Mercoledì, 05 Aprile 2017 12:43

Acqua dal Gran Sasso, captazioni irregolari: esposto di Forum H2O e SOS Onlus. La risposta dei LNGS

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Il Forum H2O e la Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus hanno inviato un esposto a tutti gli enti competenti e anche alle procure di Teramo e L'Aquila nonchè alla Corte dei Conti sulla questione delle captazioni dell'acqua del Gran Sasso e del ripetersi di situazioni di contaminazione.

Le associazioni con un accesso agli atti hanno potuto ricostruire dettagliatamente la situazione che ha portato alla dichiarazione di emergenza da parte della Regione e alla chiusura per oltre quattro mesi del punto di prelievo presso i laboratori. "Ricordiamo che circa 100 litri/secondo vengono captati direttamente presso i Laboratori e altri 800 litri/secondo dalla zona presso le gallerie autostradali", hanno spiegato stamane, in conferenza stampa. "Grazie allo studio di questa documentazione, allegata all'esposto, e al confronto con i requisiti di legge, sono emerse quelle che appaiono gravi irregolarità, omissioni, errori e inadempienze di tipo strutturale, gestionale e delle modalità di monitoraggio e controllo".

Gli ambientalisti hanno ricordato che i Laboratori del Gran Sasso sono classificati quale Impianto a Rischio di Incidente Rilevante secondo il D.lgs.105/2015 "ed è quindi sottoposto a precisi obblighi, sia derivanti dalle previsioni contenute direttamente nel decreto sia per quelle contenute nel Rapporto di Sicurezza, nel Piano di Emergenza Interno (P.E.I.) e nel Piano di Emergenza Esterno (P.E.E.). Inoltre sono vigenti le normative relative alla sicurezza dei lavoratori. Facciamo notare che per la nostra esperienza quasi nessuno conosce i contenuti del Piano che dovrebbe essere attuato in caso di emergenza. Questo la dice lunga sulla capacità del sistema di rispondere a scenari di rischio che possono essere anche di tipo catastrofico".

Di seguito, le criticità denunciate da Forum H20 e SOS onlus.

 

Monitoraggio dell'acqua

L'attività che ha comportato la contaminazione dell'acqua (pulizia di cristalli con l'uso del solvente) è stata avviata il 24 agosto. Il primo monitoraggio utile dell'ARTA con riscontro della sostanza è avvenuto il 30 agosto (il precedente era avvenuto il 16 agosto). Pertanto per una settimana il punto di prelievo non è stato monitorato dalla ASL.

Discordanza tra laboratorio della Ruzzo Reti Spa e della ASL-ARTA

L'Arta ha riscontrato presenza di diclorometano nei prelievi del 30 agosto e dell'1 settembre. La Ruzzo Reti ha svolto monitoraggi con il proprio laboratorio il 29 agosto e in contemporanea con l'ARTA l'1 settembre. La Ruzzo non ha mai riscontrato la presenza di diclorometano. Pertanto vi è una evidente discordanza tra risultati dei laboratori della Ruzzo Reti Spa e della ASL-ARTA, addirittura su campioni prelevati nello stesso giorno.

Poichè anche il laboratorio dell'INFN, seppur in punti diversi, ha riscontrato il diclorometano praticamente dappertutto, riteniamo che quello della ASL-ARTA non possa essere considerato un falso positivo mentre i risultati della Ruzzo Reti Spa siano da considerarsi falsi negativi.

Limiti di legge e comunicazioni sulla presenza di contaminazione

L'episodio riguardante la presenza presso il Gran Sasso di diclorometano nelle acque destinate al consumo umano di agosto-settembre 2016 e quello relativo alla presenza di cloroformio (si veda oltre per i dettagli) di novembre-dicembre 2016, a parte le criticità che riguardano i monitoraggi, sono stati entrambi contraddistinti da valori al di sotto dei limiti di legge oppure dei limiti indicati dall'Istituto Superiore di Sanità per le sostanze non tabellate nel D.lgs.31/2001 per le acque potabili (20 microgrammi/litro per il Diclorometano e 30 microgrammi/litro per il Cloroformio, ammesso e non concesso che in assenza di clorazione vada applicato questo limite per questa sostanza) ma superiori a quelli per le acque sotterranee fissati dal D.lgs.152/2006 (0,15 microgrammi/litro per entrambe le sostanze).

Oltre al punto di captazione dell'acqua i laboratori del Gran Sasso hanno monitorato, solo dall'1 settembre, altri pozzetti e un punto in cui addirittura la falda è affiorante sotto il pavimento della Sala A. Le concentrazioni di Diclorometano sono risultate anche maggiori, fino a 11,783 microgrammi/litro. Non ci risultano comunicazioni agi organi competenti circa i superamenti dei limiti di legge in falda.

