Sabato, 25 Marzo 2017 22:02

Ricostruzione, Nusca: "Come abbattere la governance dei comuni del cratere"

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di Emilio Nusca* - Non fu semplice nel 2012 pensare l’organizzazione dei comuni del cratere secondo un disegno che sapesse tenere nella giusta considerazione tutti gli elementi importanti per far si che la ricostruzione potesse avvenire secondo criteri di trasparenza e di funzionalità. Ci vollero mesi di lavoro.

L’intuizione delle “aree omogenee”, dei loro nove raggruppamenti, dei conseguenti Uffici Speciali della Ricostruzione (UTR) distribuiti sul territorio per evitare inutili e frustranti spostamenti ai cittadini; il famoso concorsone che avrebbe dovuto scegliere il meglio dei giovani tecnici del nostro paese, con l’idea di formare con gli stessi tecnici una task force in capo al ministero delle infrastrutture a cui fare riferimento per la gestione delle future catastrofi nazionali; la costituzione dell’Ufficio speciale di Fossa, con funzioni di coordinamento di indirizzo per tutto il cratere, con i suoi cinquanta tecnici ed amministrativi pronti a svolgere anche il compito di “cuscinetto” fra i territori ed il Governo centrale; la costituzione del tavolo di coordinamento dei sindaci che raccogliendo lo spirito della legge istitutiva della governance, dava forza e visibilità ai sindaci del cratere diventando il “cervello ” della ricostruzione; l’organizzazione dei “comuni fuori cratere” in aree geografiche da confluire con i propri progetti nei cosi detti “uffici di frontiera” della ricostruzione in modo da avere una istruttoria dei progetti con modalità identiche a quelli dei comuni del cratere; il mantenimento del personale nei nostri comuni che dal primo giorno dopo il 6 aprile 2009 si mise a disposizione dei sindaci per aiutare gli uffici dove esistevano e nel crearli nella maggior parte dei casi; la volontà politica del Governo, attraverso l’impegno del Ministro Barca, di voler dare ai sindaci, con questo assetto di governance, il ruolo centrale di protagonisti del processo della ricostruzione.

Un grande lavoro, fatto coinvolgendo tutti i soggetti, con un impegno che non ha visto momenti di sosta ma di confronto , a volte, anche di scontro e che alla fine è confluito in una legge dello Stato. Una soddisfazione generale che ha premiato il lavoro svolto da tutti i sindaci.

A distanza di quasi otto anni viene da domandarsi: ma tutto ciò ancora esiste? Ancora funziona come avrebbe dovuto? I cittadini hanno la percezione che esiste un meccanismo che è vicino a loro, oppure lo avvertono come l’ennesima sovrastruttura che allunga indefinitivamente i tempi del loro ritorno nelle proprie abitazioni?

Gli articoli di stampa di qualche ora fa dicono che siamo lontani da ciò che si era progettato. Raccontano di mancanza di denaro per pagare gli stipendi dei tecnici che lavorano a Fossa a tempo determinato. Raccontano di uffici di frontiera della ricostruzione che vengono chiusi a causa della mancanza di denaro per pagare gli stipendi degli ingegneri che effettuano l’istruttoria dei progetti. Raccontano della mancanza di coordinamento e di univocità di indirizzi mai data agli UTR del territorio con le conseguenti difficoltà nel portare avanti l’istruttoria dei progetti, a cui,in questi casi va ad aggiungersi la fisiologica mancanza di personale che per, legittimi motivi personali, è costretta ad abbandonare momentaneamente il proprio posto di lavoro senza possibilità di essere sostituiti. Anche in questo caso il motivo è la mancanza dei fondi per pagare gli stipendi. E cosa si fa in questo caso? Si fa ricorso a strutture esterne a cui vengono affidati i progetti della ricostruzione in modo che vengano effettuate le istruttorie degli stessi. In questo caso però le risorse per pagare ci sono, chi sa come mai. Raccontano della “perla” dell’Ufficio del genio civile dopo il provvedimento della Regione Abruzzo, dove i progetti della ricostruzione giacciono per mesi e mesi senza che vengano istruiti. Anche in questo caso, per mancanza di personale. E poiché non ci sono le risorse si è pensato di ricorrere all’obolo della ricostruzione, da far pagare alle imprese, per assumere dei tecnici a cui affidare l’istruttoria delle pratiche, con il risultato che 400 progetti sono ancora accatastati nei cassetti. Raccontano di provvedimenti governativi per “prelevare” personale dall’Ufficio di Fossa e portarlo all’interno dei costituendi uffici della ricostruzione dei comuni recentemente colpiti dal sisma sotto la guida del Commissario Errani.

Lo svuotamento parziale dell’ufficio di Fossa avverrà dunque con il beneplacito del direttore e del tavolo di coordinamento dei sindaci che hanno accettato questa decisione e della volontà politica di voler procedere in direzione opposta a quella iniziale. Quasi a voler dire ai cittadini che la nostra ricostruzione è ormai finita e che quindi non servono più le unità di personale che operano all’Ufficio di Fossa! E’ come raccontare la favola del bambino che voleva prosciugare il mare togliendo l’acqua con il secchiello.

Raccontano della indeterminatezza nel portare avanti i progetti dello sviluppo a causa della lunghezza dei tempi istruttori e della mancanza di una visione generale dello sviluppo del cratere che invece si era tentato di dare attraverso il coinvolgimento di uno dei maggiori Istituti italiani di ricerca, il Censis del prof. De Rita, con cui si stava lavorando ad una proposta complessiva.

Mi fermo qui.

Di cose che raccontano i giornali e non solo, ce ne sarebbero ancora tante. Ma credo che quanto appena scritto sia sufficiente per far capire come si stia procedendo, con quanta approssimazione si vada avanti, di come si navighi a vista. Credo che sia sufficiente a far capire che dello spirito iniziale, della progettualità iniziale, messa in atto in primis dai sindaci, sia rimasto molto poco. Credo che basti a far comprendere che la governance che avevamo pensato non esiste piu e quel poco che rimane è destinato miseramente a morire nell’indifferenza dei suoi protagonisti.

L’aria del “fuggi fuggi” generale che si respira entrando negli uffici della ricostruzione è il segnale più triste della mancanza di entusiasmo e di voglia di lavorare. E’ la mancanza di entusiasmo che solo il progetto unitario di sviluppo avrebbe potuto e dovuto dare. E’ la mancanza di riferimenti certi e sicuri che solo la politica da una parte e le competenze dei singoli dall’altro avrebbero dovuto dare. Certo non tutto può rimanere come era all’inizio. Si era tentato, nel corso del tempo, di dare più funzioni e compiti agli Utr , trasferendo competenze in materia di appalti pubblici , di urbanistica, di pianificazione territoriale, da parte dei sindaci di ogni area omogenea.

Tutto ciò avrebbe dovuto confluire in una legge Regionale (quella sui piccoli comuni). Furono fatti anche piu di un incontro a Fossa con i vertici della regione Abruzzo, ma tutto è rimasto carta morta. Alla fine viene da riflettere che si è persa una grande occasione per, non solo, ricostruire le abitazioni danneggiate in tempi ragionevoli ed in modo sicuro, ma anche quella di non aver saputo trasformare l’esperienza della governance in un esempio di organizzazione territoriale per il futuro delle zone interne dell’Abruzzo.

*Emilio Nusca, già coordinatore dei sindaci del cratere

Ultima modifica il Martedì, 28 Marzo 2017 18:01

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