Giovedì, 20 Luglio 2017 18:34

Inchiesta appalti post-sisma: le tangenti venivano contate in macchina

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Soldi in contanti nel cassetto del comodino per oltre 15 mila euro: a trovarli ed a sequestrarli in casa di due indagati, due funzionari infedeli dei Beni culturali dell'Aquila, sono stati i Carabinieri del capoluogo nel corso degli perquisizioni di ieri mattina nell'ambito della nuova inchiesta della procura della Repubblica su tangenti nella ricostruzione pubblica post-terremoto 2009.

L'indagine ha portato a 10 arresti ai domiciliari, 5 interdizioni dal lavoro e 20 indagati a piede libero con le accuse, tra le altre, di corruzione e turbativa d'asta [Leggi l'approfondimento].

Ad un funzionario Mibact sono stati trovati circa 5.500 euro, all'altro circa 8.800 euro. Per gli investigatori, il materiale è interessante in relazione all'indagine: ora spetterà agli indagati l'onere di dimostrare la provenienza di quelle somme. Sul momento, nel corso delle domande a perquisizione in corso, gli indagati hanno replicato che si trattava di contanti da utilizzare per le spese quotidiane. Nelle intercettazione telefoniche ed ambientali, oltre che in video e foto, sono state accertate dazioni di danaro e incarichi ad amici e parenti da parte delle imprese che hanno vinto gli appalti nei confronti di dipendenti infedeli dei beni culturali in Abruzzo.

Nel frattempo oggi, secondo quanto si è appreso, le "gazzelle" sono tornate a visitare gli uffici aquilani del Mibact. I Carabinieri hanno comunque già acquisito una voluminosa mole di faldoni sui 12 cantieri oggetto di attenzioni.

Al centro dell'inchiesta gli appalti pubblici della ricostruzione post-terremoto 2009, anche prestigiosi, gestiti dal Mibact, come quello del Teatro comunale, secondo l'accusa gestiti in maniera clientelare, attribuendo a parenti e amici incarichi professionali, alcuni su scelta dell’amministrazione pubblica, altri “suggerendo” i nomi alle ditte che svolgevano i lavori. Talune ditte si sarebbero garantite l’assegnazione di gare d’appalto con ribassi particolarmente cospicui, ottenendo successivamente il recupero, attraverso il riconoscimento di varianti in corso d’opera.

Finito nell'occhio del ciclone, il Mibact - "nel pieno rispetto del lavoro degli organi inquirenti e con spirito di collaborazione" - ha avviato un'indagine interna per verificare l'iter dei procedimenti amministrativi per la ricostruzione e restauro del patrimonio architettonico aquilano danneggiato dal sisma del 2009 e dagli ulteriori eventi sismici del 2016. Lo rende noto il ministero guidato da Dario Franceschini.

E le tangenti venivano 'contate' in macchina

"Cento... due... tre..."; 100 euro alla volta, fino a "due e cinquanta" ovvero 2.500 euro: tangenti ricevute in busta chiusa e contate in macchina, una banconota dopo l’altra, per arrivare a somme complessive anche di 20 mila euro.

Sono numerosi gli episodi riscontrati dalle intercettazioni ambientali operate dai Carabinieri a carico di Lionello Piccinini, geometra dipendente del Segretariato generale del Ministero per i Beni culturali; tangenti che, oltre a incarichi a parenti e amici da parte delle imprese finite nei guai, finivano nelle mani dei funzionari della sede abruzzese dei Beni culturali all’Aquila, che truccavano le gare con vari sistemi.

Come emerge dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, il lavoro in questione è quello della riparazione della Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), aggiudicato alla Fracassa Rinaldo Srl per circa 1 milione di euro. Una commessa il cui avvio dei lavori è stato celebrato appena lo scorso maggio in un vernissage alla presenza del vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini.

L’aggiudicazione è stata assicurata sostituendo, come accertato da altre intercettazioni, la documentazione di gara dentro la busta chiusa grazie a un complice che compilava in corsa le nuove carte in modo da far risultare vincitrice la ditta amica attribuendole il ribasso maggiore dopo aver verificato quello delle altre concorrenti.

Piccinini riceve nella sua auto Giampiero Fracassa, direttore tecnico della stessa impresa, che gli dice: “Il bracciolo si può apri’... Senti qua, sono 20 meno 10”. Piccinini obietta: “Eh no, ci stanno quelli di Dino”, in riferimento a Berardino Di Vincenzo, ex segretario regionale pure lui ai domiciliari, ma l’altro replica che “quelli gliel’ho dati”. Più tardi, "dopo aver abbandonato l’ufficio in orario lavorativo" - rimarca il giudice - Piccinini torna in auto e apre gli involucri. "L’attività tecnica ambientale ha registrato il rumore simile all’apertura verosimile di due plichi/buste di carta e tra la prima e la seconda apertura sono trascorsi circa due minuti di silenzio - scrive Gargarella - Dopo l’apertura del secondo plico, Piccinini ha contato il denaro ad alta voce, prima in verosimili tagli da 100 euro e successivamente da 50, arrivando alla somma di 5 mila euro che, sommata a quella contata in silenzio nonché dedotto da quanto detto in precedenza da Fracassa, fa ritenere si trattasse della somma in contanti di 10 mila euro".

Episodi simili si ripeteranno nel febbraio 2017 per due volte, e un altro c’era già stato nel dicembre 2016.

 

Biondi: "Risate disgustose"

"Si ripete questo aspetto delle risate connesse al terremoto. È un aspetto davvero deplorevole, moralmente disgustoso. Non è però penalmente rilevante, penalmente rilevante è la sottrazione di denaro se dovesse essere confermata".

Lo ha detto il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, a margine della presentazione del Jazz italiano per le terre del sisma, riferendosi ad uno dellle vicende più clamorose emerse nelle 180 pagine dell'ordinanza, quella che ha come protagonista Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura (Bari), uno degli inquisiti, presidente del Consiglio d’amministrazione della società cooperativa l’Internazionale che sta ristrutturando il Teatro comunale dell’Aquila, intercettato al telefono.

Nell’ordinanza il giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, scrive “RIDE”, in maiuscolo, censurando duramente la condotta. L’uomo, ai domiciliari, annuisce e ride parlando con il geometra della sua stessa ditta, Leonardo Santoro, anche lui ai domiciliari, delle future commesse da acquisire, in particolare ad Amatrice (Rieti), dopo le scosse del 2016. Santoro gli racconta quello che ha detto a Lionello Piccinini, dipendente del Mibact Abruzzo, a sua volta finito ai domiciliari, dopo il terremoto del Centro Italia. "Se ti posso essere utile, voi fate l’elenco, mo’ dovete fare uno screening dei beni sotto vostra tutela: se vi serve qualcosa per i puntellamenti, via dicendo, noi siamo a disposizione", racconta Santoro a Giustino, che ride più volte.

"La magistratura deve fare il suo corso – ha aggiunto Biondi - siamo solo nella fase in cui sono state richieste le misure cautelari. Ora ci affidiamo al ruolo degli inquirenti. Devo dire che, a leggere le ricostruzioni fatta dalla stampa, viene gettata questa croce addosso in maniera generalizzata ai dipendenti, funzionari e dirigenti pubblici, la grandissima parte dei quali ha fatto un lavoro importante sia per la città de L’Aquila che per il cratere. Speriamo che ne esca fuori un quadro chiaro e che le persone coinvolte possano dimostrare la loro innocenza, in caso ci fosse".

Ultima modifica il Venerdì, 21 Luglio 2017 13:57

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