All'alba di stamane circa 150 uomini del comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito due provvedimenti di sequestro, nell'ambito dell'operazione denominata "Medusa", volti a colpire attività commerciali, beni immobili e bancari riconducibile al clan Fasciani di Ostia, X municipio di Roma, già precedentemente sciolto per infiltrazioni mafiose.
Il maxi sequestro, dal valore complessivo di circa 20 milioni di euro, è scattato in seguito all'inchiesta economico-patrimoniale degli uomini del Gico del nucleo di polizia tributaria della capitale, e riguarda beni immobili anche nella provincia dell'Aquila, oltre che nel romano e a Civitavecchia (Roma).
Sequestrati patrimoni aziendali e beni di 18 società fra bar, ristorazione, panificazione, commercio al dettaglio di altri prodotti alimentari e immobiliare, oltre che le quote societarie di un bar. 29 immobili posti in sigillo a Roma, Civitavecchia e provincia dell'Aquila, 5 le autovetture.
Assieme a suo fratello Terenzio, uno degli elementi di spicco del clan è Carmine Fasciani, 66 anni, originario di Capistrello (L'Aquila), ma da anni residente nella Capitale. Don Carmine, come è stato chiamato da alcuni organi di stampa negli ultimi anni, è considerato il "boss di Ostia", anche se ufficialmente è fornaio fin dagli anni '70.
E' stato chiamato anche "il sindaco ombra" di Ostia, per la leadership incontrastata sul litorale romano. Da sempre considerato vicino alla Banda della Magliana, nel 1994 fece discutere di sé per una fuga "cinematografica", dalla sua villa sul litorale, uscendo dalla finestra e scappando attraverso un bosco. Riuscì in quella occasione a evitare l'arresto (e i laser degli elicotteri dei Carabinieri) ma fu arrestato un anno dopo in Germania, dove era divenuto latitante.
Le investigazioni hanno tratto spunto dalle informazioni che arrivavano da due importanti operazioni, eseguite in precedenza sul territorio di Ostia nei confronti dello stesso gruppo, denominate "Nuova alba" (luglio 2013) e "Tramonto" (febbraio 2014).
E' stato accertato come i fratelli Fasciani, tuttora detenuti, abbiano progressivamente inquinato l'economia legale della zona attraverso la costituzione e acquisizione di svariate società operanti in diversificati settori, sfruttando numerosi prestanome.
Rispetto alle precedenti operazioni, Carmine Fasciani ne è uscito bene dal punto di vista processuale: lo scorso gennaio, infatti, la condanna a 27 anni inflitta in primo grado per associazione mafiosa si è ridotta a 10 anni in Appello, senza l'aggravante mafiosa. (m. fo.)