Mercoledì, 20 Luglio 2016 10:59

Ricatti a luci rosse a Chiodi e Pezzopane, in quattro rinviati a giudizio

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Il gup del tribunale dell'Aquila Giuseppe Romano Gargarella ha rinviato a giudizio quattro persone - il paparazzo Gianfranco Marrocchi, 61 anni, di Pescara (ma residente a Lucoli); Giovanni Volpe, 60 anni, di Battipaglia; Raimondo Onesta, 41 anni, di Pratola Peligna; e Marco Minnucci, giornalista, 30 anni, di Fermo - accusate di aver ricattato la senatrice Stefania Pezzopane e l'ex presidente della Regione Gianni Chiodi.

I quattro avrebbero tentato di estorcere denaro a Chiodi e alla senatrice dem millantando di essere in possesso di foto e video compromettenti.

In particolare, Marrocchi, Volpe e Onesta sono accusati di aver usato violenza psicologica nei confronti di Gianni Chiodi, al quale vennero chiesti 35 mila euro per bloccare la realizzazione di un film a luci rosse sulla relazione avuta con la consigliera alle pari opprtunità Letizia Marinelli e la pubblicazione di alcune foto (poi dimostratesi false e manipolate) che ritraevano l'ex governatore mentre baciava una donna.

Marrocchi, insieme a Minnucci, è accusato di aver commesso il reato di violenza psicologica anche nei confronti di Stefania Pezzopane. Secondo il gup, i due avevano minacciato la senatrice pubblicando su un sito web una foto (anche questa risultata manipolata) che la raffigurava mentre era in piscina insieme al compagno Simone Coccia Colaiuta e a un ex narcotrafficante e prospettandole la pubblicazione di altre foto simili, potenzialmente compromettenti per la sua carriera politica. Marrocchi, sostiene il gup, ricattò la Pezzopane chiedendole un finanziamento a sostegno di alcuni suoi progetti e della propria attività lavorativa.

Tutte accuse che gli imputati - difesi dagli avvocati Angela Maria Marinangeli, Alessandro Margiotta e Luca Di Carlo - respingono.

La prima udienza del processo è stata fissata per il 17 marzo 2017.

Pezzopane: "Vicenda dolorosa, attendo serena evoluzione procedimento"

"Una vicenda assurda e sgradevole è arrivata finalmente ad un primo approdo positivo".

Questo il commento della senatrice Stefania Pezzopane, in riferimento al rinvio a giudizio di Gianfranco Marrocchi fotografo e Marco Minnucci giornalista, insieme ad altre persone, per tentata estorsione ai danni della senatrice, nell'ambito della vicenda sui ricatti ai politici.

"Un tentativo squallido di denigrarmi e danneggiarmi" scrive la Pezzopane "che si inquadra in una vicenda ben più complessa in cui sono coinvolte anche altre figure politiche, come l'ex presidente Chiodi. Addirittura in qualche intercettazione gli imputati esprimono l'intenzione di coinvolgere anche Giovanni Legnini".

"Nelle intercettazioni" prosegue la senatrice "i due esprimono l'intenzione di  "demolirmi" politicamente, di distruggermi con storie assurde, ricatti, foto taroccate, addirittura con il coinvolgimento di altre persone, in particolare di una donna di cui si fa nome e cognome, che avrebbero voluto utilizzare coinvolgendo Simone per colpirmi. Ma lucidamente e non avendo nulla da nascondere mi sono rivolta alle forze dell'ordine ed all'autorità giudiziaria".

"La gravità della vicenda" continua la nota "era ben oltre ogni mio sospetto. C'è da chiedersi se gli imputati abbiano agito per proprio conto o se dentro un disegno che vede il coinvolgimento di qualche avversario politico o di certa stampa abituata a scandali inventati di sana pianta".

"Una vicenda dolorosa" conclude la Pezzopane "che mi ha colpito e danneggiato, producendo sofferenza a me ed  ai miei cari. Il rinvio a giudizio è il primo passo. Attendo serena l'evoluzione del procedimento giudiziario".

