Una vasta operazione del Comando provinciale dei Carabinieri dell'Aquila ha interessato già dal mattino i territori del capoluogo abruzzese, Teramo, Pesaro Urbino, Benevento e Bari. Sono state eseguite 10 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, notificando, contestualmente, altri 5 provvedimenti di applicazione del divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale.
Gli indagati sono 35 (comprese le 10 persone arrestate e le 5 interdette dalla professione). Tra di essi ci sono funzionari pubblici, professionisti e imprenditori. Fortemente attenzionati il segretariato regionale del Ministero dei Beni culturali (Mibact) e la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici. Nelle due strutture pubbliche ci sono una decina di indagati.
Diversi i nomi noti, qualcuno eccellente. Agli arresti domiciliari è finito Berardino Di Vincenzo, architetto ex sindaco di Caporciano (L'Aquila), consulente esterno di Regione Abruzzo e Mibact (il ministero per i Beni culturali), dicastero di cui è stato dipendente, nella segreteria regionale, fino alla pensione. Sempre agli domiciliari si trovano Lionello Piccinini e Marcello Marchetti (dipendenti Mibact Abruzzo), Antonio Zavarella (architetto, presidente della Commissione di collaudo al Teatro comunale dell'Aquila), Leonardo Santoro (tecnico), Mauro Lancia della Lancia Srl, Giampietro Fracassa della Fracassa Rinaldo Srl, Vito Giustino, Antonio Loiudice della Edilco, Graziantonio Loiudice (imprenditori). Giustino e Santoro sono della cooperativa Internazionale, del progetto esecutivo del Teatro comunale dell'Aquila.
C'è poi il divieto di esercitare l'attività per cinque tecnici indagati: Michele Buzzerio, Giancarlo Di Vincenzo, Alessandra Del Cane, Michele Fuzio e Domenico Pazienza.
Indagati a piede libero Valerio Agostinelli, Giancarlo Boscaino, Fabio Cacciari, Aldino Del Cane, Federica Di Vincenzo, Gianluca Marcantonio (tecnico e componente del Consiglio dei lavori pubblici, con una nomina che suscitò polemiche), Pasquale Marenna, l'ex assessore comunale Vladimiro Placidi (tutti tecnici); Italo Albani, Ernesto Penzi, Lucio Piccinini (imprenditori); Claudia Castagnoli, Claudio Finarelli, Giuseppe Rossi (dipendenti Mibact Abruzzo); Gianfranco D'Alò, Franco De Vitis, Giuseppe Liberati, Berardino Olivieri, Giorgio Aldo Pezzi (dipendenti della Soprintendenza).
I reati a vario titolo ipotizzati sono di concorso in corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonché soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.
Dino Di Vincenzo, da poco andato in pensione, era già stato destinatario di un avviso di garanzia nello scorso mese di febbraio quando era finito nel mirino della procura perché avrebbe indotto due imprenditori a stipulare una consulenza con il figlio (destinatario in questa inchiesta di una interdittiva), incaricato di redigere il progetto per la ricostruzione post-sisma di Palazzo Centi.
Secondo quanto si è appreso, le indagini dei Carabinieri dell'Aquila, coordinate dal procuratore capo Michele Renzo e dal pm Antonietta Picardi sarebbero scattate proprio da spunti investigativi emersi dall'altra inchiesta, condotta sempre dal corpo militare (Noe), sulla ricostruzione di Palazzo Centi.
A inchiodare gli indagati sono intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre a video e foto che dimostrerebbero le dazioni per vincere gli appalti. Nel corso delle perquisizioni di stamane sarebbero stati ritrovati anche soldi in contanti e appunti sui ribassi delle gare d'appalto.
L'accusa sostiene di aver scoperto un vero e proprio sistema di scambio di favori nell'assegnazione dei lavori della ricostruzione pubblica post-terremoto. Tra i numerosi appalti messi attenzionati dagli inquirenti anche quelli per il restauro del teatro comunale dell'Aquila, delle mura urbiche del capoluogo, della chiesa di San Sisto all'Aquila, della torre medicea di Santo Stefano di Sessanio (L'Aquila), della Badia di Sulmona (L'Aquila) e di altri luoghi vincolati dalla Soprintendenza nel cratere sismico abruzzese.
L'inchiesta
L’indagine, avviata nel 2016 dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di L’Aquila, ha messo in luce un serie di condotte poste in essere da alcuni funzionari pubblici, inseriti nel contesto del Segretariato Regionale del MiBACT dell’Abruzzo, che, ricoprendo varie funzioni e ruoli nel contesto dell’assegnazione e controllo sulle opere di restauro successive al sisma del 2009, avrebbero gestito gli appalti della ricostruzione post sisma in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali (alcuni dei quali su scelta dell’amministrazione, altri su loro indicazione operati dalle stesse ditte interessate all’esecuzione delle opere) a parenti ed amici.
