Sabato, 11 Marzo 2023 16:29

Tragedia di Cutro: quella delicatezza che queste morti ci chiedono

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La morte è un qualcosa a cui non pensiamo mai nella maniera più vera.

Mentre siamo occupati a vivere il discorso sulla morte aleggia intorno a noi costantemente come un fantasma da scacciare. Corriamo, costruiamo e ricerchiamo costantemente quel qualcosa che ci liberi dalla consapevolezza della nostra "finitudine", della nostra mortalità.

Poi però d'improvviso sopraggiungono degli eventi in cui questa consapevolezza ci viene sbattuta in faccia nella maniera più truce.

Il 26 febbraio scorso hanno perso la vita 74 persone, almeno questo è il dato più aggiornato che abbiamo.

Si tratta di 74 uomini e donne, per la maggior parte minori di 13 anni che sono morti di una morte atroce. Sono annegati tra le urla della vita che lotta per non finire. Quelle urla e quelle grida sono state soffocate dalle onde mentre il mezzo che doveva traghettarli verso un nuovo inizio si è spezzato frantumando quel legno, che si teneva unito solo grazie a chiodi arrugginiti e graffette, e quei sogni che si reggevano sulla speranza di un'accoglienza e sull'inganno di qualche criminale che promettendo utopie vende traversate ad 8000 euro a persona.

"Taxi del mare", "aiutiamoli a casa loro", "ci rubano il lavoro", "Hanno tutti il telefono", "Sono tutti uomini muscolosi" queste e molte altre sono le frasi da cui siamo circondati che escono dalle bocche ed entrano nelle orecchie, che sfiorano le menti e infiammano i talk show. Frasi figlie di una retorica menefreghista e colpevole che ci conducono verso la parte più orrenda di ognuno di noi. Quel luogo profondo in cui l'insoddisfazione e l'invidia hanno la meglio sulla ragione, in cui la pancia non sopporta di veder altri mangiare e sopprime altruismo del cuore.

Non sappiamo ancora se quelle vite potevano essere salvate, non sappiamo quali errori e quali mancanze hanno condotto a questo epilogo troppo triste, ma quello che sappiamo è che quelle 74 vittime non sono le sole, che quanto accaduto purtroppo non è un caso isolato, ma solo l'ultimo di una lunga serie di drammi.

Dinanzi all'ecatombe che si sta compiendo nel Mediterraneo non siamo noi cittadine e cittadini ad avere la responsabilità e il potere di far attraccare o meno una nave, di aprire o chiudere un porto, di intervenire o non intervenire, ma ciò non ci esime affatto da quanto accade, non ci rende innocenti e non lava le nostre mani.

Il crimine più atroce di cui la nostra società si sta macchiando infatti è quello di avere reso queste morti innocenti un tema da gettare in pasto al dibattito politico, ci ritroviamo nella situazione in cui la morte diventa divisiva, in cui la compassione si fa così scarna da intorpidire i sentimenti.

Quanto sta accadendo deve essere gestito, sono necessarie delle chiare e coraggiose politiche migratorie che non eludano il problema che non facciano finta di non vedere, ma  è parimenti necessario sconfiggere quella mentalità che con Caino volta le spalle rispondendo dinanzi alla sofferenza con la frase “sono forse io il custode di mio fratello?".

La giornata di oggi è stata una risposta alternativa a quella di Caino, è stata il segnale di una chiara presa di posizione. Basta morti innocenti, basta da Cutro dove si è svolta la manifestazione nazionale alla quale hanno preso parte 5 aquilani che hanno portato con loro uno striscione con su scritto "Dall'Aquila con rabbia e con dolore”.La manifestazione è consistita in una lunga e silenziosa marcia volta a ricordare e commemorare con devozione e rispetto.

Ma la voglia di dire "basta" si è levata anche dalla città dell'Aquila dove si è tenuto un sit-in dinanzi alla Prefettura portando peluches e fiori, segni che ricordano quei bambini che tali resteranno per sempre, ma anche indossando al braccio una fascia bianca segno dell'innocenza e dunque dell'ingiustizia di quei decessi.

Ritrovarsi dinanzi alla Prefettura è stato un segno forte che idealmente ha consegnato quelle morti allo stato. Infatti, accanto al ricordo e alla sofferenza per coloro che non ci sono più, quel gesto ha voluto affidare quelle morti al rappresentante dello stato nel territorio.

Si è levata una silente richiesta, quella di considerare quei morti, i nostri morti, quella sofferenza la nostra sofferenza.

Questo sentimento di umana compassione e partecipazione, di carità e amore dovrebbe scuotere i nostri cuori, i cuori di tutti.

Dovrebbe essere l’unica indiscutibile precondizione che precede ogni tipo di dibattito su questo tema. Ciò non vuol dire banalizzare o semplificare l’argomento, mi piace invece pensare che voglia dire guardare quanto accade in maniera limpida e genuina, in manera vera, quella maniera che si addice a temi come la morte e la vita.

manifestazione per cutro

manifestazione per cutro 2

aquilani a cutro

In foto gli aquilani che hanno preso parte alla manifestazione a Cutro

Ultima modifica il Lunedì, 13 Marzo 2023 09:34

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