Giovedì, 05 Settembre 2013 09:11

Centrale a biomasse, studio Univaq: “Effetti inquinanti sottostimati”

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L'impatto della centrale a biomasse della Futuris sui livelli di inquinamento locali potrebbe essere molto più alto di quello indicato dalla stessa azienda nella valutazione presentata agli enti locali, soprattutto per quel che riguarda le emissioni di diossido d'azoto, un gas che ha effetti nocivi sull'apparato respiratorio.

A dirlo è uno studio realizzato da un'équipe di docenti e ricercatori dell'Università dell'Aquila pubblicato nel 2012 sulla rivista Atmospheric Environment.

“L'effetto del diossido d'azoto” spiega a NewsTown Gabriele Curci, uno dei ricercatori che ha preso parte al lavoro “è limitato a una zona circoscritta, dopo un km e mezzo si può dire che diventi quasi trascurabile. Tuttavia dal nostro studio emerge in maniera abbastanza chiara come la Futuris abbia sottovalutato l'impatto delle emissioni”

“La centrale a biomasse, in sé, non è un male assoluto” afferma sempre Curci “Il problema è che sono progetti che andrebbero inseriti in un contesto più organico. Non possono essere i privati, che hanno interessi economici ben precisi, a presentare i progetti, devono essere le istituzioni. Queste ultime dovrebbero fare piani energetici generali individuando siti ottimali dove impiantare nuovi stabilimenti come quello di cui stiamo parlando”

Lo studio integrale è disponibile (in inglese) qui tra le pubblicazioni raccolte sotto la voce Journal Papers (ISI) del 2012

I risultati dello studio erano già stati sintetizzati in un articolo comparso sul quotidiano Il Centro il 16 novembre 2012

Dottor Curci, viste le dichiarazioni rilasciate in questi ultimi giorni da politici di varia estrazione e appartenenza, forse gioverebbe ricordare cosa è scritto nel vostro studio

Sostanzialmente abbiamo sottoposto a verifica i risultati di valutazione d'impatto pubblicati dalla ditta che costruirà la centrale. La pubblicazione avvenne qualche anno fa tramite un'interazione tra la stessa Futuris e il blog del comitato Collettivo 99. L'azienda rispose ad alcune domande, tra cui, appunto, quella relativa alla valutazione d'impatto dell'impianto. Riguardo quest'ultima, la legge stabilisce che bisogna definire solo l'impatto dei fumi di scarico. Non sono contemplate, quindi, tutte le altre forme di emissione, come ad esempio quelle derivanti dall'approvvigionamento, per intenderci i camion che vanno a caricare la biomassa da bruciare. La Futuris aveva calcolato in che misura i fumi di scarico avrebbero aumentato i livelli di inquinamento nelle zone circostanti il sito della centrale. Noi, usando la stessa metodologia e lo stesso modello ma introducendo una simulazione delle condizioni meteorologiche più accurata, abbiamo verificato i dati forniti dalla Futuris

Cosa è venuto fuori?

Che l'impatto della centrale è più significativo rispetto a quello indicato dalla Futuris, soprattutto per quel che riguarda i diossidi di azoto. La Futuris, in sostanza, afferma che l'impianto non comporterebbe nessuna violazione dei limiti di legge mentre a noi risulta che i limiti potrebbero essere sforati

Di che limiti parliamo?

La legge stabilisce che il diossido di azoto non deve superare i 200 microgrammi a metro cubo. Dalle nostre simulazioni, invece, viene fuori che in alcuni casi questo potrebbe accadere

A cosa è dovuta la discrepanza dei dati?

Noi abbiamo usato un modello spinto fino a una risoluzione di 3 km nel quale abbiamo tenuto conto anche dei dati meteo raccolti da una centralina che si trova a S. Elia. Per studi di questo tipo, infatti, è importante simulare bene le condizioni meteorologiche. Se queste ultime non vengono calcolate e simulate con accuratezza, la valutazione può sottostimare l'effetto delle emissioni ed è quello che è accaduto

Quindi nello studio della Futuris gli effetti della centrale vengono sottostimati?

