Mercoledì, 08 Febbraio 2017 13:52

Sede comunale, Di Stefano reagisce alle critiche: "Sarà all'autoparco, ecco perché"

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"Non capisco di cosa stiamo parlando; purtroppo, demagogia e populismo stanno ammazzando la società". Mette un poco di veleno in coda, l'assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano che, stamane, ha tenuto una lunga conferenza stampa per rispondere alle polemiche scatenate, in questi giorni, alla notizia del via libera al bando di concorso per la progettazione internazionale della sede comunale, all'ex Autoparco. Contrari commercianti e costruttori, contrari i sindacati, contrario il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci e contraria persino la segreteria del Partito Democratico.

"Stiamo testardamente seguendo le direttive del Piano di Ricostruzione, approvato dal Consiglio comunale nel febbraio 2012", spiega Di Stefano, senza alzare i torni ma in modo fermo. "Su quel documento, che nessuno pare aver letto, sono riportati i progetti strategici per la città che verrà: il Polo universitario all'ex San Salvatore, la riqualificazione di Piazza d'Armi, il progetto di restauro delle mura urbiche, il disegno di Viale della Croce Rossa con il parco urbano a ridosso delle mura e un parcheggio da 400 posti collegato a piazza San Basilio, e, tra gli altri interventi, la sede comunale, all'ex Autoparco, in raccordo col polo direzionale del Tribunale".

Col piano di ricotruzione approvato, la Cipe 135 del 2012 mise a disposizione 35 milioni di euro per la realizzazione del progetto, "coi fondi che sono disponibili dal marzo 2013 - ribadisce Di Stefano - e che ora rischiamo di perdere". Che poi, incalza l'assessore alla ricostruzione, "non è corretto parlare di sede unica: si tratterà, piuttosto, della sede destinata ai servizi, agli uffici con maggiore afflusso di utenza: in centro, invece, a Palazzo Margherita, resteranno gli uffici Istituzionali e, come avviene in altri capoluoghi, i settori Turismo e Cultura che più attengono alla vocazione del centro cittadino".

Di Stefano chiarisce anche la definizione di centro storico, "che non esiste nella norma, se è vero che il vecchio Piano regolatore prevede una fascia A, quella propriamente storica, medievale, e una fascia B più larga"; la dizione centro storico compare nel decreto 3 del Commissario alla ricostruzione, e "abbiamo voluto indicasse la città dentro le mura aggiungendo le così dette aree di frontiera, un 'cuscinotto' che guarda alle mura urbiche: la zona dell'autoparco, dunque, e così viale della Croce Rossa".

Insomma, la sede comunale dei servizi sorgerebbe in un'area di frontiera, affacciata sulle mura, in raccordo col polo direzionale del Tribunale, in una zona che ha un naturale accesso viario, dotata di parcheggi, e a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria che, nel frattempo, dovrebbe essere potenziata dal servizio di metropolitana di superficie.

Lo ribadisce, Di Stefano: "Si tratta di un progetto strategico discusso e condiviso dal Consiglio comunale, lo stiamo semplicemente attuando; per questo, abbiamo avviato la procedura del concorso internazionale di progettazione con la sottoscrizione di un accordo col Consiglio nazionale degli architetti: vorremmo realizzare, infatti, un'opera architettonica bella e al passo coi tempi, energicamente autosostenibile e, soprattutto, sicura".

Sicurezza, tema caldissimo in questo periodo; è proprio per il presunto rischio idrogeologico - sull'area scarica il fosso di San Giuliano - che il progetto è stato tenuto nei cassetti. "Abbiamo cercato soluzioni alternative", spiega l'assessore alla ricostruzione, "con una attenta ricognizione delle altre aree cittadine di valenza pubblica, ma non ne abbiamo trovate a meno che non si voglia allontanare gli uffici ancora di più. E poi, l'intervento prevede il rifacimento di tutto il fosso, per mettere l'area in completa sicurezza".

