Sabato, 13 Agosto 2016 11:12

L'Aquila invasa? Lo 0,2 % è migrante. Le polemiche sulla "Rossi"

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Tutti uniti contro la Prefettura dell'Aquila, per la scelta, da parte di quest'ultima, di individuare nelle caserme dismesse Rossi dell'Aquila e Battisti di Sulmona (L'Aquila), due hub per la prima accoglienza dei migranti, in attesa delle destinazioni successive.

L'ipotesi dell'utilizzo delle due caserme per la prima accoglienza d'emergenza era emersa più di un mese fa, ma solo in questi giorni pre-ferragostani sta facendo discutere la politica, che sembra essere per una volta schierata sul fronte unico del no. Per motivi diversi.

Il sindaco Massimo Cialente, sulle pagine del Messaggero di oggi, ribadisce quanto evidenziato ieri dal capogruppo del Pd in Comune Stefano Palumbo [leggi l'articolo]: da tempo si sta ragionando sulla creazione di un polo scolastico dentro l'ex caserma Rossi, e quindi la creazione di un centro di "smistamento" (che brutto termine) per migranti sarebbe incoerente con la "pianificazione" dell'amministrazione sull'area. In questo senso, ci sarebbe anche da capire quanti anni può durare una "pianificazione" prima di diventare realtà.

Dall'altra parte, invece, c'è la prevedibile presa di posizione della destra aquilana. Dai tre consiglieri comunali di Noi con Salvini, fino a Casapound, che oggi sarà addirittura in presidio fuori la Prefettura per affermare il no all'utilizzo della Caserma Rossi. Nel corso di un incontro con la stampa convocato per l'occasione, Luigi D'Eramo (Ncs) ha detto che "L'Aquila non è in grado di ospitare i profughi", sottolineando come si possa arrivare al paradosso secondo il quale "i migranti rientrerebbero in centro prima degli aquilani". Il riferimento è all'ospitalità per alcune decine di migranti in un edificio su via Roma.

E' doveroso sottolineare che il capoluogo abruzzese è oggi una delle città in Italia con il maggior numero di case vuote - secondo uno studio dell'Università ci sono ben 7mila alloggi liberi [leggi l'articolo] - e per questo è difficile comprendere l'affermazione secondo la quale L'Aquila non sia in grado di accogliere "perché c'è stato un terremoto". Al massimo, i problemi riguardano la drammatica deficienza dei servizi di base, come quello dei trasporti pubblici.

In realtà, a prescindere dalle polemiche politiche più o meno strumentali, sarà molto difficile che la Rossi venga aperta ai migranti. L'accordo proposto qualche giorno fa tra Associazione nazionale dei comuni (Anci) e Ministero dell'Interno, infatti, prevede che i comuni che attivano i progetti Sprar [leggi cosa sono], siano esenti dall'accoglienza straordinaria, ovvero da quella logica emergenziale che guida le prefetture a scegliere luoghi di prima accoglienza, come la Caserma Rossi.

La dicotomia dell'accoglienza è sempre quella tra centri di accoglienza straordinaria (cas) e progetti Sprar. Su questo giornale ne parliamo da tempo, sottolineando come l'attivazione di Sprar riduca nettamente anche il rischio di "business dell'accoglienza", spauracchio emerso con prepotenza con l'inchiesta Mafia Capitale, e del quale hanno parlato ieri anche i salviniani aquilani. Inoltre l'attivazione di uno Sprar evita il forzato ozio cui sono costretti molti migranti nel caso di accoglienza straordinaria, in attesa di nuova forzata destinazione, generando al contrario processi virtuosi dal punto di vista delle attività sociali e dell'inserimento lavorativo.

Peccato che i sindaci del comprensorio aquilano non lo capiscano, manifestando una sorta di Sindrome di Stoccolma nei confronti delle prefetture, di cui continuano a subire le scelte. Ne è un esempio lampante l'incontro organizzato dal Comune dell'Aquila a fine giugno, con lo scopo di far comprendere i vantaggi del progetto Sprar e per lo più snobbato dai primi cittadini [leggi l'articolo].

Nel su citato accordo tra Anci e Ministero si è innalzata la soglia della distribuzione dei migranti sul territorio nazionale: 2,5 ogni mille abitanti (e non ogni cento, come afferma erroneamente Casapound L'Aquila), che - è bene sottolineare - significa lo 0,25% della popolazione italiana. Nella provincia dell'Aquila ne sono attualmente ospitati poco più di 600, per 301.000 abitanti (lo 0,21% circa), mentre con i nuovi arrivi (500 migranti in ognuna delle quattro province) si arriverà, più o meno, di poco sopra lo 0,30%.

Rossi o non Rossi, dunque, emerge - almeno per chi abbia volontà e pazienza di analizzare il problema senza approcci ideologici o razzisti - un altro significativo dato di fatto: l'Italia non è "al collasso", l'Abruzzo non "è invaso". E L'Aquila neanche.

Ultima modifica il Martedì, 16 Agosto 2016 17:48

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