Stando a quanto ipotizzato dai Carabinieri, talune ditte si sarebbero garantite l’assegnazione di gare d’appalto con ribassi particolarmente cospicui, ottenendo successivamente il recupero, attraverso il riconoscimento di varianti in corso d’opera. Più in particolare le ditte esecutrici, in accordo con i funzionari, avrebbero avuto modo di recuperare i ribassi, durante lo svolgimento dei lavori, con le cosiddette perizie di variante, riassegnate ad affidamento diretto o con procedure negoziate senza gara, oppure grazie a perizie di adeguamento dei prezzi, con un aumento talvolta anche elevato rispetto all’importo iniziale dei lavori a base d'asta.
Il compenso per i funzionari si sarebbe concretizzato, secondo quanto ricostruito, attraverso l’affidamento di incarichi professionali a parenti o amici, le cui parcelle, peraltro, proporzionate al valore dei lavori, si arricchivano alla concessione di ciascuna variante, oppure attraverso l’elargizione di somme in denaro. Per alcuni procedimenti sarebbe stata, infatti, accertata sia la turbativa della gara per l’assegnazione dei lavori sia il relativo pagamento di somme da parte dell’imprenditore al funzionario compiacente, quale corrispettivo per il buon fine dell’accordo. Per evitare le comunicazioni obbligatorie all’Autorità anticorruzione (Anac) e, di conseguenza, il controllo, sarebbero state opportunamente concordate di volta in volta, con le ditte, perizie di variante al di sotto del 20% dell’ammontare dei lavori, “spacchettando” in questo modo l’importo del recupero del ribasso.
Complessivamente poste sotto osservazione dai Carabinieri ci sono anche le procedure relative all’assegnazione ed esecuzione di 12 opere di restauro di altrettanti edifici di interesse storico-culturale. Di rilievo la procedura inerente le opere di recupero e restauro del Teatro Comunale di L’Aquila, i cui lavori sono attualmente in fase relativamente avanzata. Contestualmente sono state eseguite le operazioni di acquisizione di tutta la documentazione presente presso l’ente pubblico, nonché custodita presso ditte, studi professionali e laboratorio analisi, con il sequestro di computer e supporti informatici vari.
Imprenditore rideva pensando agli affari ad Amatrice
Come per il sisma del 2009, anche nel terremoto del Centro Italia spunta l'imprenditore che ride pensando agli affari che pioveranno con la ricostruzione.
E' il caso di Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura (Bari), presidente del Cda della società cooperativa l'Internazionale, intercettato nella nuova inchiesta della procura de L'Aquila su presunte mazzette nella ricostruzione pubblica. Nell'ordinanza il gip scrive: "RIDE".
L'uomo, finito ai domiciliari, viene intercettato mentre parla al telefono con il geometra della sua ditta, Leonardo Santoro (anche lui ai domiciliari); Santoro - si legge nell'ordinanza - gli racconta quello che ha detto a Lionello Piccinini, dipendente del Mibact Abruzzo, a sua volta ai domiciliari, dopo il terremoto di Amatrice: "Se ti posso essere utile, voi fate l'elenco, mo' dovete fare uno screening dei beni sotto vostra tutela: se vi serve qualcosa per i puntellamenti, via dicendo, noi siamo a disposizione". E Giustino ride, ride più volte.
Come si legge nelle 183 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, dopo le nuove scosse di terremoto "gli imprenditori monitorati, tra i quali hanno assunto un comportamento particolarmente cinico i rappresentanti della società l'Internazionale, hanno cercato nuovi incarichi, grazie ai rapporti diretti con i pubblici funzionari". Santoro, riassume il gip, spiegava al suo datore di lavoro "che presso il Mibact era stata creata un'unità di crisi per valutare i danni ai beni architettonici. Giustino, sentite le parole del Santoro - prosegue Gargarella - ha riso in maniera beffarda della nuova situazione venutasi a creare, in quanto per l'impresa il nuovo sisma non avrebbe potuto che portare nuovi introiti, tanto più se l'appoggio di Piccinini e Marchetti (altri due arrestati, ndr), funzionari del Mibact e inseriti nell'unità di crisi, non sarebbe venuto meno".
Perquisizioni in Valle Peligna
Sempre nell'ambito degli appalti post terremoto, ma in un'inchiesta distinta, circa 50 uomini della Guardia di Finanza sono stati impegnati stamane in perquisizioni di centri della Valle Peligna, in provincia dell'Aquila. In particolare, l'attenzione delle Fiamme Gialle è rivolta a Sulmona, Pratola Peligna e Bugnara, dove è stata effettuata anche una perquisizione nella sede comunale.