Venerdì, 08 Luglio 2016 13:24

Crisi call center: presidio di protesta davanti al Comune dell'Aquila

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I lavoratori dei call center aquilani E-Care e Globe Network si fanno sentire.

Proprio mentre a Palazzo Fibbioni il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti partecipava a una tavola rotonda nell’ambito degli appuntamenti del Festival della Partecipazione, fuori una rappresentanza di una cinquantina di lavoratori che rischiano il posto di lavoro ha dato vita a un presidio di protesta.

La crisi dei call center, un settore che nel post sisma ha dato lavoro a migliaia di aquilani, rischia di mettere in ginocchio l’economia della città. Dopo i 234 lavoratori della Globe Network a rischio licenziamento, anche E-Care, società specializzata principalmente in servizi di outbound, inbound e back office, ha avviato una procedura di licenziamento per 26 lavoratori della sede dell’Aquila.

Sulla E-Care, in particolare, incombe la minaccia della delocalizzazione all’estero. “Le segreterie nazionali stanno chiedendo un incontro per quanto riguarda la procedura di licenziamento aperta, incontro che l’azienda potrebbe fissarci entro sette giorni dalla richiesta fatta – spiega a NewsTown Marilena Scimia delle Rsu Cgil . "Per ora è tutto fermo. Di certo ci sono solo i 26 esuberi e Vodafone che porta la commessa in Croazia. Alcuni lavoratori, infatti, hanno fatto il colloquio in un’agenzia interinale per una società che gestisce l’inbound di Vodafone e ha sede in Croazia”.

Non migliore la situazione dei lavoratori del call center Globe Network, dove il committente H3G ha revocato la commessa alla società lo scorso 30 giugno.

“La società ha presentato ricorso contro H3G. L’udienza al tribunale ci sarà il 13 luglio" afferma Nicolino Rantucci, lavoratore Globe Network e amministratore della pagina Facebook #savecallcenteraq, che i ìn pochi giorni ha raccolto migliaia di adesioni.

“Dal primo luglio siamo in un limbo e ci rimarremo fino al 13, giorno dell'udienza. Non sappiamo cosa ci succederà" continua Rantucci "Abbiamo creato l’hashtag #savecallcenteraq per portare la questione all’attenzione pubblica. A questa rete si sono agganciati anche i colleghi di E-Care. Abbiamo chiesto al ministro di non abbandonarci e di continuare a seguire la situazione, sia quella locale sia quella nazionale”.

La crisi del settore, infatti, necessita di soluzioni che, a livello nazionale, impediscano le gare al massimo ribasso, con il conseguente rischio delocalizzazione.

I lavoratori dei call center hanno proseguito la protesta al Parco del Castello, dove hanno incontrato il segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso. La Camusso ha partecipato a un pranzo con gli operai impegnati nella ricostruzione organizzato nell'amito del Festival della Partecipazione.

Poletti: "Confronto aperto in due ministeri"

"Stiamo lavorando su questo versante, questa è una problematica generale del comparto dei call center", ha spiegato il titolare del dicastero del Lavoro e delle Politiche sociali rimarcando come ci sia "una sede di confronto aperta al Ministero dello Sviluppo Economico. Anche il mio ministero partecipa a questo confronto. Abbiamo bisogno di ricollocare temi strategici in questo mestiere perché se rimane l'ultimo anello di questa catena è tecnologicamente facile trasferire i call center in qualsiasi parte del mondo dove il costo del lavoro è molto più basso. Il mercato italiano rischia così di essere decapitato".

"Quindi - ha sottolineato il ministro - c'è un'evoluzione qualitativa dei call center che diventano contact center che hanno più capacità e conoscenze di merito, che offrono assistenza al cliente, che fanno quindi cose più difficili, cose più difficili da spostare in India piuttosto che in Albania".

Poletti ha, pertanto, sottolineato che bisogna "costruire una regolazione di questa attività lavorando sul tema della clausola sociale, cioè del fatto che, quando si cambi l'appalto prima ci sono i diritti dei lavoratori che stanno già lavorando. Ci sono molte cose su cui siamo impegnati, perché siamo consapevoli che questo è un contesto che, se ben organizzato, può rappresentare ancora uno sbocco importante per un numero rilevante di cittadini italiani. Un comparto - ha infine commentato Poletti - che, se abbandonato a se stesso, probabilmente, rischia di subire colpi molto pesanti".

Ultima modifica il Venerdì, 08 Luglio 2016 14:08

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