Le acque sono state mandate a scarico, cioè nei corsi d'acqua. Non risulta che nell'immediatezza siano stati avvertiti gli organi di controllo, Parco nazionale compreso, nè che siano stati assicurati monitoraggi.

Presenza di cloroformio a novembre e dicembre

Nel pozzetto dei laboratori a novembre e dicembre, con le acque a scarico, sono state riscontrate concentrazioni di cloroformio oltre i limiti di legge per le acque sotterranee. La fonte di questa contaminazione non è nota visto che non può essere addebitata alla clorazione che non c'è. Non ci pare che gli enti si siano preoccupati di capirne l'origine. Il Cloroformio è una sostanza tossica e probabilmente cancerogena.

Spettrometro dei laboratori fuori-uso

L'attività di pulizia dei cristalli all'interno dei laboratori è stata avviata nonostante fossero consapevoli del fatto che lo spettrometro necessario a monitorare gli inquinanti fosse fuori uso. Fatto estremamente grave visto che i laboratori sono classificati quale impianto a rischio di incidente rilevante.

Assenza di comunicazioni alla Prefettura di L'Aquila e alla popolazione

Il Piano di Emergenza Esterno dei Laboratori del Gran Sasso prevede precisi obblighi di comunicazione per qualsiasi problema, anche potenziale, possa verificarsi. La Prefettura di L'Aquila è l'ente preposto al coordinamento di tutti gli altri Enti ma nessuno gli ha comunicato alcunchè! Inoltre nel Piano è scritto chiaramente che bisogna avvertire la popolazione per qualsiasi problematica, compresa l'interruzione del prelievo.

Irregolarità delle captazioni

L'Istituto Superiore di Sanità e la stessa ASL hanno ammesso che le captazioni ai laboratori e ai tunnel non rispettano i requisiti di legge (Art.94 del Testo Unico dell'Ambiente) in quanto le sostanze stoccate sono troppo vicine ai punti di prelievo. Tale previsione di legge chiarisce che la gestione dell'acqua potabile si fonda intanto sulla prevenzione, non essendo possibile, anche per i limiti intrinseci connessi al monitoraggio ex post (ad esempio, per i tempi di risposta dei laboratori per le analisi e per le azioni previste in caso di incidente), rincorrere i casi di contaminazione.

La prevenzione è, quindi, un obbligo di legge. Facciamo notare, tra l'altro, che tra campionamento e rilascio del relativo referto analitico possono passare anche 24-36 ore, come accaduto puntualmente in questo caso, con il prelievo avvenuto il 30 agosto, i risultati giunti la sera del 31 agosto e la messa a scarico effettuata nella mattinata dell'1 settembre. Tutto questo tempo non potrebbe essere disponibile in altre occasioni.

Monitoraggio ai rubinetti

Ufficialmente, il Diclorometano non risulta cercato da parte della ASL nelle acque distribuite nel teramano, anche tra il 30 agosto e l'1 settembre. La ASL sostiene che l'ARTA comunque avrebbe segnalato anomalie come ha fatto per le acque prelevate quei giorni nei laboratori. Peccato che quello che fa testo sono i referti e l'elenco delle sostanze da cercare è determinato dalla ASL e non dall'ARTA.

Monitoraggio della radioattività nell'acqua

La ASL deve assicurare normalmente il monitoraggio della radioattività nell'acqua fin dal 2001 rafforzando i controlli in caso di potenziali rischi. Nel laboratori vengono usate fino a 45 sorgenti radioattive per calibrare la strumentazione, alcune di queste abbastanza consistenti. Nella documentazione a cui abbiamo avuto accesso tale monitoraggio non è emerso. Viene svolto?

Efficacia dei lavori di messa in sicurezza svolti e nuovi interventi

Il Commissario Balducci ha speso 84 milioni di euro per la messa in sicurezza dei laboratori. Oggi si rileva l'inefficacia di quegli interventi. La ASL e l'ISS lo avevano segnalato per tempo. Ora si pensa a nuovi costosissimi interventi. È evidente che bisogna capire bene che tipo di opere sono state fatte nel passato; se è una questione di parzialità di intervento o di irregolarità dello stesso prima di intervenire di nuovo. Ovviamente la Corte dei Conti dovrebbe accendere un faro sulla questione.