 

La replica di Gianfranco Marrocchi

Riceviamo e pubblichiamo da Gianfranco Marrocchi - "Spett.le Testata giornalistica, Sia confidando sulla Vostra onestà morale ed intellettuale, sia facendo doverosamente appello all'art. 8 della legge sulla stampa 47/1948, che ritengo voi conosciate, Vi faccio presente che quanto dichiarato dalla senatrice Pezzopane, sulla mia persona e sul procedimento giudiziario che mi vede ingiustamente coinvolto, è totalmente falso, anche e sopratutto quando parla del coinvolgimento del dott. Giovanni Legnini, e ne è prova tangibile il fatto che la richiesta di rinvio a giudizio fatta dal PM, seppur basata su fantasiose ipotesi ed illazioni non corroborate da elementi probatori, non parla in alcun modo di tentativi d'estorsione al Vice Presidente del C.S.M., persona che io conosco personalmente e che stimo (e lui lo sa), e le pericolosissime affermazioni della senatrice Pezzopane (delle quali sarà chiamata a rispondere nelle opportune sedi), tendenti a coinvolgere senza motivo anche il dott. Giovanni Legnini in questa vergognosa pagina scandalistico-giudiziaria, mi fanno inorridire e fanno inorridire tutte le persone dotate di onestà morale ed intellettuale".

"Che il dott. Legnini potesse essere probabilmente vittima di un tentativo di destabilizzazione, lo comunicai dapprima al suo fidanzato (visto che il suo cellulare era sempre spento), così come si può evincere da un colloquio telefonico (intercettato dalla Digos) tra me e lui (pagg. 120, 121, 122, 123, 124 e 125 del fascicolo della Procura), nel quale lo pregavo di informare immediatamente la senatrice di quanto ero venuto a conoscenza (cosa che poi feci personalmente il giorno seguente), e di farle contattare subito il Vice Presidente del C.S.M., che io ritenevo fosse suo amico, per riferirglielo, ma lei non lo fece mai, e mi esimo dal dare un giudizio in merito al suo comportamento, che invece potrà tranquillamente dare, se lo vorrà, il dott. Giovanni Legnini, che proprio a causa di quanto affermato dalla senatrice Pezzopane, mi vedrò pertanto costretto a citare in giudizio quale teste a mio favore, nel processo che si aprirà il 17 marzo prossimo".

"E che io sia innocente, e quindi estraneo alle accuse mossemi (si è fatto di tutto e si vorrebbe fare di tutto per non farmelo dimostrare, visto che sia il PM sia il GUP non hanno inteso acquisire numerose prove documentali dimostranti la mia estraneità ai reati imputatimi), lo dimostrerò ampiamente in fase dibattimentale, dove saranno demolite le accuse nei miei riguardi, riferite ad ipotetici fantasiosi reati da me compiuti sia nei confronti della senatrice Pezzopane, sia nei confronti del dott. Giovanni Chiodi, che non ha mai affermato la mia partecipazione ai reati contestatimi, e che non ha mai firmato alcuna denuncia nei miei confronti, e le carte processuali lo confermano, e lo avrebbe potuto confermare anche lui, personalmente, se solo fosse stata accettata, dal PM, la richiesta di sottoporlo ad audizione fatta dal legale di altra persona rimasta ingiustamente coinvolta, come me, in tale procedimento giudiziario".

"Per quanto riguarda le affermazioni della senatrice Pezzopane sulla mia colpevolezza (lei sa benissimo che io sono innocente, ma non le fa comodo confessarlo), vorrei ricordarle che una persona può essere ritenuta colpevole di un qualche reato, solo dopo essere stata condannata nei tre diversi gradi di giudizio, e lei lo dovrebbe sapere, in quanto rappresentante istituzionale, e quindi presumibilmente garante della Costituzione, che lei o non conosce o finge di non conoscere. La signora senatrice dovrebbe però avere anche il coraggio di dire, così come lei calunniosamente afferma, che se io sono colpevole solo per essere stato indagato e poi rimandato a giudizio, allora, in virtù della sua visione personale della giustizia, dovrebbero essere definiti colpevoli anche il Premier Matteo Renzi, il suo papà Tiziano, in questi ultimi mesi in gravi "difficoltà" con la giustizia italiana, ed anche il cognato, da poco finito nel registro degli indagati, ed anche, non ultimo, lo stesso fidanzato della senatrice Pezzopane, tale Simone Coccia Colaiuta, intercettato nell'ambito dell'inchiesta, ed indagato dalla Procura di L'Aquila per un tentativo di truffa nei confronti di un impiegato del Comune di Firenze, al quale si ritiene che lui, in complicità con il suo manager ed una per ora misteriosa Stefania..., volesse carpire ben 20.000 euro, ma evidentemente la senatrice Pezzopane questo non può affermarlo, per vari ovvii motivi, ed ama e preferisce fare due pesi e due misure, nel giudicare le persone, e tutti, a questo punto, possono benissimo capire il perchè e trarne le debite conclusioni".

 

Ultima modifica il Giovedì, 21 Luglio 2016 15:49

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