Martedì, 05 Novembre 2013 14:23

Crisi, aumenta la povertà a L'Aquila. D'Ercole si scaglia su usura e finanziarie

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"Qualsiasi idiota può superare una crisi; è il quotidiano che ti logora", scriveva a fine '800 Anton Čechov sui suoi Quaderni. Dopo più di cento anni, nel bel mezzo della recessione economica più imponente degli ultimi decenni, il concetto di 'crisi nel quotidiano' è ogni giorno più attuale. Anche in Abruzzo colpisce pesantemente, e per la prima volta non coinvolge solo le classi cronicamente emarginate e meno abbienti, ma anche una nuova classe media che vive per la prima volta la drammatica condizione di povertà. E' questo uno dei dati emersi stamane durante la conferenza stampa di presentazione del "Rapporto sulle povertà 2012", redatto dalla Caritas Diocesana di Abruzzo e Molise.

"Le esigenze che riscontriamo nei nostri centri di ascolto riguardano soprattutto il bisogno di avere un lavoro e la necessità di approvvigionamenti dei beni primari – dichiara don Marco Pagnello, delegato regionale Caritas Abruzzo Molise – auspichiamo che anche in Parlamento si approvino alcuni provvedimenti necessari in un periodo come questo, come il reddito minimo”. Anche la Caritas è in difficoltà nel soddisfare le esigenze di tutti: “Con l'aumento delle richieste di pacchi viveri e la difficoltà che vive l'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (agenzia ministeriale che approvvigiona i centri diocesani, ndr) siamo in grande difficoltà, anche perché in questa emergenza non possiamo sostituirci allo Stato”. Le parole di Pagnello suonano come un vero e proprio allarme.

2114 pacchi viveri distribuiti alle famiglie aquilane nel 2012, 760 buoni vestiario e 316 persone accolte nel centro di ascolto della Caritas Diocesiana aquilana (che si estende da Navelli a Montereale): sono queste alcune delle cifre snocciolate stamane, che mostrano come anche il capoluogo abruzzese sia investito da una crisi aggravata dalla difficile gestione post-sisma: "Rispetto al trend abruzzese, a L'Aquila chi si rivolge ai nostri centri è per due terzi straniero – dichiara Angelo Bianchi della Caritas aquilana – in molti casi c'è un ricongiungimento familiare, senza che il migrante domiciliato a L'Aquila abbia una stabilità abitativa in città".

Il 45% delle persone che si rivolgono alla Caritas lo fanno per gravi problemi economici, il 25% per cercare un lavoro e il 10% per motivi familiari. La risposta dell'apparato ecclesiastico si traduce nell'offerta di un sostegno socio-assistenziale, di sussidi economici – sempre meno frequenti a causa della mancanza di fondi – di sostegno sanitario. "Più che aiuti economici, tendiamo a dare risalto al rapporto umano" afferma con decisione il Vescovo ausiliare Giovanni D'Ercole "Per noi è molto più importante avere una relazione umana con chi si rivolge a noi". Per D'Ercole le conseguenze della crisi sono devastanti all'interno delle famiglie, e incidono soprattutto sui più giovani: "La sofferenza dei bambini e ragazzi in città è impressionante, e spesso si traduce in devianze pericolose dal punto di vista sociale, come la prostituzione minorile in cambio di pochi spiccioli o addirittura di ricariche telefoniche".

Presente all'incontro anche Rita Salvatore, docente dell'Università di Teramo, che ha redatto assieme a un gruppo di studio le statistiche contenute nel rapporto di Caritas: "Più della metà delle persone che si rivolgono ai centri sono donne, anche se spesso le cause della sopraggiunta povertà sono imputabili alla mancanza di lavoro, o a problemi come alcolismo o dipendenza da gioco, da parte del padre di famiglia – afferma la professoressa – questo accade perché gli uomini si vergognano di più del loro status". Molto interessanti le indagini condotte dall'equipe universitaria, soprattutto nell'inquadramento dello scenario: “Non dobbiamo guardare alla povertà come una fotografia del momento – sottolinea Salvatore – ma come un processo di impoverimento diacronico. Alla mancanza di reddito sopraggiunge una mancanza di status: ci si autoesclude ai margini del tessuto sociale”.

Quello che mancherebbe è anche una 'educazione alla povertà'. Un'espressione per certi versi ambigua e brutale, ma che viene ben spiegata da D'Ercole: "La povertà oggi si traduce come mancanza di senso della vita, le persone non hanno più speranza e questo va a confliggere duramente con una cultura prettamente materialista ed economica, che impone un modello sovradimensionato". La soluzione sarebbe accontentarsi di un tenore di vita più basso e riacquistare la dimensione delle relazioni umane: "Se da una parte occorre creare alleanze tra tutti gli attori sociali, dall'altra bisogna 'educare alla sobrietà'. Solo così si ricrea una nuova cultura”. E' chiara la posizione di D'Ercole nei confronti del modello economico che quotidianamente viviamo e spesso subiamo. Il Vescovo si lascia poi andare ad affermazioni forti, soprattutto nei riguardi delle finanziarie che concedono prestito a tassi da usura: "Alcune finanziarie sono pericolose. Più che un piatto di pasta o un pezzo di pane, possiamo accogliere i cittadini e aiutare loro a non cadere nella trappola delle finanziarie".

E' uno scenario preoccupante quello dipinto oggi dalla Caritas. Dati purtroppo non sorprendenti, che confermano le cifre già snocciolate nei mesi scorsi da altri organi, come Istat e Centri per l'Impiego. La crisi è ormai organica al tessuto sociale. A L'Aquila è ancora più evidente, aggravata da una difficile ripresa economica post-sisma. E' altrettanto chiaro, tuttavia, che le crisi se da un lato colpiscono una fascia della popolazione, dall'altra contribuiscono all'arricchimento di un'altra. Succede così anche nel capoluogo abruzzese, grazie alle figure (vecchie e nuove) che lavorano attorno alla ricostruzione.

Sarebbe auspiscabile, anche alla luce dei dati e dei rapporti annuali, porre l'attenzione su una più adeguata redistribuzione delle risorse sul territorio. La crisi non la risolveranno i potenti, ma solo l'unione delle classi più svantaggiate. Una redistribuzione delle risorse in tal senso riequilibrerebbe anche gli assetti. Nel frattempo, però, sembra evidente che la via assistenziale sia l'unica finora percorsa.

Ultima modifica il Martedì, 05 Novembre 2013 15:10

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