Compatibilità di alcuni esperimenti con il contesto ambientale e sociale

La presenza di 1.040 tonnellate di nafta pesante, 1.292 tonnellate di trimetilbenzene (pseudocumene, un neurotossico), 45 sorgenti radioattive, dal Cesio137 all'Americio 241 (di cui 3 abbastanza rilevanti), seppur utilizzate in appositi contenitori, è completamente ed inequivocabilmente incompatibile con la presenza di punti di captazione. L'uso di migliaia di tonnellate di sostanze pericolose per gli ambienti acquatici nonchè di sostanze radioattive all'interno di un vero e proprio serbatoio di acqua come il Gran Sasso, che rifornisce sorgenti a decine di chilometri di distanza (dal Tirino alle Sorgenti del Pescara passando per il Vera), a nostro avviso è troppo rischioso perchè in caso di incidente rilevante gli effetti si potrebbero avere su vastissime aree. Siamo assolutamente favorevoli alla ricerca scientifica ma non si può non agire con un downgrading del livello di rischio tramite l'allontanamento dai laboratori delle sostanze più pericolose (possibilmente con esclusione dei laboratori dagli obblighi della Direttiva Seveso) e con maggiore livello di radioattività. La ricerca deve avvenire tenendo conto dei limiti e della vulnerabilità di un patrimonio ambientale e territoriale che sostiene una comunità umana e diversi ecosistemi molti dei quali unici e sottoposti a tutela.

Monitoraggio delle acque in uscita dalle gallerie

Il Piano di Emergenza Esterno prevede dei campionatori all'uscita delle gallerie lato Teramo, quando le acque intercettate nei laboratori sono ormai miscelate con quelle captate presso le gallerie autostradali, con automatico scarico delle acque in caso di anomalie. Tale strumentazione non ha segnalato alcun problema a fine agosto 2016. Da quanto abbiamo appreso negli incontri durante gli accessi agli atti e nell'assemblea pubblica svoltasi il 22 marzo scorso a Isola del Gran Sasso, tali sonde, a parte parametri generali quali pH, torbidità ecc., misurano esclusivamente il Trimetilbenzene (pseudocumene) tra le sostanze usate nei laboratori.

Appare evidente l'insufficienza di tale strumentazione in considerazione delle molteplici sostanze che potenzialmente potrebbero essere trovate nell'acqua a causa della irregolarità delle captazioni. Toluene/solidi sospesi: precedenti casi di contaminazione Nella nota della ASL di Prot.82932/16 del 10/10/2016 si fa riferimento ad altre problematiche di contaminazione avvenute dopo il caso del 2002 del trimetilbenzene, con altri parametri: solidi sospesi e toluene. A cosa si riferisce la ASL? Come sono stati gestiti questi episodi?

Uso del potabilizzatore

Nell'esposto si chiede di conoscere se si è usato il potabilizzatore dall'1 ottobre al 16 dicembre e, se sì, con quali autorizzazioni.

LNGS: "Captazione realizzata successivamente alla costruzione dei Laboratori. E non produciamo scorie nucleari"

I Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) sono stati realizzati in base alla legge n. 32 del 9 febbraio 1982, che ha autorizzato l'ANAS alla loro costruzione e l'INFN alla loro gestione per finalità di ricerca scientifica.

Durante i lavori di costruzione dei LNGS, sono state individuate falde acquifere, le cui acque, inizialmente convogliate a scarico, sono risultate di una qualità apprezzata per fini potabili. È stato in seguito deciso da parte delle Istituzioni competenti di utilizzarle per l'approvvigionamento idrico. Quindi, la captazione è stata realizzata successivamente alla costruzione dei Laboratori.

Il punto di captazione dei Laboratori fornisce circa 80 l/s di acqua sui circa 800 l/s complessivamente prelevati dall'acquedotto dalla falda acquifera del Gran Sasso. I LNGS sono dotati di un sistema di gestione ambientale nel rispetto dei relativi standard internazionali, e rispettano la zona di tutela assoluta prevista in materia ambientale dall'articolo 94 del Decreto Legislativo n.152 del 3 aprile 2006. Per quanto riguarda la zona di rispetto, poiché l'infrastruttura dei Laboratori sotterranei è anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo e con evidenza non è possibile il suo allontanamento, l'Istituto è continuamente impegnato a garantire la messa in sicurezza delle proprie attività, rendendosi sempre disponibile ad attuare ulteriori miglioramenti, ove necessari.

La valutazione della qualità dell'acqua potabile captata dal Gran Sasso non è chiaramente di pertinenza dell'INFN. I controlli su tali acque sono effettuati dalle autorità competenti, come dimostra la vicenda del 30 agosto 2016. L'Istituto comunque monitora di continuo esclusivamente le acque convogliate a scarico.  

