Giovedì, 10 Ottobre 2013 14:14

Emergenze ambientali, Gabrielli a L'Aquila: “L'Italia cade a pezzi”

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Nella penultima giornata del Festival dell'Acqua si è parlato dell'impatto che hanno i terremoti e le catastrofi naturali sui servizi idrici e sulla rete di sottoservizi in generale ma anche della necessità di promuovere subito, a livello nazionale, una politica di messa in sicurezza del territorio, per prevenire e attenuare il più possibile il rischio sismico e idrogeologico.

Catastrofi naturali e mancata prevenzione, dal 1945 spesi 5 miliardi di euro l'anno

In Italia” ha ricordato il sottosegretario al Ministero dei Trasporti Erasmo D'Angelis “sono stati spesi, dal 1945 a oggi, oltre 5 miliardi di euro l'anno solo per riparare i danni causati dalle catastrofi naturali. Spendendo oltre cento volte meno, avremmo potuto fare una capillare opera di prevenzione. Purtroppo in tante zone, soprattutto del centro sud, lo dico con vergogna, siamo ancora un paese in via di sviluppo”

Franco Gabrielli: “L'Italia sta cadendo a pezzi”

Nel primo dei convegni tenutisi in mattinata, è intervenuto anche il capo della Protezione civile Franco Gabrielli. Ieri, in occasione di un audizione alla Commssione Ambiente della Camera, Gabrielli aveva parlato dell'Italia come di un Paese che “sta cadendo a pezzi”.

“Il cadere a pezzi” ha spiegato l'ex prefetto dell'Aquila a NewsTown “fa riferimento al fatto che nel nostro Paese ormai da troppo tempo non si fa un vera politica di prevenzione strutturale, che peraltro non è in capo al dipartimento di Protezione civile ma alle amministrazioni ordinariamente competenti”.

“Non solo c'è un Paese che non fa una seria programmazione rispetto a quelli che sono interventi di lungo respiro” ha precisato Gabrielli “ma non facciamo nemmeno quelli che attengono alle criticità più immediate. Tutto questo rischia di avere un effetto moltiplicatore per cui territori già martoriati saranno ulteriormente violati e resi critici, saranno territori in cui disastri si inanelleranno quasi senza fine”.

“Di fronte a questo scenario possiamo almeno attrezzarci sul versante della prevenzione non strutturale, la prevenzione di Protezione civile, che passa attraverso la pianificazione, l'informazione e il coinvolgimento delle popolazioni, attraverso quello che noi chiamiamo da tempo “nuovo patto sociale”: preso coscienza che i tempi e le modalità di messa in sicurezza strutturale sono abbastanza lunghi, almeno cerchiamo di portare a casa i risultati in termini si dal salvaguardia di vite umane”.

Non crede, Gabrielli, che per tanto, troppo tempo, il Dipartimento si sia occupato più di grandi eventi che non di prevenzione? “Il problema è che il Dipartimento per troppo tempo ha svolto un'opera si supplenza che non doveva svolgere”.

Centri funzionali decentrati, Abruzzo inadempiente. Gabrielli: “A dicembre staccherò la spina”

Parlando di previsione e prevenzione, l'Abruzzo è una delle sei regioni italiane che non hanno ancora istituito un Centro Funzionale Decentrato (Cdf), un caposaldo del sistema di allertamento in caso di catastrofi naturali, nonostante la direttiva istitutiva della Presidenza del Consiglio sia stata emessa nove anni fa.

“Ho mandato una lettera pesantissima ai presidenti che non hanno ottemperato alla normativa” ha detto Gabrielli. “Se non prenderanno provvedimenti il 1° dicembre staccherò la spina e le responsabilità cadranno solo su di loro”.


Cialente: “Per investire sulla messa in sicurezza del territorio rivedere il Patto di Stabilità”

In apertura del convegno è stato ricordato - ma non era un mistero per nessuno - come i sottoservizi del centro storico dell'Aquila fossero in condizioni disastrose già prima del terremoto. E non solo per via di tubature e impianti vecchi ma, soprattutto, perché, per anni, i vari enti gestori delle reti (Enel, Enel Gas, Telecom e Gran Sasso Acqua) sono intervenuti ognuno per conto proprio, senza una cabina di regia che li coordinasse.

Il risultato è un caos sconosciuto agli stessi operatori. In sostanza, nessuno sa cosa si nasconda nel sottosuolo del centro storico. "A oggi non sappiamo ancora cosa troveremo quando inizieremo a scavare" ha ricordato, qualche giorno fa, il presidente della Gran Sasso Acqua Americo Di Benedetto, presentando il progetto di rifacimento e ristrutturazione dei sottoservizi appena appaltato dall'azienda grazie ai fondi della delibera Cipe.

In occasione del terremoto questa obsolescenza è stata, paradossalmente, un fattore di salvezza. "Quella notte" ha ricordato il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente "quando ci fu la scossa, i tubi del gas si spezzarono sottoterra come spaghetti e questo fece sì che non ci furono fughe di gas e incendi dentro le abitazioni".

Discorso diverso, invece, per l'acquedotto. "A causa del sisma ci sono state perdite e allagamenti. Pensate che oggi il consumo di acqua in centro storico è uguale a quello ante sisma: vuol dire che la rete è ridotto ormai a un colabrodo".

Anche il primo cittadino ha lanciato un appello affinché possa partire, a livello nazionale,una "grande opera di manutenzione straordinaria delle nostre infrastrutture, in primis gli acquedotti e gli impianti di depurazione delle acque”.

“Oltre a mettere in sicurezza il territorio, un'operazione del genere servirebbe anche a rilanciare l'economia. Ma per farlo occorre rivedere il patto di stabilità e rivederlo in modo strategico, dandosi degli obiettivi. I vincoli non vanno allentati per fare marciapiedi o impianti di illuminazione pubblica. Purtroppo riparare la rete idrica o fare i depuratori non porta voti. Ribaltiamo questo paradigma, intacchiamo il patto di stabilità per far partire quest'opera di prevenzione e, al tempo stesso, solleviamo su queste questioni un dibattito nazionale"

Ultima modifica il Giovedì, 10 Ottobre 2013 15:34

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