Palazzi e chiese in mostra a L'Aquila in occasione di Cantieri Aperti, il tour guidato negli edifici in ricostruzione del centro storico inserito all'interno del cartellone di Officina L'Aquila, la tre giorni di convegni e dibattiti dedicati ai temi del restauro e della rigenerazione urbana organizzato da Carsa e Ance Abruzzo e in programma dal 26 al 28 ottobre all'Auditorium del Parco.
"E' molto importante far conoscere la qualità della ricostruzione dell'Aquila, valorizzare il lavoro fatto dalle imprese, le migliori a livello ninternazionale nel campo del restauro e del consolidamento" ha detto il coordinatore dell'evento, Roberto Di Vincenzo.
L'idea alla base della manifestazione è quella di far "toccare con mano" la ricostruzione reale, mostrando cosa avviene dentro i cantieri in cui rinasce la città che avrà, tra qualche anno, il centro storico più sicuro d'Italia, con un miglioramento sismico del 60% per ogni singolo edificio, come ha ricordato anche il direttore dell'Ufficio speciale per la ricostruzione Raniero Fabrizi.
La prima giornata si è aperta con la visita guidata ai cantieri alla quale hanno partecipato giornalisti e studenti (ma chiunque può prenotarsi compilando l'apposito form sul sito) ed è proseguita poi nel pomeriggio con due convegni: uno sull'organizzazione della macchina amministrativa (la governance) della ricostruzione e l'altro sull'illustrazione di due casi di studio nel campo del restauro e del recupero architettonico: il restauro di Palazzo Betti, all’Aquila, e quello del Museo Ebraismo Italiano e della Shoah, a Ferrara.
Nella fotogallery qui in basso, gli scatti di Luca Bucci per NewsTown.
La giornata
"L'Aquila deve svelare al resto dell'Italia e al mondo il livello alto di restauro e di ristrutturazione che sta attraversando la città – ha spiegato il coordinatore di Officina L'Aquila, Roberto Di Vincenzo - sia da un punto di vista della qualità del tipo di restauro che da quello dell'innovazione tecnologica che si sta sperimentando in questo cantieri. Qui si sta realizzando un polo d'innovazione tecnologica dell'edilizia che non ha uguali nel mondo, con aziende di ottima qualità che hanno avuto modo di affinare o sperimentare tecniche nuove. All'Aquila la ricostruzione sta procedendo bene da un punto di vista amministrativo e della qualità dei restauro, mentre sta crescendo un tessuto imprenditoriale delle imprese che si occupano di restauro architettonico, che ha pochi riscontri nel nostro Paese".
Tiranti in acciaio, gabbie di ferro, isolatori, reti strutturali in fibre di vetro, iniezioni di resina, consolidamento con cerchiature di acciaio, grandi cappelli di cemento armato rimossi e alleggeriti, affreschi settecenteschi restaurati e tanti altri interventi.
Tra le specifiche tecniche adottate, vale la pena ricordare che Palazzo Mannetti è stato il primo palazzo ad adottare un sistema di sensori antisismici in grado di registrare qualsiasi scossa sismica anche di piccola entità, poi recepiti da una centrale che si trova in Calabria.
Le buone pratiche della ricostruzione sono state illustrate nel corso del dibattito pomeridiano che si è tenuto all'Auditorium del parco del castello a partire dalle 14,30.
Dopo i saluti del neo presidente dell'Ance L'Aquila, Ettore Barattelli, e del coordinatore di Officina L'Aquila, Roberto Di Vincenzo, è toccato ai direttori dei due uffici speciali descrivere lo stato dell'arte della ricostruzione della città e del cratere sismico.
Raniero Fabrizi, direttore dell'Ufficio speciale dell'Aquila, ha ricordato che "il processo tecnico messo in atto all'Aquila presenta aspetti positivi che potrebbero essere presi in considerazione anche in altri casi di terremoti, sperando sempre che non ce ne saranno più. Ma sappiamo che l'Italia è un Paese sismico e dobbiamo condividere gli aspetti positivi della ricostruzione da un punto di vista tecnico.
Ad esempio all'Aquila già da qualche anno si sa quanti fondi occorrono per tutta la ricostruzione privata, mai successo prima, grazie a un meccanismo per cui con le schede presentate in tutto richiesti poco più di 8 miliardi (dal 2009 a oggi), di cui quasi tre miliardi dovranno essere concessi per completare la privata entro il 2020". Fabrizi ha specificato che la ricostruzione del centro storico è vicinissimo al 50%, mentre le periferie sono completate all'80%. Va a rilento la ricostruzione delle frazioni, dove la percentuale dei lavori eseguiti (chiusi e in corso) nei centri storici è soltanto dell'8% del totale richiesto, mentre i cantieri aperti sono il 16%. "Adesso stanno partendo anche le frazioni – ha garantito il direttore dell'Usra – dove sinora ha pesato la complessità delle procedure e anche del tessuto urbanistico costituito di aggregati fatti da edifici anche vincolati".
