Martedì, 09 Agosto 2016 17:17

D'Alfonso chiede i 'danni' a Lilli Mandara: articoli di Maperò sarebbero lesivi della “posizione istituzionale più alta nella Regione"

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Il presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, intende promuovere un’azione di rivalsa civile nei confronti della giornalista Lilli Mandara, per articoli e commenti pubblicati sul blog “Maperò”, per quella che ritiene “una vera e propria continuata aggressione e campagna stampa di natura irridente e derisoria, nonché denigratoria e diffamatoria”. Il governatore ha chiesto alla giornalista un risarcimento, “per il ristoro dei danni morali e materiali” - in sede di conciliazione obbligatoria - compreso tra 50 mila e 100 mila euro.

A raccontarlo è stata proprio la giornalista che cura il blog 'Maperò'. Mandara ha pubblicato su 'Facebook' parte dell'atto con cui il governatore la inviata ad un tentativo di conciliazione - l'anticamera della citazione - affidata all’avvocato Mario Briolini: “Da quando ha assunto tale carica - scrive l’avvocato riferendosi a D’Alfonso - e ha occupato quindi la posizione istituzionale più alta nella Regione, già impositiva come tale di un rispetto verso la sua persona consono all’elevatezza della carica e funzione, è stato inopinatamente oggetto di una vera e propria continuata aggressione e campagna stampa di natura irridente e derisoria (nelle singole espressioni, frutto anche di malamente ritenuta spiritosaggine…) nonché denigratoria e diffamatoria (con attribuzione anche in forma subdola, con allusioni e ammiccamenti al lettore, di illeciti, favoritismi, comportamenti illegali e immorali), e lesiva della sua immagine personale e istituzionale nonché del suo onore, dignità, decoro, reputazione e stima sociale, posta in atto dalla giornalista con i di lei scritti sul blog Maperò”.

Si tratta, in particolare, degli articoli “Attrazione Maltauro”, “Ci rimette Marinella” e “Come stanno le cose”, tutti relativi ai casi Maltauro e City.

"Gli ho mancato di rispetto, dice", il commento di Mandara. "Quel rispetto che si deve all’'elevatezza della carica e funzione'. Ho usato un tono irridente e lui c’è rimasto male. Niente paura, mi difenderò, presidente elevatissimo e altissimo, perché ho carte e documenti che provano quello che scrivo, ogni giorno".

"Il suo, caro D’Alfonso - l'affondo della giornalista - è un vergognoso e indegno tentativo di mettere il bavaglio a Maperò, di limitare il sacrosanto diritto di cronaca e di critica. Il suo, caro presidente, è un maldestro espediente per venire meno al dovere di trasparenza che viene prima, molto prima, della lesa maestà, e cioè del 'rispetto consono all'elevatezza della carica e della funzione'. Quella che ci va di mezzo, non credo di esagerare, è la libertà di stampa".

Immediata la replica del governatore che ha pubblicato su Facebook l'atto di citazione presentato innanzi alla Camera di conciliazione forense di Pescara "per gli attacchi denigratori e diffamatori che da circa un anno porta nei miei confronti".

"La signora Adelina Mandara, nel rendere nota la citazione in giudizio inviatale dal mio avvocato, omette di riportare i contenuti degli articoli per i quali è stata avanzata querela per diffamazione, cercando di far credere che io mi sia offeso soltanto per i toni 'irridenti' dei suoi articoli", ha sottolineato D'Alfonso. "Così non è: non è certo per mancanza di senso dell’ironia, ma perché non consento più a nessuno di gettare fango sulla correttezza del mio agire e della mia condotta di amministratore pubblico. Nell’articolo “Attrazzione Maltauro” del 5 luglio scorso - prosegue il governatore - frasi come “Ma quanta fretta” e “Un favorino non da poco per il gruppo di Vicenza” cercano di colorare la realtà con un tono palesemente allusivo. Nell’articolo “Ci rimette Marinella” del 15 settembre scorso, si adombra l’ipotesi che io abbia tolto la delega alle Risorse a Silvio Paolucci con un obiettivo preciso: “Le altre deleghe rimangono più o meno come erano. A parte qualche dettaglio, che proprio dettaglio non è. Silvio Paolucci, per esempio, mantiene la Sanità (che non è granché visto che la Regione è commissariata) e il Bilancio ma perde le Risorse. Che sono quelle umane, strumentali, tecnologiche e patrimoniali. Delega che finisce dritta a D’Alfonso. Non è da poco. Perché in quel pacchetto c’è la delega per gestire l’acquisto della City, su cui Paolucci più volte aveva storto il naso. Al contrario di D’Alfonso”. Peccato che sia stato lo stesso Paolucci a chiedermi di alleggerirgli il carico di lavoro, dato che le deleghe alla Sanità e al Bilancio – checché ne pensi la signora Adelina Mandara – sono già di per sé estremamente impegnative. Dunque l’acquisto della City non ha nulla a che fare con questa vicenda. Questi sono solo due esempi, e se ne potrebbero fare altri".

La critica è legittima, sottolinea D'Alfonso, "una versione “suggestiva” dei fatti - con l’intento di screditarmi - è tutt’altro. Chiedo quindi ad un giudice terzo di valutare la correttezza di certe affermazioni. La libertà di stampa è sacrosanta, la libertà di insulto è punita dalla legge".

Della vicenda, ovviamente, si è interessato anche l'Ordine dei Giornalisti e l'Associazione Stampa. Ecco cosa scrivono l'Ordine dei giornalisti e l'Associazione stampa: "L'iniziativa desta sbigottimento, non tanto per l’asimmetria dell’iniziativa del Presidente della Regione (un blog è pur sempre un blog, non un grande mezzo di comunicazione), quanto perché ritiene fatti e commenti giornalistici lesivi della “posizione istituzionale più alta nella Regione, già impositiva come tale di un rispetto verso la sua persona consono all’elevatezza della carica e funzione”", sottolineano in una nota Stefano Pallotta (presidente Odg) e Paolo Durante (Segretario Sindacato Giornalisti d'Abruzzo).

"Insomma, il Presidente della Regione, secondo questa personale grammatica dell'onore istituzionale, diverrebbe intoccabile e irreprensibile anche sotto il profilo della critica politico-amministrativa", aggiungono. "Se vi sono commenti che il Presidente della Regione ritiene diffamatori, farebbe bene, semmai, a tutelare la sua reputazione, istituzionale e personale, in sede penale, ma lasci stare la critica giornalistica, anche irriverente, perché essa è valore fondativo delle libertà civili e democratiche. Il legittimo esercizio di questo diritto insopprimibile non può costituire elemento di intimidatorie richieste risarcitorie per supposti danni alla nominale e mera distinzione di ruolo o di carica".

Ultima modifica il Martedì, 09 Agosto 2016 17:35

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