Venerdì, 02 Settembre 2016 17:45

"Come si chiama" il terremoto? La denominazione del sisma coinvolge l'identità dei territori

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La questione non rappresenta un mero esercizio dialettico, né le sottili differenze nell'ambito di una discussione da salotto. Ma coinvolge l'identità dei territori e la conseguente individuazione, anche politico-burocratica, dei confini dell'identificazione-non-identificazione: come chiamiamo il terremoto che ha colpito diversi territori, di quattro regioni, sei province e sedici comuni la notte tra il 23 e il 24 agosto scorsi?

In questi giorni, di estenuanti dirette e continue trasmissioni dai luoghi del sisma, la semplificazione giornalistica più utilizzata è "terremoto del Centro Italia". L'abbiamo usata anche sulle pagine di old.news-town.it, soprattutto nelle prime ore del mattino - l'ultim'ora che dava la notizia del sisma è stata pubblicata alle ore 3:41 del 24 agosto - ma anche in questi giorni. Purtroppo, a volte, le semplificazioni giornalistiche (soprattutto nei titoli) sono necessarie.

Però vogliamo dedicare qualche riga a capire quale sia il modo più giusto, dal punto di vista geografico, per individuare un nome, e dunque un'appartenenza, al terremoto. Lo facciamo prendendo in prestito le parole generate su Facebook da un'illuminante post della geografa aquilana Lina Calandra: "Centro Italia non è tanto umanamente spersonalizzante - scrive rispondendo a chi parlava di spersonalizzazione della definizione generica di Centro Italia - è la cornice volutamente generica e astratta per disporre del più ampio spazio di manovra politica per contrattare/ricattare chi deve/può stare 'dentro' e chi no. Ho avuto modo di verificare sul campo chi si sta muovendo a livello locale e come si auto-rappresentano: per me è più corretto dire 'terremoto dell'Alto Velino e Tronto'. Però io non sono un abitante di quei territori... Bisognerebbe chiedere a loro".

Ha ragione Lina Calandra. L'abbiamo visto anche nei mesi successivi al sisma che colpì 58 comuni nell'Abruzzo interno. Ci fu un periodo in cui il terremoto era diventato "di tutto l'Abruzzo", con l'effetto di generare malumori della popolazione colpita dal sisma, e soprattutto con l'effetto di tentare di far rientrare nel cosiddetto "cratere sismico abruzzese" quanti più comuni, con l'evidente intento di ottenere quanti più finanziamenti possibili dal governo centrale.

E allora, lo ribadiamo, non è solo un esercizio di stile: il terremoto ha colpito due parchi nazionali (dei Monti Sibillini, e del Gran Sasso e Monti della Laga), e almeno tre zone dell'Appennino centrale: Picena, Laziale e Umbra. Ha inoltre interessato diversi comuni dell'Alta valle del Tronto, nella quale viaggia il fiume omonimo, ed in misura ridotta (per fortuna) anche l'Alta valle del Velino, nella quale viaggia il fiume omonimo.

Come trovare una sintesi a tutte le caratteristiche morfologiche - e dunque identitarie - dei territori scossi dal terremoto del 24 agosto? Difficilissimo, senza correre il rischio di lasciare fuori una o più zone, e quindi di escludere una o più comunità. Per Calandra, in base ai numerosi commenti che ha generato il suo post, la sintesi migliore al momento potrebbe essere terremoto dell'Appennino Piceno-Laziale.

Si potrebbe tentare di estendere a terremoto dell'Appennino Centrale, che però inizia in provincia di Forlì e termina nel sud Molise, abbracciando ovviamente un territorio molto più esteso del cosiddetto cratere.

Ad ogni modo, è molto probabile, ed anche prevedibile, che si continuerà a chiamarlo "terremoto del Centro Italia", almeno dal punto di vista della semplificazione giornalistica, e soprattutto per le testate, televisioni e giornali di respiro nazionale.

Ma è necessario, quantomeno, conoscere, individuare e circoscrivere ai luoghi, senza semplificare, almeno nel ragionamento e nella discussione analitica. Almeno dalla parte delle istituzioni che, nolente o volente, decideranno la sorte ed il futuro delle popolazioni terremotate.

Ultima modifica il Venerdì, 02 Settembre 2016 20:21

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