Si è soffermato sulle criticità di questa fase della ricostruzione nel cratere sismico il direttore dell'Ufficio speciale per la ricostruzione dei Comuni, Paolo Esposito. "Dobbiamo spostare alcune pratiche da un Utr (Uffici territoriali) all'altro perché alcuni sono sovraccarichi e altri meno – ha spiegato Esposito – mentre abbiamo registrato un rallentamento dei lavori nei primi sei mesi dell'anno per due fattori: stiamo lavorando costantemente con il 30% in meno delle risorse umane, che dovrebbero essere 72 e invece non superano mai le 60 unità, in quanto molti dipendenti sono in maternità, oppure hanno vinto altri concorsi nella pubblica amministrazione o hanno chiesto trasferimenti, e il turn over garantito dal Governo non è sufficiente a colmare queste mancanze. Altro motivo del rallentamento è dovuto al fatto che ci sono dei territori che presentano i progetti troppo lentamente". Esposito ha spiegato che i cantieri aprono in continuazione: "Oggi siamo a quota 1.271 cantieri fra dentro e fuori cratere sismico. In prospettiva l'ultimo aprirà nel 2025, ma già nel 2020 crediamo che il 70% dei cantieri potrebbe essere chiuso". L'Usrc ha anche messo a disposizione del territorio del centro Italia colpito dal terremoto del 24 agosto il personale tecnico, che con circa 15 persone sta aiutando la Protezione civile a eseguire i sopralluoghi.
E' stata la soprintendente per l'Archeologia, belle arti e paesaggio per la città dell'Aquila e i Comuni del cratere sismico, Alessandra Vittorini, a sottolineare con forza che "non è vero che la ricostruzione pubblica è in ritardo. Tutti gli aggregati che hanno presentato in anticipo i progetti sono stati approvati, siamo a quota 128 su 129, manca aggregato di Sant'Emilio, che ricomprende anche il Duomo, che ha un percorso molto complesso condotto con il Comune che arriverà a conclusione entro la fine di quest'anno". La Vittorini si è anche augurata che finalmente, per quanto riguarda la ricostruzione dei beni storici e archeologici, si cominci a ragionare non più in termini di cantieri aperti, di fondi spesi e di tiraggio, ma anche di capacità di capire che L'Aquila è una "scuola di restauro" in itinere, a cielo aperto: "Dobbiamo cominciare a riflettere su come si lavora e come lasciare lavorare bene le persone, mettendo le mani sulla conservazione dei beni artistici e architettonici su cui saremo chiamati a rispondere. Se questa ricostruzione non tutela quello che emerge via via che si procede dalle chiese e dai palazzi, perderemo una parte importante della nostra storia. Lo stato di avanzamento di questa tragedia sta in quello che si fa oggi, in quello che si è fatto ieri e in ciò che si farà domattina in termini di capacità di tutelare e conservare il nostro patrimonio. I soldi andranno rendicontati e nella rendicontazione sociale non ci sono soltanto alloggi e fabbricati, ma anche il patrimonio storico. Non ci si può soltanto lamentare se un mosaico romano blocca i lavori ad esempio dei sottoservizi. Un reperto archeologico o un affresco trovato in un cantiere non possono essere letti come un intralcio". Bisogna cambiare approccio, secondo la Vittorini, mettere il restauro al centro della ricostruzione, anche attraverso indagini preliminari.
La giornata si è conclusa con l'intervento del sindaco Massimo Cialente, che ha ribadito l'urgenza per un Paese sismico come l'Italia di adottare il "fascicolo dell'edificio" per tutti gli edifici già esistenti e di nuova realizzazione, un libretto "di salute" che attesti la sicurezza sismica e strutturale di un edificio. "Dovrebbe essere lo Stato italiano a prevedere l'istituzione di questo documento per gli edifici di proprietà privata – ha detto Cialente – nel frattempo la mia giunta ha dato già un mese fa formale indirizzo al dirigente del settore Ambiente e patrimonio per la redazione del fascicolo dell'edificio, elaborando un format in cui siano riportati dati e informazioni relativi al fabbricato".
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