Giusto un mese fa, Intecs ha comunicato all'assessore regionale Giovanni Lolli la volontà di dismettere il laboratorio dell'Aquila; senza neppure avvisare le RSU, ha avviato la chiusura del sito.
L'ultima pagina di una vicenda dolorosa; a seguito dell'acquisto del laboratorio ex Siemens, leader del settore ICT, avvenuta con una lunga 'due diligence', Intecs non ha saputo valorizzare le potenzialità di una struttura di ricerca e sviluppo di alte competenze che era fiore all'occhiello del territorio. "Il pressapochismo espresso in questi anni da parte dell'azienda ha fatto sì che i ricercatori non trovando aggettivi 'dequalificanti' adatti esprimessero un solo aggettivo: 'Intecs'", l'affondo della Fiom. "Sono stati capaci solo di consumare quel poco mercato lasciato da Compel senza apportare nulla. Le uniche cose che hanno fatto sono state il trasferimento di alcuni lavoratori, attrezzature e attività a Roma, l'utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali e i licenziamenti".
E sui licenziamenti, hanno perso pure qualche causa. "Nelle riunioni nazionali comunicavano anche il loro stato di indebitamento con nonchalance, prospettando piani fantasmagorici di rientro attraverso la costituzione di Old Company e New Company; operazioni che sono state pure fatte ma che - evidentemente - non stanno producendo i risultati sperati visto che all'assessore alle attività produttive della Regione Abruzzo l'azienda ha ribadito che per sopravvivere la Intecs deve chiudere L'Aquila".
Una mazzata, l'ennesima, per i lavoratori e, più in generale, per un comprensorio che vorrebbe candidarsi a centro d'eccellenza per la ricerca e l'alta formazione. D'altra parte, "Intecs è un’azienda che partecipa al tavolo della Regione sui percorsi d'innovazione tecnologica e credo che bisogna chiederle delle coerenze di comportamento perché non si può immaginare che un’azienda che partecipa a dei progetti sull’innovazione licenzi contemporaneamente le competenze, le risorse, le esperienze che ha qui nel territorio", aveva sottolineato il segretario generale Cgil Susanno Camusso, a L'Aquila per i 110 anni del sindacato.
Ma davvero per sopravvivere la Intecs è obbligata a chiudere L'Aquila? In realtà, a giugno scorso la società confermava "la piena fiducia nella collaborazione con tutte le istituzioni locali e le rappresentanze sindacali per una soluzione positiva del problema". E poi, ci sarebbero i progetti presentati in Regione per ottenere finanziamenti e che vedono Intecs in associazione temporanea d'imprese con aziende di primaria importanza. Dunque?
E' qui che sta il nodo della vicenda.
NewsTown è in grado di svelarvi cosa ha dichiarato innanzi ai lavoratori del centro di ricerca di Pisa l'amministratore delegato e direttore generale di Intecs Solutions con delega in Intecs, Marco Casucci. E' pervenuto in redazione un documento audio, inviato in forma anonima, che abbiamo verificato e che riteniamo doveroso rendere pubblico. Casucci sottolinea come il clima, a L'Aquila, sia "molto caldo, caldissimo": c'è un clima particolare - ribadisce - e non soltanto per la Intecs. E poi, aggiunge: "Passate un messaggio ai colleghi: a L'Aquila, la Intecs ha fatto un passo e, se non dovesse cambiare niente, quello sarà. Ma se qualcuno farà qualcosa di concreto, e sottolineo concreto, non è che siamo degli sprovveduti". Ancora, come a ribadire il concetto: "Finché non succederà niente, la nostra posizione non cambierà di una virgola; tuttavia, abbiamo fiducia che qualcuno faccia qualcosa".
