Martedì, 10 Gennaio 2017 14:27

Il nuovo prefetto dell'Aquila Giuseppe Linardi: "Improbabile un Cie qui"

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Se verrà approvato il piano del Governo sui nuovi Cie, quasi certamente non sarà L’Aquila, in Abruzzo, la città designata a ospitarne uno.

A dirlo è stato il neo prefetto del capoluogo Giuseppe Linardi nel corso del suo primo incontro con la stampa.

Linardi, 62 anni, ex prefetto di Grosseto, una carriera spesa all’interno del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, ha lasciato intendere, pur precisando di non conoscere ancora i dettagli del piano, che L’Aquila e il suo territorio non hanno le caratteristiche adatte all’apertura di un Cie: “La mancanza di aeroporti potrebbe determinare una collocazione che non sia all’Aquila. Ma non essendo stata presa ancora alcuna decisione, non mi sento di dire nulla”.

Due dei punti qualificanti del nuovo piano governativo presentato qualche giorno fa dal ministro degli Interni Marco Minniti, infatti, sono l’apertura di un Cie per ogni regione e l’immediato rimpatrio, tra i migranti, di chi non ha diritto a rimanere. Per questo Minniti e il prefetto Morcone, capo del dipartimento Immigrazione del ministero degli Interni, hanno fatto capire che i nuovi centri di identificazione ed espulsione dovranno sorgere fuori dalle città e preferibilmente vicino agli aeroporti.

Anche se L’Aquila non farà parte della mappa dei nuovi Cie, la “questione migranti”, insieme alla sicurezza e al monitoraggio della ricostruzione, sarà comunque uno degli impegni principali dell’agenda del nuovo prefetto.

“Bisognerà vedere” ha specificato Linardi “in che misura riusciremo a realizzare quello che viene comunemente chiamato Piano Anci”, il piano che l’associazione nazionale dei comuni e il ministero hanno messo a punto per redistribuire i migranti arrivati in Italia tra tutti i comuni della penisola, senza eccezione, per riequilibrare una situazione che vede, attualmente, solo 2600 comuni (su 8 mila) ospitare profughi e richiedenti asilo.

Il piano introduce un riparto equo e stabilisce che i Comuni che vorranno aderire su base volontaria avranno la garanzia di una sorta di clausola di salvaguardia, che consiste nel “sistemare” 2,5 migranti ogni mille abitanti, con una perequazione per i Comuni più piccoli e i capoluoghi di città metropolitane.

“Dovremo lavorare con le comunità locali del territorio per vedere cosa ne pensano e vedere se ci sono le condizioni di attuazione del piano” ha specificato Linardi. Un incontro sui migranti è stato già calendarizzato per la prossima settimana.

Sicurezza e contrasto alle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione saranno le altre due priorità del mandato del nuovo prefetto. L’obiettivo, oviamente, è quello di mantenere alto il livello dei controlli: “Dal 2009 a oggi sono state emesse 41 misure interdittive antimafia. Non sono poche, segno che ci sono stati dei tentativi, da parte della criminalità organizzata, di penetrare in questo territorio”.

Il nuovo prefetto, insediatosi ufficialmente il 2 gennaio, dovrà imparare in fretta a conoscere una città per lui completamente nuova, nella quale non era mai stato: “Conoscevo L’Aquila solo dai racconti che me ne avevano fatto parenti e amici. Il primo impatto è stato soprattutto emotivo: ho visto una città ferita ma con tanta voglia di tornare non solo bella come prima ma anche più organizzata di prima. I tanti cantieri presenti in centro testimoniano che si sta lavorando con impegno”.

Linardi ha affermato che non si risparmierà dal far sentire la sua presenza, specie nelle occasioni pubbliche; ma solo il tempo dirà se il suo “stile” nell’interpretare la sua funzione sarà in continuità o meno con quello del suo precedessore, quel Francesco Alecci che, in più di un’occasione, ebbe divergenze anche profonde con Cialente - divergenze esternate anche pubblicamente - e non esitò, parlando di ricostruzione, a deplorare alcuni comportamenti degli aquilani, “coinvolti a volte in reati anche infimi”.

Prima di venire all’Aquila, Linardi era stato prefetto a Grosseto. Fu lui a gestire l’emergenza della Costa Concordia, insieme a Franco Gabrielli, allora capo della Protezione civile. “In realtà” ha precisato lo stesso Linardi, “io e Gabrielli non lavorammo a stretto contatto anche se fu lui a telefonarmi per dirmi che c’era una situazione di avaria che riguardava la Costa Concordia. Dopo la diochiarazione di emergenza nazionale fu Gabrielli a gestire l’intera operazione di rimozione della nave”.

Linardi ha detto anche di aver già incontrato i vertici locali delle altre forze dell’ordine, dal questore ai comandanti provinciali e regionali di carabinieri e guardia di finanza.  

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Gennaio 2017 00:01

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