Si è tenuta ieri a Roma, presso la sede dell’associazione abruzzesi di Roma in viale Gabriele D’Annunzio, la conferenza stampa di annuncio del conferimento della cittadinanza onoraria al corpo dei Vigili del Fuoco e al capo della squadra esperto, Marco Cavagna, deceduto a L’Aquila il 6 aprile 2009 durante le operazioni di soccorso. La cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria avrà luogo nel corso di un consiglio comunale straordinario convocato per l'occasione il prossimo 27 agosto. A ritirare la cittadinanza onoraria alla memoria la vedova del vigile, Simonetta Cavagna, assieme al corpo dei VVFF di Bergamo e della Lombardia.
“A seguito del grande clima di collaborazione e di stima che si è instaurato da subito con i Vigili del Fuoco dopo il terremoto - ha detto l’assessore alle Opere Pubbliche, Alfredo Moroni - abbiamo concordato che il 27 agosto ci sarà la consegna della cittadinanza onoraria al Vigile del Fuoco, Marco Cavagna; decisione che era già stata deliberata dal consiglio comunale nel gennaio 2012”. Allora, infatti, il consiglio aveva approvato all’unanimità la mansione con l’astensione dei consiglieri Enrico Perilli e Giuseppe Bernardi e l’assenza, come anche nella giornata di oggi, del sindaco Massimo Cialente.
L’assessore, attualmente anche vice presidente del Comitato Perdonanza, ha poi aggiunto: “La Perdonanza è anche un momento dedicato alla conciliazione e alla coesione sociale e proprio nell’ultimo giorno, il 29 agosto, ci sarà il concerto di Vince Tempera, compositore dell’inno dei Vigili del Fuoco: una fortuita coincidenza”. Ha partecipato all'incontro anche Sergio Basti, direttore regionale dei VVFF della Regione Abruzzo che ha ricordato che i loro interventi non si sono limitati solo al soccorso tecnico urgente ma hanno interessato e interessano anche la messa in sicurezza degli edifici e la gestione delle macerie: “Solo nel 2009 - ha aggiunto l’ingegner Basti - gli interventi nel cratere aquilano sono stati circa 200mila”.
Il lavoro nell’emergenza è stato poi definito da tutti i presenti efficiente: “Il rischio nell’immediata emergenza - ha spiegato ancora Basti - è stato che le colonne mobili, cioè le squadre incaricate di intervenire da fuori città si concentrassero in maniera sbagliata sul territorio, invece siamo stati in grado di direzionare le squadre direttamente agli obbiettivi”. Vi sono, inoltre, altri aspetti che forse noi aquilani abbiamo già dimenticato; come ha fatto notare il prefetto Carlo Boffi, vice capo del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile: “La macchina burocratica non sarebbe potuta ripartire senza il lavoro dei Vigili del Fuoco, che sono andati negli edifici pericolanti per recuperare cartelle e fascicoli”.
Tutti d’accordo, dunque, sul valore e l’efficacia del lavoro dei Vigili del Fuoco nella nostra città, ampiamente apprezzato dai cittadino. Ma in che modo lo Stato li ha ricompensati? Boffi ha evidenziato l'intensità della motivazione individuale che spinge le persone che fanno questo lavoro a rischiare la vita per salvarne delle altre ma di ricompense da parte dello Stato, a quanto pare, neanche l’ombra. Anzi, c’è una carenza di personale a livello nazionale e anche L’Aquila risente di questa carenza: sono 200 i Vigili del Fuoco su tutta la provincia dell’Aquila, raccolti in 26 unità che corrispondono a 5 o 6 persone a turno. Numeri che fanno paura e lasciano perplessi, considerando quanto ogni abitante di questa città ha potuto constatare con i propri occhi nelle tragiche ore del 6 aprile e che il rischio sismico dell’aquilano non è di certo diminuito.
Il pensiero allora torna a persone come Marco Cavagna che hanno dato tutto - anche la propria vita - per il loro lavoro, e a tutti quelli che continuano quotidianamente nelle proprie mansioni, facendosi voler bene dalla popolazione, per qualcosa che va oltre una semplice professione e che, nessuna medaglia o titolo, potrà mai ripagare.
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