come ormai ci hanno abituato, fare marcia indietro" le parole di Renzo Di Sabatino, segretario regionale Pd Abruzzo. "Ci hanno sfinito urlando contro il prolungamento della legislatura, nonostante il presidente Giovanni Lolli e la Presidente della Corte d'Appello dell'Aquila Fabrizia Francabandera avessero scelto la prima data utile. Oggi, invece, scopriamo la loro vera intenzione, che era di posticipare il più possibile la data del voto delle regionali, in modo tale da avere più tempo per raccontare ulteriori menzogne agli abruzzesi. La verità è che hanno paura del confronto politico e del confronto sui veri temi dell'Abruzzo. Sono loro la vecchia politica, predicano bene e razzolano male".

"Una vicenda grottesca", così l'ha definita il segretario nazionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo. "L'Election Day è già legge dal 2011 ma il governo finora ha fatto finta di non accorgersene; il mancato accorpamento comporterà uno sperpero di decine di milioni di euro. La propaganda sui costi della politica va a farsi benedire quando sono in ballo convenienze elettorali", l'affondo. "Come Rifondazione Comunista, da settimane abbiamo sollevato il caso, a partire dall'Abruzzo, dove le elezioni sono fissate il 10 febbraio, praticamente con la neve nel 70% dei comuni. Si tratta di un vero scandalo alla luce del sole. Nell'ignavia generale, il Ministro dell'Interno disattende una legge vigente con i pentastellati che sostengono la stessa posizione di Forza Italia che nelle regioni è alleata della Lega. E' paradossale che, mentre si tagliano contributi a Radio Radicale, Manifesto, Avvenire e informazione locale, si buttino in questo modo i soldi dalla finestra".

D'altra parte, il presidente vicario Giovanni Lolli ha sempre detto che un eventuale rinvio decretato dal governo non avrebbe comportato alcun automatismo, perché a rimanere sovrana sull'indizione delle elezioni sarebbe stata sempre la Regione. "Se ci fosse un atto del governo in tal senso" aveva affermato Lolli in più occasioni "ne parlerò con tutte le forze politiche e solo se ci sarà un'ampia condivisione sullo spostamento la Regione agirà di conseguenza". E in questo momento questa condivisione non sembra esserci per niente. Almeno non in consiglio regionale, perché invece dai territori ogni giorno partono appelli affinché si eviti di votare il 10 febbraio, in pieno inverno.

Oltretutto l'Abruzzo, a differenza delle altre regioni, è già in una fase avanzata nell'iter di convocazione delle elezioni, avendo già firmato ordini di spesa per l'acquisto di tutto il materiale necessario. D'altro canto, a proposito di spese, sarebbero circa 6 milioni di euro i soldi che la Regioone risparmierebbe qualora propendesse per l'election day di maggio.

Ultima modifica il Martedì, 18 Dicembre 2018 21:56

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