Sono arrivate fino a Montecitorio al grido "Le macerie ve le portiamo noi".
Circa 200 persone, provenienti dalle zone che, un anno fa, vennero colpite dal terremoto che devastò il Centro Italia, hanno protestato sabato 21 ottobre a Roma.
Partiti da Piazza del Popolo con carriole piene di massi e pietre - che hanno riportato inevitabilmente alla mente le carriole che sfilarono per il centro storico dell'Aquila nel 2010 - i manifestanti, accompagnati anche dai sindaci di alcuni comuni marchigiani, si sono radunati in un sit-in davanti al parlamento per denunciare l’inefficace risposta del governo all'emergenza.
Un anno dopo - hanno detto i cittadini di Ussita, Visso, Cingoli, Amatrice, Castelluccio di Norcia - in gran parte dei centri abitati le macerie sono ancora lì: "E’ un anno che i politici fanno promesse, è un anno che fanno passerelle e non hanno ancora concluso nulla".
"Non ci sentiamo rappresentati", "Ci avete promesso la luna, rivogliamo solo la nostra terra": erano alcune delle scritte leggibili sugli striscioni portati dai manifestanti.
"Non restiamo in silenzio, scendiamo in piazza insieme ai sindaci del cratere, per protestare contro chi è complice di un sistema marcio, incapace di gestire l’emergenza“ ha affermato Terremoto Centro Italia, il Comitato di Coordinamento delle associazioni e dei comitati presenti nel Cratere.
Secondo una stima fatta da Legambiente a fine agosto, a un anno dal terremoto nelle quattro regioni colpite dal sisma – Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo – c’erano ancora 2,4 milioni di tonnellate di macerie da rimuovere.
Oltre alle macerie non rimosse, i cittadini delle zone terremotate hanno manifestato anche contro i ritardi nella consegna delle casette (arrivate, finora, solo al 25% delle famiglie), contro le tante lungaggini buroratiche che stanno bloccando la ricostruzione e contro la restituzione tasse: “Le avevano sospese" spiegano "ora le rivogliono in un’unica soluzione. È una beffa”.
Al termine del sit in i manifestanti hanno buttato simbolicamente le tessere elettorali in segno di protesta.