Poi, Di Stefano allarga un poco lo sguardo: "Siamo innanzi ad una polemica preventiva a 10 anni"; tanto ci vorrà, infatti, per tagliare il nastro dell'attesa opera pubblica, "basti vedere cosa sta accadendo intorno a Palazzo Margherita: sono passati 7 anni, e stiamo ancora aspettando che la pratica 'esca' dal Genio civile". A dieci anni, dunque, bisogna guardare: "Se l'obiettivo condiviso è la completa pedonalizzazione, è necessario pensare, sin da oggi, a cosa sarà il centro storico nel 2027; va cercato necessariamente un punto d'equilibrio: col centro interdetto alle automobili, andranno garantiti parcheggi di prossimità - dunque, va riattivato il mega parcheggio di Collemaggio, con la realizzazione di posti auto su viale della Croce Rossa e, magari, di altri stalli interrati a Porta Leoni, se l'Ater accettasse di assumere la proprietà delle abitazioni passate al Comune a seguito di acquisto equivalente esercitato dai cittadini in cambio dei palazzoni che, al 6 aprile 2009, insistevano sulle mura e che non vorremmo fossero ricostruiti - col trasferimento necessario,  a quel punto, degli uffici comunali di servizio, per rendere più semplice la vita ai cittadini".

"In questi dieci anni, qualcosa in centro storico dovrà pure accadere", incalza Di Stefano; "ci vorranno politiche, non demagogia: per rivitalizzarlo, va dato sostegno alle attività commerciali, e auspico che il bando 'Fare Centro' veda presto la luce, e vanno calmierati i prezzi degli affitti, altrimenti non risolveremo nulla. Anche perché - continua l'assessore - parlare di 'svuotamento' significa mistificare la realtà e fare il male della città: rispetto al passato, infatti, Palazzo Margherità tornerà alla sua funzione di rappresentanza, la Soprintendenza è già tornata in centro, a Sant'Amico, con l'obiettivo di traferirla in futuro all'ex Distretto militare, e così gli uffici del Mibact, l'Avvocatura dello Stato (ora a San Domenico), il Provveditorato alle Opere pubbliche, la Corte dei Conti, Regione Abruzzo, l'Emiciclo e la presidenza in piazza Santa Giusta (quando verranno avviati i lavori), la Banca d'Italia, la Prefettura, la Provincia che andrà nella vecchia sede della Prefettura stessa, Inps, Inail, Agenzia delle Entrate, per non parlare dell'Università, col nuovo polo umanistico al San Salvatore". E prima del sisma, prosegue l'assessore, gli uffici comunali erano comunque dislocati tra via Sassa, via Rocco Carabba, via Roma, via Scarfoglio.

Piuttosto, l'affondo, "andrebbe chiesto conto alla Regione della sede Catasto, dell'Ater dislocata oggi a Cansatessa, e così della sede Arta su cui ancora non è stata assunta una decisione chiara"; anzi, Di Stefano lancia una proposta, che ha il sapore di una provocazione, sulla ex sede di Abruzzo Engineering, su via XX settembre, di proprietà della Asl e che "la Regione potrebbe prendere e destinare a Protezione civile e Genio civile: di questo, mi piacerebbe discutere" come a 'spedire' un messaggio a Pierpaolo Pietrucci.

Un poco di veleno in coda, come detto; Di Stefano ha colto l'occasione anche per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, ribadendo che fu lui a firmare per l'agibilità parziale di alcune attività commerciali che, così, poterono insediarsi subito in centro storico, dopo il sisma; fu lui, l'ha ribadito, ad aver chiesto e ottenuto che il bando 'Fare Centro' fosse diversificato, così che non fossero favorite le "attività commerciali mangerecce"; e fu lui a convincere il sindaco a tornare in centro, a Palazzo Fibbioni, e a volere l'Auditorium di Renzo Piano, "tra le critiche e le polemiche di chi, come Eugenio Carlomagno, ha poi usufruito dell'acquisto equivalente comprando casa a Pescara".

 

Benedetti: "Consiglio comunale nel pieno delle sue funzioni, può e deve deliberare. Regione si pronunci su Masterplan"

"Non intendo polemizzare con il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, cui va la mia stima. Tuttavia, in merito alla questione della sede dei servizi e degli uffici comunali, mi corre l'obbligo di puntualizzare che il Consiglio comunale è nel pieno delle sue funzioni e, pertanto, può e deve deliberare, come del resto sta dimostrando di fare, assumendosi oneri e responsabilità".

