180 milioni di euro. Anzi, per l'esattezza, 181 e 413 mila. A tanto ammonta la somma che lo Stato dovrà versare a titolo di indennizzo ai proprietari dei terreni espropriati dopo il terremoto e utilizzati per la costruzione di C.a.s.e., Map, Musp e Mep, per l'ampliamento dell'Aeroporto dei Parchi in occasione del G8 e per l'adeguamento delle cave (come la ex Teges) usate come siti di stoccaggio e smaltimento delle macerie pubbliche.
Una cifra monstre, che, peraltro, è destinata a lievitare, se è vero che, ogni mese, a causa dei ritardi e della lentezza con cui si sta procedendo all'espletamento delle pratiche, si accumulano interessi per circa 700 mila euro.
Lo stato dell'arte di questa spinosa vicenda è stato fatto nel corso della riunione della seconda commissione consiliare (Ambiente e Territorio), presieduta da Enrico Perilli. Presenti, oltre ai consiglieri comunali, anche il capo dell'Ufficio Speciale per la Ricostruzione, Paolo Aielli, e l'ingegner Antonio Gabrielli, che, sempre per conto dell'Usra, si sta occupando della faccenda.
Ma quali sono state le tappe che hanno portato al formarsi di valori così alti? Breve riassunto delle puntate precedenti.
Gli espropri di cui si parla sono quelli effettuati nel 2009 dalla Protezione civile per poter edificare le palazzine del Progetto Case e gli altri alloggi d'emergenza, compresi quelli destinati a uso scolastico (Musp) e religioso (Mep, moduli ecclesiastici provvisori).
Per rispettare le esigenze dettate proprio dall'emergenza, le procedure vennero eseguite modificando in parte la normativa prevista dalla legge 327/2001 attraverso le Opcm, che resero più snelle alcune fasi dell'istruttoria.
Sono circa 6 mila le particelle catastali interessate dagli espropri. I proprietari da indennizzare - per l'esproprio, l'occupazione temporanea e gli eventuali danni subiti – sono, invece, più di 20 mila. Si tratta di dati relativi a tutto il Cratere e non solo al territorio aquilano. Finora le particelle per le quali le pratiche sono state portate a termine e liquidate sono poco più di mille, per un totale di 4 mila proprietari.
Fino all'anno scorso, a gestire l'intera macchina espropri è stato un ufficio ad hoc costituito in seno alla struttura commissariale - emanazione diretta della Protezione civile – che, come è noto, ha cessato la propria attività il 31 agosto 2012.
Finito il commissariamento, la patata bollente sarebbe dovuta passare al comune dell'Aquila, all'interno del quale, così come era stato stabilito da un protocollo d'intesa, sarebbe dovuto sorgere un Ufficio Centralizzato per le Espropriazioni. Con un successivo accordo, tuttavia, questo compito è stato demandato all'Usra, l'Ufficio Speciale per la Ricostruzione, che però ha potuto iniziare a trattare la materia solo a partire dal mese di giugno 2013.
Secondo una ricognizione fatta da Aielli e dai suoi collaboratori in base ai dati forniti dall'Agenzia del Territorio, i 181 milioni di indennizzi stimati sono così ripartiti: 113 per i terreni del Progetto Case; 21 per quelli dei Map del comune dell'Aquila; 7 per i Musp, sempre nel comune dell'Aquila; 33 per i Map realizzati nel resto del Cratere; 1 milione e mezzo per le cave e 3 milioni e 700 mila per l'ampliamento dell'aeroporto in occasione del G8.
Come si legge nella sintesi disponibile anche sul sito web dell'Usra, “l'importo complessivo comprende l'indennità di esproprio e una quota variabile per indennità di occupazione temporanea pari a 1/144 per ogni mese decorrente dal decreto di apposizione di vincolo preordinato all'esproprio”.
Il problema, però, è che per il 2013 sono disponibili “solo” 80 milioni di euro, fondi stanziati dalla delibera Cipe. “I restanti 100” ha detto Aielli “dovrebbero arrivare con la prossima legge di stabilità. Abbiamo già inviato alla Presidenza del Consiglio un documento in cui abbiamo esposto il quadro completo della situazione”.
Gli 80 milioni del Cipe, peraltro, sono disponibili per competenza e non per cassa. Di soldi immediatamente e concretamente spendibili ce ne sono pochi, appena 26 milioni (anche se le istruttorie chiuse ammontano a 36 milioni). I restanti 54 arriveranno tra il 2014 e il 2015.
Aielli è intenzionato a dare, con l'inizio dell'anno nuovo, una bella sferzata. “E' chiaro” ha detto il capo dell'Usra “che, essendo subentrati a giugno, abbiamo potuto fare poco. Ma posso dire che, nel 2014, contiamo di arrivare almeno a 70 milioni di euro di pratiche chiuse”.
Quella dell'Usra sarà una corsa contro il tempo. La legge, infatti, prevede un termine massimo di 5 anni per il completamento delle procedure, con la possibilità di una proroga di altri 2 anni.
Poiché i decreti di occupazione sono stati emessi nel luglio 2009, in teoria il termine ultimo scadrebbe nel luglio 2014, prorogabile fino a luglio 2016. Dopo tale data il decreto cesserà la sua efficacia e a quel punto si dovrebbe procedere con l'occupazione senza titolo, con notevole incremento degli importi da corrispondere.
Sia Aielli che Gabrielli hanno detto chiaramente che, dato l'elevato numero di pratiche da gestire e la complessità della materia, l'Usra ha ritenuto opportuno estendere le previsioni di spesa fino al termine ultimo del luglio 2016.
Ad aggravare le difficoltà c'è la disomogeneità dei terreni espropriati, diversi sia per dimensioni sia per i manufatti che vi sono stati realizzati. “Le palazzine del Progetto Case” ha ricordato infatti Angelo Mancini “rimarranno lì dove sono. Ma i Map e i Musp – lo dice la parola stessa – in teoria dovrebbero essere smantellati. Se ciò accadrà, cosa ne sarà di quei terreni? Torneranno alla loro vecchia destinazione d'uso agricola o rimarranno terreni edificabili?”. L'ingegner Gabrielli ha risposto che spetterà al Comune dell'Aquila prendere tale decisione, trattandosi di una materia che rientra a pieno titolo nelle attività di programmazione e pianificazione urbanistica.
I problemi non finiscono certo qui. L'Usra ha già messo in conto che, alle previsioni di spesa, andranno aggiunte altre variabili, al momento impossibili da quantificare - come l'Iva, le richieste di risarcimento danni e ricorsi di varia natura – che comporteranno un incremento dei costi totali previsti.
I ricorsi, ad esempio, come ha ricordato il consigliere comunale (e avvocato) Raffaele Daniele, sono già partiti e molti di essi sono anche arrivati a sentenza.
Il fatto è che le stime per gli indennizzi sono state fatte dall'Agenzia del Territorio tenendo conto della realtà pre-terremoto. Il che significa che quasi tutti i terreni espropriati saranno indennizzati come terreni agricoli e non come terreni edificabili, perché quella era la destinazione d'uso che avevano prima del terremoto. Una norma obiettivamente iniqua e penalizzante per i proprietari. “Così dicono, purtroppo, le Opcm” ha tagliato corto l'ingegner Gabrielli “E quelle ordinanze non le abbiamo scritte noi”.