Axel è tedesco, studia fisica ed è all'Aquila da tre settimane: “Sono venuto a conoscenza dell'esistenza del GSSI grazie al professore che ha fatto da supervisore alla mia tesi. Ho scelto di venire qui per proseguire il mio lavoro di ricerca e per avere l'opportunità di collaborare con i laboratori del Gran Sasso, anche perché, in passato, ho già avuto modo di lavorare all'interno di laboratori di fisica situati sottoterra”.
Ilia, invece, viene da S. Pietroburgo. Fisico anche lui, ha scelto, come Axel, il dottorato in fisica astroparticellare perché affascinato dall'opportunità di studiare e lavorare a stretto contatto con i laboratori ipogei dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
E poi ci sono Darko, che viene dalla Macedonia; David, che è georgiano; Andres e Venkatapathy, arrivati, addirittura, rispettivamente dalla Colombia e dall'India. Insieme a loro anche tanti italiani, a dire il vero la componente maggioritaria.
Sono i 36 studenti del Gran Sasso Science Institute, la scuola internazionale di dottorato voluta dal governo Monti, dalla Regione Abruzzo e dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
“Trentasei talenti” come li ha definiti il direttore Eugenio Coccia, scelti al termine di una selezione che ha vagliato 552 domande di iscrizione, la metà delle quali provenienti dall'estero.
Quattro i corsi di dottorato attivati, afferenti ad altrettante aree scientifiche: fisica, matematica, informatica e scienze sociali (Urban Studies).
Per gli studenti di fisica e matematica, le lezioni sono iniziate già da qualche settimana, mentre gli studenti degli altri corsi sono arrivati all'Aquila i primi di novembre. Per ora alloggiano tutti tra l'hotel Castello e l'hotel S. Michele ma l'intenzione della direzione dell'istituto è quella di sistemarli in un'unica struttura, sempre nei pressi del centro storico, adibita, per l'occasione, a campus universitario.
I ragazzi, questa mattina, sono stati accolti per un saluto di benvenuto, oltre che dal direttore Coccia, anche dal presidente della Regione Gianni Chiodi e dal presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Fernando Ferroni.
Un preludio a quella che sarà l'inaugurazione vera e propria dell'anno accademico, che si terrà il 14 novembre. Già confermata la partecipazione del premio Nobel per la fisica nonché senatore a vita Carlo Rubbia. Insieme a lui saranno presenti i rappresentanti delle istituzioni locali, la rettrice dell'Università dell'Aquila Paola Inverardi (una delle promotrici del GSSI) e, a vario titolo, tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella nascita dell'istituto, in primis l'ex ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca e l'ex ministro della Pubblica Istruzione Francesco Prufumo.
La nascita del GSSI è stata possibile grazie a un finanziamento di oltre 30 milioni di euro provenienti in parte dallo Stato centrale e in parte dalla Regione. I fondi garantiranno l'attività didattica per i primi tre anni. Al termine di questo primo ciclo, l'istituto, come ha spiegato il direttore Coccia, si sottoporrà al giudizio dell'Agenzia Nazionale della Ricerca, che sarà chiamata a valutare i risultati raggiunti. “Se il giudizio sarà positivo” afferma Coccia “allora il Miur, il ministero dell'Università e della Ricerca, stanzierà opportuni finanziamenti con i quali potremo proseguire il nostro progetto”.
Soddisfatto il presidente Chiodi: “Il GSSI è un progetto importante non solo per L'Aquila e l'Abruzzo ma per il Paese intero. Quando nascono scuole come questa, a beneficiarne non è solo una comunità ristretta. Questo istituto si candida a diventare un competitor diretto di scuole come la S. Anna o la Normale di Pisa e la SISSA di Trieste. Il nostro Paese ha bisogno di alzare l'asticella e di pensare secondo schemi completamente nuovi. Queste scuole di formazione e specializzazione post universitaria sono ciò che manca all'Italia, anche perché, come è emerso da recenti indagini statistiche, gli italiani sono agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda le conoscenze scientifiche. I lavori del futuro avranno sempre più a che fare con la matematica e la fisica e sempre meno con il greco e il latino, e lo dico da ex studente del liceo classico”.
Anche tra i ragazzi i sentimenti più diffusi sono l'entusiasmo, la soddisfazione di aver superato una selezione molto competitiva, lo slancio legato alla consapevolezza di iniziare un nuovo percorso di studi. C'è anche chi ammette che l'impatto con la città non è stato tra i più facili: “Sto vivendo due tipi di emozioni” dice ad esempio Marta, pisana, studentessa di fisica “quelle positive legate al fatto che sto comunque iniziando una nuova vita e, allo stesso tempo, quelle dovute alla fatica di vivere in una città che è passata attraverso un terremoto. Vivere all'Aquila certo non è semplice. Devo ammettere che ho un po' di difficoltà a muovermi per la città. Non ho la macchina e a Pisa ero abituata ad andare in bicicletta”.
Come Marta, anche Matteo, 27 anni, di Milano, è rimasto impressionato dalla situazione in cui versa il centro storico, anche se, confessa, “mi aspettavo una situazione di gran lunga peggiore rispetto a quella che ho visto”. Matteo è iscritto al dottorato in Urban Studies ed è uno dei pochi studenti con, alle spalle, un percorso di studi umanistici: “Ho studiato Lettere e poi Geografia, in particolare Geografia urbana. Che effetto mi ha fatto vedere il centro storico? Sinceramente mi aspettavo di peggio. Certo, sembra una città fantasma. Però, rispetto a quello che avevamo letto e sentito sui media, l'impatto è stato positivo. Si vede che cominciano a esserci delle attività, giovedì sera abbiamo visto una vera e propria folla di studenti. Il nostro corso non è mirato a concentrarsi sulla situazione locale. E' molto aperto agli scenari internazionali e in particolare alla situazione europea, al modello di città europeo. Naturalmente per noi è estremamente stimolante trovarci qui. Penso che, per iniziativa personale o di gruppo, ci interesseremo alla situazione dell'Aquila e della ricostruzione, speriamo di poter avere delle interazioni con gli attori locali”.