Le attività di ricerca dei LNGS

Nessuna delle attività di ricerca che i LNGS svolgono produce scorie nucleari. È quindi scorretto riferirsi alle attività dei Laboratori parlando di "esperimenti nucleari" e paventarne i rischi connessi. I LNGS non utilizzano sostanze radioattive per l'attuazione dei propri esperimenti. Gli esperimenti che si svolgono ai LNGS hanno come obiettivo l'osservazione di fenomeni naturali rarissimi, come lo studio dei neutrini o delle particelle di materia oscura provenienti dal cosmo. L'uso diffuso di sostanze radioattive sarebbe quindi in contrasto con le ragioni scientifiche, che rendono i LNGS uno dei luoghi a più bassa radioattività al mondo.

Solo in alcune fasi di funzionamento degli esperimenti sono necessarie delle calibrazioni degli strumenti che richiedono debolissime sorgenti di particelle (alfa, gamma e X). Sono sorgenti di bassa intensità, tutte sigillate, non presenti continuativamente nei Laboratori sotterranei, e conservate, quando non in uso, nella banca sorgenti dei Laboratori di superficie. La bassa intensità totale delle sorgenti in uso nei laboratori sotterranei è paragonabile alla radioattività emessa da 10 metri cubi di granito o da 10 camion di banane, ricche di un isotopo del potassio, naturalmente radioattivo.

I lavori commissariali

A seguito della dichiarazione di stato di emergenza emessa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2003, l'intero sistema Gran Sasso è stato interessato da rilevanti lavori, gestiti da un Commissario Straordinario, di nomina governativa. Dalla documentazione in possesso dell'INFN, risulta che tutti i lavori programmati dal Commissario nella fase emergenziale relativi ai Laboratori sono stati realizzati e collaudati. Relativamente ai lavori di pavimentazione, questi non hanno potuto interessare le aree allora occupate da apparati sperimentali, per la materiale impossibilità di operarvi. Poiché si sono concluse le attività di ricerca che utilizzavano questi apparati, l'INFN ha potuto programmare l'esecuzione dei lavori nel mese di maggio 2017, per adeguare anche queste aree alle caratteristiche di sicurezza, realizzate dal Commissario per il resto dei Laboratori.

Le raccomandazioni dell'ISS

In fase di progettazione di un'attività sperimentale, l'INFN ha chiesto parere all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) riguardo alla collocazione al "Nodo B" inizialmente ipotizzata per la nuova struttura. In seguito alle osservazioni e alle raccomandazioni specifiche a tale collocazione fornite dall'ISS nel documento Prot 19707/2013-0028289, l'INFN ha deciso di realizzare l'esperimento in un'altra area dei Laboratori sotterranei, già messa in sicurezza dal Commissario.  Sono venute quindi a mancare le premesse per un intervento di pavimentazione di tale area.

L'episodio del 30 agosto 2017

La presenza di una concentrazione di diclorometano (DCM, un comune solvente) nell'acqua pari a 0,335 microgrammi/litro non è stata conseguenza di uno sversamento. Ma, come riportato con precisione nel comunicato stampa della Regione Abruzzo del 21 dicembre 2016, durante l'operazione di rimozione di un collante da alcuni cristalli di un esperimento, una minima quantità di diclorometano è evaporata.

Le analisi della ASL l'hanno segnalata come una anomalia e il 31 agosto ha disposto la sospensione, in via cautelativa, dell'immissione in rete delle acque dal pozzetto di prelievo n. 1917, che l'acquedotto del Ruzzo ha prontamente eseguito. Il 1° settembre i Laboratori sono stati avvisati dalla ASL dei risultati del prelievo. Il 2 settembre il Diclorometano presente nei Laboratori sotterranei è stato rimosso. Poiché la quantità di solvente rilevata era molto limitata (inferiore di 1500 volte alla concentrazione di probabile effetto nullo in acqua dolce, e di 60 volte alla concentrazione raccomandata dall'OMS per le acque potabili), non sussistevano le condizioni per l'attivazione di piani di emergenza in conseguenza dei quali è prevista la comunicazione alle autorità competenti. L'anomalia è stata comunque gestita dalla ASL di Teramo in base al principio di precauzione, che a tutela massima della popolazione ha portato alla sospensione della captazione.

Le indagini condotte dall'INFN sulle strutture di propria competenza non permettono di spiegare ad oggi come il Diclorometano evaporato abbia raggiunto le acque raccolte dalle tubazioni dell'acquedotto. Si confida nel massimo impegno e nella piena collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte per la gestione del complesso sistema Gran Sasso al fine di valorizzare le comuni risorse ambientali e scientifiche della Regione.

Ultima modifica il Mercoledì, 05 Aprile 2017 13:11

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