Mercoledì, 01 Giugno 2016 19:11

Tela "finta" cupola di S. Massimo restaurata grazie agli studenti delle Belle Arti

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La tela della finta cupola del Duomo S. Massimo, rimasta pesantemente danneggiata dal terremoto del 2009, rivivrà, almeno in parte, grazie al lavoro degli studenti e dei docenti dell'Accademia delle Belle Arti dell'Aquila

Il cantiere di restauro è stato illustrato in occasione dell'ultimo degli open days organizzati dall'Accademia, alla presenza, tra gli altri, del sindaco Massimo Cialente e delle Soprintendenti Vittorini e Arbace.

Si tratta della gigantesca tela (120 metri quadri d'estensione) dipinta nel 1828 da Venanzio Mascitelli all'interno della chiesa di S. Massimo, un trompe l'oeil grazie al quale, dalla navata centrale della cattedrale, alzando gli occhi, si poteva apprezzare la prospettiva illusoria di una cupola.

Il dipinto, realizzato in monocromo su tela, è stato completamente distrutto dal terremoto, che fece crollare il soffitto della chiesa e, con esso, anche il tavolato ligneo sul quale la tela era incollata.

Agli effetti devastanti del sisma si sono sommati anche quelli degli agenti atmosferici, visto che quel che era rimasto del dipinto fu lasciato, malamente impilato, per ben 6 mesi fuori la chiesa, all'aperto, esposto al freddo e all'umidità. Solo nel dicembre 2009 le decine di frammenti (circa 42) in cui la tela si era frantumata vennero raccolti, portati via e stoccati nei locali della sede dell'Accademia, non prima, di essere sottoposti a lavori di pronto intervento.

In quei giorni, insieme agli addetti dell'Iscr (l'Istituto superiore di conservazione e restauro) del Mibact lavorarono anche nove studenti dell'Accademia delle Belle Arti, grazie a un accordo voluto dall'allora ministro Urbani.

Negli ultimi due anni il lavoro di recupero della tela è ripreso all'interno dell'attività didattica del corso di restauro dell'Accademia, secondo il modello d'intervento messo a punto dall'Iscr.

Gli allievi coinvolti nel trattamento dei primi due frammenti, coordinati dalla professoressa Grazia De Cesare, sono stati 12, per un totale di 230 ore.

Ma per sperare di riavere il dipinto in tempi ragionevoli servirà uno sforzo molto più grande: "Finora" spiega la professoressa De Cesare "abbiamo curato solo due frammenti su 42 nelle due annualità di laboratorio a disposizione. Con questi ritmi per finire l'opera di restauro ci vorrebbero 42 anni. Impensabile".

"Occorrerebbe" continua la docente "unirsi, mettere in campo forze congiunte, fare cantieri insieme ad altre scuole, avere più persone al lavoro con ua metolodigia condivisa, per portare a termine il restauro dei singoli frammenti e poi pensare alla progettazione della ricostituzione dell'intero insieme".

Non sarà possibile, purtroppo, riavere il dipinto così com'era, visto che una parte è andata irrmediabilmente perduta: "Quello del reintegro delle lacune è un altro problema che andrà affrontato" afferma la De Cesare "Si potrebbe fare millimetricamente con le tecniche di restauro che abbiamo adesso ma anche con una proiezione scenografica di quello che manca. Oppure si potrà anche scegliere di non rifare ciò che manca, perché comunque quello che ci sarà sarà sufficiente a far capire cosa c'era. Sono scelte estetiche sulle quali bisogna ragionare; una volta deciso, occorre trovare la soluzione tecnica giusta".

Il restauro completo costerà oltre 100 mila euro, soldi che l'Accademia non ha: "Abbiamo potuto iniziare grazie a un contributo di 10 mila euro della Fondazione Carispaq" dice il presidente dell'Aba Roberto Marotta "Abbiamo avanzato delle richieste al ministero e alla Regione, speriamo che vengano esaudite. Servirebbe anche una location dove poter stendere al coperto i 120 metri quadri della nostra tela e consentire ai ragazzi di lavorare. Comunque l'Accademia può contare sull'appoggio di Provincia e Comune, si è creata una sinergia molto positiva tra istituzioni particolarmente meritoria in questo momento così difficile per la città".

"La scuola di restauro è un fiore all'occhiello per l'Accademia dell'Aquila" afferma sempre Marotta –"un'eccellenza su cui abbiamo voluto investire certi di formare professionalità utili sempre ma in particolare nel momento storico che il nostro territorio sta attraversando. Non è stato semplice avviare questi corsi, oggi però la nostra scuola di restauro funziona a pieno regime nel rispetto di tutte le normative vigenti e può vantare collaborazioni e convenzioni con gli uffici e gli istituti di tutela dei beni culturali".

Ultima modifica il Mercoledì, 01 Giugno 2016 20:18

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