Sì, i risultati a cui siamo giunti contengono valori molto più significativi rispetto a quelli dichiarati dalla Futuris. Questo dato viene fuori in maniera abbastanza chiara

E la valutazione di impatto ambientale della Regione?

C'è stata ma hanno tenuto conto solo dei dati forniti dalla ditta. Purtroppo è la legge a essere fatta male. Accade questo: quando una ditta propone di fare una centrale di questo tipo, deve procurare - al Comune, alla Regione, all'Arta e a tutte le altre istituzioni - tutti i documenti necessari, tra cui anche una valutazione di impatto ambientale. Quest'ultima, però, è fatta dall'azienda proponente

Una sorta di autocertificazione...

Sì, proprio così. E' vero che, di solito, queste valutazioni vengono affidate a terzi ma sono comunque dei terzi pagati. È un sistema poco trasparente. Sono studi che andrebbero fatti prima di prendere qualsiasi tipo di decisione

Quindi è conveniente o no fare la centrale?

La centrale a biomasse in sé non è un male assoluto. Il problema è che sono progetti che vano inseriti in un contesto più organico. Non possono essere i privati, che hanno interessi economici ben precisi, a presentare i progetti, devono essere le istituzioni. Queste ultime dovrebbero fare piani energetici generali individuando siti ottimali dove impiantare nuovi stabilimenti come quello di cui stiamo parlando

Invece con la legge attuale sono i privati a dettare i tempi

Le istituzioni corrono dietro ai privati che fanno le richieste. I Comuni devono rispondere ma spesso non hanno nemmeno le competenze tecniche per farlo, per controverificare le valutazioni fatte dai privati. Queste vanno fatte a monte, non a valle. Anche il nostro studio è stato fatto quando ormai le decisioni erano già state prese. Invece nel nostro territorio ci sarebbero tutte le competenze per studiare e controverificare qualunque studio presentato dalle ditte. Soprattutto ci sarebbero tutte le competenze per pianificare le cose in maniera più organica

Quali sono gli effetti del diossido di azoto? E nel raggio di quanti km si irradiano?

L'effetto si limita a una zona molto circoscritta, dopo un km e mezzo diventa quasi trascurabile. In base al nostro studio, non si può affermare che la centrale sia particolarmente dannosa. È vero, però, che l'impatto sarebbe maggiore di quello calcolato dalla Futuris

Intorno al sito dove dovrebbe sorgere la centrale, nel raggio di un km ci sono però abitazioni, attività commerciali, addirittura imprese e rivendite agroalimentari. Parliamo di una zona dove probabilmente i limiti vengono già sforati...

Questo purtroppo non lo sappiamo perché in quella zona non ci sono centraline di monitoraggio

Se guardiamo sempre ai dati, la biomassa disponibile c'è?

In linea di principio ci sarebbe. Il problema, però, è che si dovrebbe andare a raccoglierla e questo non è un problema da poco, visto che in molti casi è localizzata in posti abbastanza impervi, un dettaglio che fa aumentare i costi. Un altro problema è che la biomassa potrebbe, teoricamente, bastare se ci fosse solo una centrale, questa centrale. Il fatto è che, da questo punto di vista, regna la disorganizzazione. Come ho detto, la questione delle centrali a biomasse non è regolamentata in maniera organica. La Regione valuta volta per volta. Dovrebbe accadere il contrario. La Regione dovrebbe prima valutare i suoi bisogni energetici e poi decidere quante centrali autorizzare e dove localizzarle. Oggi esistono circa 15 proposte in tutto l'Abruzzo. Ognuno presenta il proprio progetto facendo finta che non ne esistano altri, quando magari a pochi km di distanza da un sito ce n'è un altro interessato da un'altra proposta. Ma non è che il territorio aumenti perché aumentano le centrali. La biomassa disponibile è limitata. Se in un territorio più o meno circoscritto ci sono troppe centrali, prima o poi qualcuna dovrà iniziare ad acquistare la biomassa altrove oppure a bruciare altro.

   

 

 

Ultima modifica il Venerdì, 06 Settembre 2013 00:32

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