A dirlo è il presidente del Consiglio comunale, Carlo Benedetti, che aggiunge come "la materia in questione, per inciso, non sia neanche di stretta competenza del Consiglio che, comunque, si è espresso a suo tempo attraverso un atto deliberativo. Dalla Regione Abruzzo, come peraltro più volte ribadito anche dallo stesso Consiglio comunale - la stoccata - ci aspettiamo che si pronunci in merito all'attuazione del Masterplan, per quanto attiene il nostro territorio, al sostegno alle economie locali, all'ospedale di secondo livello, al ridimensionamento della sede Arap, solo per citare gli argomenti principali e di maggiore attualità. Il Consiglio, massimo organo di rappresentanza democraticamente eletto, ha dimostrato e dimostra di fare bene il suo lavoro e di rispondere alle istanze dei cittadini, senza bisogno di demandare alle successive consiliature deliberazioni che riguardano il futuro della città, né tantomeno di pungoli e stimoli da parte di chicchessia. Nel merito preciso, infine, che la sede del Comune dell'Aquila è e resterà Palazzo Margherita, che ospiterà gli uffici istituzionali e altri servizi".

 

Cialente: "Discussione sta assumendo caratteristiche poco lucide, poco riflettute"

"La discussione sulla sede unica del Comune, da localizzare a fianco della cittadella della Giustizia e a 150 metri dalla stazione di arrivo della metropolitana di superficie della Valle dell’Aterno San Demetrio/Scoppito, e non certo a Pile (che è altra zona), sta assumendo delle caratteristiche poco lucide, poco riflettute e legate a passionalità, speculazione politica, ricerca di visibilità o, peggio ancora, inseguimento del consenso comunque e dovunque oppure, molto più semplicemente, dovuto a scarsa informazione".

L'affondo è del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. "Chiunque conosca il funzionamento oggi degli uffici pubblici, così come di aziende private, sa che l’organizzazione del lavoro è fondamentale così come la razionalizzazione degli spazi", ha aggiunto il primo cittadino. "Il Comune dell’Aquila, con il crescere dell’articolazione delle funzioni amministrative, si è visto costretto nel corso degli anni a dislocare le proprie sedi per lo più in periferia. Questo ha provocato e provoca tutt’oggi disorganizzazione e costi. Molti dirigenti hanno servizi dislocati su diverse sedi, gli atti viaggiano, soprattutto quelli del protocollo cartaceo, oltre che con ritardi anche attraverso autisti o impiegati che girano per la città. Ogni giorno, ad esempio, si spostano funzionari dei miei assessorati solo per farmi firmare la 'camicia' della delibera che poi deve tornare alla sede dello stesso assessorato per poi andare a Villa Gioia e per poi tornare a Palazzo Fibbioni!
Alla necessità quotidiana di incontrarsi rapidamente per scambiarsi opinioni e scelte da parte dei dirigenti singoli o in briefing si oppone il tempo di spostamento degli stessi. Ogni volta che devo convocare tre dirigenti, con o senza assessori, per un problema anche contingente mi si fa notte! E si fa notte anche a loro! Una sede unica per 350 dipendenti con le loro funzioni diventa fondamentale per l’organizzazione del lavoro; e fondamentale diventa abbattere i tempi della burocrazia che tanto pagano i cittadini aquilani".

Cialente si dice colpito che Pierpaolo Pietrucci, per sei anni suo Capo di Gabinetto, non ricordi le "purghe che quotidianamente incassava nel prendere atto di queste pesanti e continue disfunzioni. Chi ne è vittima? Quante imprecazioni lanciano i cittadini che, per svolgere una pratica, devono fare il tour per la città rimbalzando da Via Roma per Via Rocco Carabba piuttosto che per il Comando di Polizia Municipale al Torrione, passando per Via Avezzano, e perché no, per Via Ulisse Nurzia? E questa situazione, non c’era già nel 2009 quando nella seduta del 30 Marzo si decise la realizzazione della sede unica?".

Qualcuno oppone che sono cambiati i tempi e che serve rilanciare il centro storico. "Vorrei ricordare che, consapevoli di ciò, nel piano di ricostruzione è già presente l’idea della città, e prevede che molti uffici rientrino nel centro storico mantenendo la loro funzionalità", ribadisce Cialente. "A tal proposito, finalmente, con il vergognoso ritardo che caratterizza l’intera ricostruzione pubblica, a giorni partiranno i lavori di Palazzo Margherita che sarà sede delle più importanti istituzioni comunali e di uno dei due front-office, vale a dire il luogo dove il cittadino andrà per confrontarsi con tutti i servizi che offre il Comune dell’Aquila. La realizzazione della sede unica degli uffici comunali richiederà, ahimè, almeno 6 anni, così come nel caso in cui, su parole d’ordine, a mio avviso, poco riflettute e molto emozionali, si decidesse di portarli in edifici pubblici del centro storico, la cui ricostruzione ancora non parte a causa delle lungaggini burocratiche".

