Sabato, 19 Novembre 2016 14:35

Inaugurazione anno accademico, protestano Udu e tirocinanti giustizia

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"Le modifiche allo Statuto dell'Università vanno a togliere potere al consiglio studentesco e quindi negano agli studenti la possibilità di difendere i loro diritti".

A parlare è Simona Abbate, coordinatrice dell'Udu L'Aquila, che questa mattina ha protestato all'esterno della sede della facoltà di Economia - dove si è tenuta l'inaugurazione dell'anno accademico - per dire no a una proposta di modifica dello statuto dell'ateneo aquilano che prevederebbe, secondo gli studenti, un depotenziamento dei loro organi di rappresentanza.

"Questo svuotamento dei luoghi di partecipazione e di democrazina nel nostro ateneo è molto forte" afferma l'Udu "e la stessa cosa sta avvenendo anche nel resto di Italia. Noi siamo contrari a tutto ciò che va a limitare la partecipazione, la democrazia e i luoghi di confronto. Da tre anni il sindaco non invita più gli studenti ai tavoli sui servizi ma solo ed esclusivamente la rettrice. Per questo oggi siamo in piazza. Le modifiche allo statuto proposte dalla rettrice prevedono di trasformare il consiglio studentesco in un organo meramente consultivo, il cui parere non sarà più vincolante. Sono modifiche che vanno a cambiare totalmente la conformazione dell'ateneo e anche il potere di noi studenti. Chiediamo, pertanto, che tali modifiche vengano annullate e che ci siano garanzie sul rispetto della carta dei diritti degli studenti, cisto che siamo stati il primo ateneo in Italia ad approvarla".

"La riforma dello statuto" conclude l'Udu "prevede un doppio passaggio: il primo è stato già fatto in Senato accademico, il secondo ci sarà a fine mese. Avevamo chiesto che se ne discutesse ma la rettrice ci ha risposto di no perché, a suo parere, sono modifiche puntiformi. Che, aggiungiamo noi, vanno a colpire solo gli studenti e ai docenti non interessano".

Oltre all'Udu, a manifestare, questa mattina, fuori la facoltà di Economia, c'erano anche i tirocinanti della giustizia, che, dopo anni di lavoro sottopagato svolto all'interno di tribunali e procure per tappare i buchi di organico, si sono visti dare il benservito dal ministero. I lavori hanno affisso dei cartelli con messaggi indirizzati al ministro della Giustizia Andrea Orlando, ospite dell'inaugurazione.

"Siamo 2500 in tutta Italia e 200 in Abruzzo" spiega il portavoca Massimo Bogi "Abbiamo lavorato per 6 anni dentro i tribunali e le procure di tutta Italia. Siamo stati sfruttati da quello che si può tranquillamente definire un caporalato di Stato, a 400 euro lordi al mese, senza garanzie né contributi. Finché siamo serviti il ministero ci ha spremuto. Ma ora che lo Stato ha dovuto ricollocare il personale delle province e quello della Croce Rossa ci hanno dimenticati. Il ministro Orlando aveva promesso che non avrebbe mai lasciato nessuno indietro. Noi non chiediamo la stabilizzazione, peché sappiamo benissimo che questa avviene solo per legge, ma un minimo di contrattualizzazione con delle forme contrattuali a tempo determinato. Abbiamo sviluppato delle competenze che ci sono state riconsociute da tutti, finché è servito abbiamo ricoperto i buchi di organico. Salvo, dopo sei anni, essere buttati da una parte".

Ultima modifica il Sabato, 19 Novembre 2016 16:54

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