Dopo la decisione della giunta regionale di non difendere dinanzi alla Corte Costituzionale la legge sulle centrali di compressione in aree sismiche, i comitati di cittadini per l'Ambiente di Sulmona attaccano Gianni Chiodi.
"Dobbiamo prendere atto - affermano in una nota - che con questa decisione Chiodi si prostra davanti al potere di una multinazionale e rinuncia a difendere diritti fondamentali del territorio e dei cittadini abruzzesi".
La legge regionale, votata all'unanimità il 7 giugno 2013 recità così: " "La localizzazione e la realizzazione di centrali di compressione a gas è consentita al di fuori delle aree sismiche classificate di prima categoria, ai sensi della vigente normativa statale, nel rispetto delle vigenti norme e procedure di legge, previo studio particolareggiato della risposta sismica locale attraverso specifiche indagini geofisiche, sismiche e litologiche di dettaglio".
Il Consiglio Regionale, nell'approvare quella norma aveva recepito il parere della Commissione nazionale per la Valutazione di Impatto Ambientale che, in relazione al progetto denominato "Metanodotto Sulmona-Foligno e centrale di compressione di Sulmona" aveva imposto proprio questa prescrizione.
L'incostituzionalità della legge è stata così motivata dal Governo nazionale:"L'art.2 della L.R. n.14/2013, che inserisce l'art.1 ter nella L.R. 1° marzo 2008,n.2, introducendo una disciplina di dettaglio per la localizzazione di centrali di compressione a gas suscettibile di porre limiti stringenti alla stessa localizzazione di dette centrali di compressione, di interesse nazionale, finisce per impedirne la realizzazione su larga parte del territorio regionale, ponendosi così in contrasto con i principi fondamentali in materia "produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia".
Secondo i comitati Chiodi "farebbe meglio a tacere" perché, "in tutta questa vicenda, i principali responsabili sono proprio lui e la sua parte politica: infatti, i decreti che hanno imposto una accelerazione all'iter del progetto Snam, quello di compatibilità ambientale e quello di pubblica utilità, portano le firme di Ministri del PDL, Stefania Prestigiacomo e Paolo Romani. Né lui né parlamentari abruzzesi del suo partito (in primis Paola Pelino), hanno mai mosso un dito affinché ciò non avvenisse".
In attesa del tavolo di concertazione che il sottosegretario De Vincenti avrebbe dovuto convocare a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico i comitati non si arrendono nella loto battaglia che va ormai avanti da anni
"Chiodi e i suoi complici non possono permettersi di continuare a prendere in giro i cittadini - concludono nella nota - i quali sanno ben distinguere chi difende il territorio e chi invece lo colpisce vilmente alle spalle".
Durissimo anche l'assessore ai Lavori pubblici del comune dell'Aquila, Alfredo Moroni, che guida il coordinamento antigasdotto: “La scelta del governatore Chiodi, che non difenderà davanti alla Corte la costituzionalità della legge voluta e votata dal Consiglio regionale, è una mossa che ci aspettavamo”.
“Del resto – ha proseguito – fin da quando la proposta di legge è approdata in Consiglio regionale, a fronte del sostegno manifestato anche da parte di numerosi esponenti del Pdl, il presidente Chiodi ha avuto un atteggiamento distante e disinteressato. Un atteggiamento, peraltro, in linea con quella che è stata la sua condotta rispetto ad ogni iniziativa, anche di carattere istituzionale, volta a cercare soluzioni alternative al percorso scelto dalla Snam per il gasdotto”.
“Nonostante tutto, però, noi non ci arrendiamo", ha concluso Moroni. "Intendiamo infatti portare avanti la nostra battaglia, insieme con tutte le rappresentanze istituzionali coinvolte, i Comuni, i Comitati e le associazioni di cittadini, sia a livello locale che governativo. In primo luogo solleciteremo infatti presso il Ministero dello Sviluppo economico la convocazione del tavolo istituzionale che dovrà valutare il percorso alternativo del gasdotto in Adriatico. Proposta, quest’ultima, che assume ulteriore validità ed economicità alla luce del fatto che il gas non proverrà più, come deciso in un primo momento, dal Nord Africa, bensì dall’Albania. Se necessario – ha concluso Moroni – porteremo le nostre istanze all’attenzione dell’Unione europea, dal momento che sono in gioco la sicurezza e la tutela dell’ambiente in un’area vastissima e sensibile del nostro Paese”.
Con il gentile contributo di Giuseppe Cantelmi