La riflessione vale sia per la sede del Comune dell’Aquila sia per gli edifici di CGIL e UIL, i cui rappresentanti hanno fatto sentire la loro voce, insieme a quelli di Confcommercio, Confindustria e di altre associazioni di categoria, all’idea che la sede Unica Comunale vada alla Stazione. "Purtroppo, ribadisco che i tempi della ricostruzione pubblica sono lenti. Quello che si può fare è chiedere a Banche, Enti come le Poste e quant’altro di cominciare a rientrare negli edifici privati già ricostruiti nei quali si trovavano prima del sisma del 2009. Il Comune dell’Aquila ha provato a fare questo ragionamento: localizzarsi temporaneamente nel centro storico per avviarne la riabilitazione per 5 o 6 anni, per poi andare nella sede unica funzionale.
Avevamo trovato i locali presso l’edificio dell’ex Standa, operazione purtroppo attualmente sospesa per indisponibilità della proprietà; indisponibilità che speriamo ancora di poter superare".

Dunque, l'annuncio: "il prossimo 22 Febbraio, alle ore 10, ho convocato, questa volta per l'ultima e definitiva riunione, sia l’Agenzia del Demanio che le numerose Amministrazioni pubbliche, soprattutto Regione, la Provincia e la ASL per sciogliere definitivamente il nodo della destinazione degli uffici pubblici (si parla di un’ area di circa 18.000 mq), che si vorrebbero realizzare all’interno della Caserma Rossi (altro cemento). Noi stiamo proponendo di riutilizzare, per altro con risparmio milionario per lo Stato, tanti edifici pubblici che andremo a ristrutturare; ad esempio, una delle proposte è che tutti gli uffici del Ministero dei Beni Culturali possano andare all’ex Distretto Militare di San Bernardino. E’ chiaro che si tratta di un discorso prospettico, dati i tempi insopportabili della ricostruzione pubblica".

A questo punto - conclude il primo cittadino - si deve insistere su 'Fare Centro', "iniziativa non della Regione ma del Comune, in collaborazione con la Regione, che si è fatta carico di curare la stesura di una parte del bando, attraverso l’inserimento di provvedimenti tali da convincere i proprietari degli immobili, ricostruiti con i nostri soldi, ad affittare a prezzi calmierati. Questa è la battaglia da fare! Offrire particolari convenienze, anche fiscali, a coloro che rientreranno ad abitare nel centro storico; modificare il riconoscimento da prima a seconda a casa, sempre dal punto di vista fiscale, per coloro che preferiranno non rientrare nelle loro case".

Cialente si lascia andare, poi, ad un’ultima riflessione. Un'altra stoccata a Pietrucci. "Sono molto colpito dalla sua richiesta al Consiglio Comunale e, quindi, alla maggioranza, che ha votato recentemente l’atto deliberativo per la realizzazione della sede unica, di astenersi dall’assumere decisioni importanti in questi ultimi mesi di legislatura. Riflessione forse legittima, ma piuttosto estemporanea, visto che se in primis il PD, e così le altre forze di maggioranza, dovessero condividere questa idea, tanto vale a dire di rimanere fino ad aprile/maggio solo per l’ordinaria amministrazione, tanto varrebbe lasciare più tempo a tutti per cominciare finalmente a ragionare su programmi, idee, candidature e campagna elettorale che ciascuno condurrà in scienza e coscienza, tenuto conto che siamo ormai a due mesi da aprile, mese che apre la finestra dei 60 giorni per la fissazione delle elezioni Amministrative. Vorrei sommessamente dire a Pietrucci e a tutti gli altri che la riabilitazione del centro storico richiede forse qualche programma ulteriore, che guardi all’Aquila in futuro, quindi uffici funzionali ovunque a cominciare sì dal centro storico, ma anche da idee. A questo proposito chiedo alla Regione di cominciare a dare qualche risposta su alcune sedi che potrebbero rapidamente tornare in centro storico, e soprattutto dando la possibilità di dar vita ad alcune fondamentali decisioni imprenditoriali. Ma perché l’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Abruzzo non dà risposta alla richiesta per la realizzazione di un Hotel a 5 stelle al Palazzo ex ECA in Piazza Palazzo? Non è che qualcuno sotto sotto vorrebbe portarlo altrove? Fortunatamente l’ex ECA è fatto di mattoni e non si sposta".

 

Ultima modifica il Giovedì, 09 Febbraio 2017 09:04

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