Cosa intende Casucci? Che passo sta aspettando? Lo chiarisce: "Ho deciso di chiudere, è la posizione formale; se non lo dico in questi termini, non mi credono. Qualcuno mi ha chiesto, stai scherzando? Ma scusate, 'mettere nelle peste' 68 famiglie, secondo voi, è uno scherzo? Sarei un irresponsabile, una persona da detestare. In questo momento, però, la posizione è questa: non lo faccio perché mi diverto. Hanno tre progetti in pancia, da febbraio, facciano almeno vedere che vogliono fare qualcosa".
Eccolo, il punto.
Stando agli approfondimenti che abbiamo potuto condurre, l'amministratore delegato di Intecs farebbe riferimento ai tre progetti presentati in Regione, appunto, nel febbraio scorso e che attengono ai bandi per l'assegnazione dei fondi Por Fesr 2014-2020; il primo, è stato presentato con Thales Alenia, LFoundry ed Elital per realizzare il progetto 'Sathernus'; il secondo con Xecurity srl e LabTeq per sviluppare il programma 'Urban, Home & Personal Security'; il terzo, con Leonardo spa e Reiss Romoli srl, Sintau e G&A Engineering srl per il progetto 'Cyber Trainer'.
In altre parole, Casucci vorrebbe che Regione Abruzzo si esprimesse favorevolmente sui progetti presentati; andasse così, la posizione assunta un mese fa - la chiusura del centro di ricerca dell'Aquila - potrebbe essere rivista sebbene, tiene a chiarire l'amministratore delegato, "70 persone sono insostenibili"; insomma, pure la Regione finanziasse i progetti presentati, comunque verrebbero assicurate soltanto le unità professionali necessarie alla realizzazione dei programmi di ricerca, e non verrebbero garantiti comunque gli attuali livelli occupazionali. "Ma se hanno intenzione di fare qualcosa, adesso o mai più", l'avvertimento.
Ora, messa giù così pare davvero un tentativo di mettere Regione Abruzzo con le spalle al muro: se i progetti non dovessero essere finanziati, infatti, i 68 lavoratori Intecs andrebbero a casa; andasse diversamente, alcuni di loro - ma non tutti - manterrebbero il posto di lavoro. Fino al prossimo bando, evidentemente. Si può giocare il destino di altissime professionalità sul finanziamento, o meno, di progetti presentati ad un Ente pubblico? Se tutte le imprese dovessero ragionare così, che cosa accadrebbe, a L'Aquila come altrove?
La domanda pare lecita, considerato pure che Casucci aggiunge un altro particolare di non poco conto: "E' chiaro che loro cercheranno di trovare solidarietà, è giusto che sia così ma vi ho spiegato come si è arrivati a questo punto: non vorrei che 'questa cosa' diventasse un bordello da tutte le parti. Le cose stanno andando meglio, certo non posso dirlo a loro".
Insomma, pare proprio di capire che Intecs non viva una crisi tale da giustificare la chiusura del centro di ricerca dell'Aquila - "le cose stanno andando meglio, certo non posso dirlo a loro" (ai lavoratori abruzzesi?) - e si rivolge ai dipendenti di Pisa rasserenandoli: "vi ho spiegato come si è arrivati a questo punto". Al punto di decidere la chiusura di un centro di ricerca, a meno che Regione Abruzzo non finanzi i progetti presentati in febbraio.
Così si fa impresa, evidentemente.
La posizione della Intecs
"La Intecs smentisce nel modo più categorico quanto riportato in questi ultimi giorni da organi di stampa secondo i quali la Società starebbe attuando ricatti o pressioni nei confronti delle istituzioni regionali abruzzesi".
Si legge in una nota inviata dalla società. "La Intecs sottolinea che l'avvio della procedura di licenziamento collettivo presso la sua sede de L’Aquila è un passo doloroso che l’Azienda ha fatto a valle di numerosi tentativi infruttuosi per evitarlo. Confermiamo che la posizione della Intecs è quella indicata nella procedura in essere e rimandiamo alle sedi competenti il confronto con le organizzazioni sindacali".