"Verificare e aggiornare il piano di emergenza comunale, valutare la vulnerabilità delle strutture pubbliche, realizzare una corretta e puntuale informazione ai cittadini". Così, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio ha risposto al sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, che chiedeva cosa fare, a seguito dell'allarmante comunicato diffuso dalla Commissione Grandi Rischi.
Poche parole, che hanno scatenato un putiferio. Il sindaco dell'Aquila, infatti, ha ribadito a Curcio che "il Piano d'emergenza comunale è aggiornato e verificato, e che la popolazione è adeguatamente informata". Sulla vulnerabilità delle strutture pubbliche, però, ha aperto una vera e propria 'questione nazionale': "Gran parte delle strutture di proprietà comunale o di altri Enti e Istituzioni, pur risultando agibili, hanno un indice di vulnerabilità inferiore a 1, in alcuni casi anche al di sotto di 0.30. Conosco bene le norme che imporrebbero, in questi casi, di procedere all'adeguamento sismico ma, come è noto, al di là dei tempi lunghissimi della ricostruzione pubblica, soltanto da un anno i Comuni possono intervenire, e solo per l'adeguamento delle scuole, senza sforare dal Patto di Stabilità".
Dunque, Cialente ha reiterato la domanda sfidando Curcio e, così, il Governo nazionale: "Come mi devo regolare rispetto a queste soglie di vulnerabilità, per continuare a ritenere utilizzabili queste strutture pubbliche?". Una domanda che è stata 'girata' anche ai governatori delle Regioni coinvolte dalle sequenze sismiche degli ultimi mesi: oltre l'Abruzzo, le Marche, il Lazio, il Molise, la Toscana, la Campania e l'Umbria. "E sì, perché il quesito che pongo - l'affondo - non riguarda soltanto il Comune dell'Aquila che, anzi, nel 2009 ha visto le sue scuole e molti edifici pubblici oggetto d'interventi di miglioramento sismico, ma i colleghi sindaci di tutte le Regioni coinvolte dall'attività sismica".
Secca la replica del Capo della Protezione civile nazionale: "In riferimento alle problematiche delle strutture pubbliche con basso 'indice di vulnerabilità' - ha scritto Curcio - si rappresenta che non esistono soglie cui riferire con automatismo le azioni di Protezione civile da porre in atto". E quindi? A che parametri andrebbe riferita la valutazione della vulnerabilità delle strutture pubbliche? Difficile a dirsi.
Una presa di posizione inaccettabile, senza dubbio; anche l'amministrazione comunale, però, ha le sue responsabilità. Infatti, "su nessun edificio di proprietà del Comune dell'Aquila - dunque anche le scuole che afferiscono all'Ente - è stato verificato il grado di vulnerabilità sismica".
A denunciarlo è il consigliere comunale di 'Appello per L'Aquila che vogliamo', Ettore Di Cesare.
"Non è il momento delle polemiche - sottolinea Di Cesare a NewsTown - e stiamo convintamente al fianco del sindaco nella giusta disputa aperta con la Protezione civile; ma non si può tacere sul fatto che l'amministrazione comunale avrebbe dovuto, per legge, verificare la vulnerabilità sismica degli edifici entro il 31 marzo 2013 e non l'ha ancora fatto. Appare incredibile che, proprio a L'Aquila, il Comune sia inadempiente rispetto ad una legge che obbliga alla verifica sismica degli edifici".
Sono quasi quattro anni che, dopo ripetute proroghe, è scaduto il termine ultimo entro il quale gli edifici e le opere di interesse strategico avrebbero dovuto essere sottoposti ad una verifica tecnica che ne stabilisse il grado di sicurezza nel caso di eventi sismici. In particolare, la verifica dovrebbe consistere in una modellazione di calcolo attraverso software di ciascun 'corpo di fabbrica indipendente' che compone l’opera, accompagnata da indagini conoscitive più o meno approfondite (analisi dei documenti disponibili, caratterizzazione dei materiali, ecc.). La verifica di vulnerabilità ai fini sismici di un edificio scolastico, ad esempio, dovrebbe tener conto del comportamento della struttura principale che costituisce l’opera (dalle fondazioni, fino alla copertura) e di tutti gli aspetti riguardanti la sicurezza (la stabilità) di elementi non strutturali (controsoffitti, impianti, corpi illuminanti, scaffalature, comignoli, ecc.) e inerenti specifici rischi non desumibili dalla modellazione di calcolo.
"Lo ribadiamo, non intendiamo alimentare polemiche in questo momento ma non possiamo che chiedere all'amministrazione comunale di procedere immediatamente alle verifiche, e a partire proprio dalle scuole. Non possiamo lamentare le carenze della Protezione civile se, come Ente, non abbiamo adempiuto alle prescrizioni normative", l'affondo. "Come fa il sindaco Cialente a scrivere a Curcio che gran parte delle strutture di proprietà comunale hanno indici di vulnerabilità inferiore a 1, in alcuni casi anche al di sotto di 0.30, se non sono state approntate le verifiche?".
Il gruppo consiliare di 'Appello per L'Aquila che vogliamo' ha invitato l'amministrazione a sollecitare anche gli altri Enti proprietari di edifici pubblici in città, e la Provincia in particolare, per quel che attiene le scuole superiori, a predisporre le verifiche; "è chiaro, però - ha aggiunto Di Cesare - che se non provvediamo noi, per primi, non possiamo chiedere ad altri di farlo in tempi brevi".
Una volta provveduto alle verifiche di vulnerabilità sismica, "i dati dovranno essere resi pubblici, edificio per edificio, e così si dovrebbe fare anche per ogni condominio, ogni aggregato di edilizia residenziale privata, per informare sul grado di miglioramento sismico raggiunto. E' giusto che ciascun cittadino, che le mamme dei ragazzi che frequentano le scuole di ogni ordine e grado e così i professori, conoscano le condizioni di vulnerabilità degli edifici che frequentano quotidianamente".
Dunque, Di Cesare non ha potuto che constatare "la frantumazione dello Stato", innanzi all'emergenza che, negli ultimi giorni, ha sconvolto l'Abruzzo: "dagli enti centrali e fino alle amministrazioni locali, sembra che nessuno sia interessato a risolvere i problemi; piuttosto, c'è un insopportabile gioco allo 'scaricabarile' che non possiamo più accettare".