Lo scorso 31 marzo, la Corte di Cassazione a sezioni unite ha rigettato il ricorso proposto da Eliseo Iannini e Michele Passarelli confermando la sentenza emessa dalla Corte di Appello dell’Aquila che aveva condannato il costruttore aquilano a 3 anni di reclusione e l'imprenditore calabrese a 4 anni e 6 mesi per bancarotta fraudolenta, in relazione al fallimento della società L’Aquila Calcio, nel 2004.
In primo grado, Iannini era stato condannato a 4 anni, Passarelli a 7 anni e 6 mesi: entrambi hanno beneficiato dell'indulto, nel 2006, che ha ridotto le pene di 3 anni.
Ora, a seguito della sentenza di Cassazione, Iannini si accinge a depositare un ricorso straordinario d'annullamento, "stante la necessità di correggere l’errore di fatto commesso in sede motivazionale dal redattore, errore che ha costituito il presupposto della conferma della sentenza”. Ad annunciarlo, l’avvocato Massimo Manieri, difensore dell'imprenditore aquilano.
Il ricorso ruoterebbe intorno ad una somma di 25 mila euro che i giudici hanno ritenuto 'distratta' e che l'imprenditore, invece, dice di aver utilizzato - e di averlo pure dimostrato - per fini societari.
Iannini ha inteso esprimere il proprio rammarico “per un epilogo doloroso come, d’altronde, dolorosa è stata tutta l’intera questione. Sin dall’inizio, dopo essere stato tirato dentro, gioco forza, in una situazione già fallimentare con tutte le implicazioni del caso e con il presunto sostegno della politica locale del tempo - ha ricordato - che poi si è dileguata nel giro di un mese, la vicenda è apparsa subito catastrofica”.
“Nonostante un ingente quantitativo di denaro immesso nelle casse societarie - si legge nella nota inviata alla stampa - purtroppo ho pagato e continuo a pagare in prima persona, anche e soprattutto in questo momento in cui mi accingo, con la mia famiglia, a sostenere nuovamente i colori della nostra città”.