Martedì, 02 Gennaio 2018 19:23

Ancora polemiche per la chiusura delle strade per Campo Imperatore

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Gli operatori economici e turistici dei comuni del versante aquilano del Gran Sasso sono sul piede di guerra a causa delle ordinanze con cui la provincia dell’Aquila ha disposto la chiusura delle due strade - il tratto di 17 bis che da Castel del Monte porta a Fonte Vetica e la strada che da S. Stefano di Sessanio sale fino al lago e al rifugio Racollo - che conducono alla piana di Campo Imperatore.

Il problema della viabilità di collegamento tra i borghi appartenenti all’antica Baronia Carapelle con l’altopiano si trascina da anni ma negli ultimi tempi il grado di scontro tra i vari attori in campo ha toccato livelli di intensità particolarmente alti, con i commercianti e gli esercenti che accusano la provincia, ma anche la Regione e gli altri enti locali, di non avere sufficientemente a cuore lo sviluppo economico e turistico della zona e di non essere in grado di occuparsi, durante la stagione invernale, della manutenzione e della pulizia di due strade lunghe, complessivamente, una trentina di chilometri.

Il casus belli che ha alzato ulteriormente la tensione e che ha portato gli impreniditori a organizzare una manifestazione è stato il cumulo di pietre (foto) che la provincia dell’Aquila ha fatto rovesciare all’imbocco della strada S. Stefano-Racollo nel punto in cui si trova la sbarra di metallo che, in caso di ordinanza di chiusura, viene abbassata per impedire il transito delle auto.

Qualche giorno fa alcuni ignoti hanno divelto la sbarra. Non essendoci i tempi tecnici per una sua rapida sostituzione, e permanendo l’ordinanza di chiusura della strada, la Provincia, per sbarrare comunque il passaggio, ha fatto scaricare in quel punto una montagnola di sassi e pietre.

La mossa non è piaciuta per niente al neonato comitato Io vivo il Gran Sasso, costituitosi su iniziativa degli operatori turistici e commerciali di tutti i borghi del comprensorio. Oggi, il comitato terrà una manifestazione di protesta lì dove sono stati scaricati i sassi per esprimere la propria indignazione “nei confronti di un sistema che da diversi anni non è in grado di assicurare la pulizia di strade che porterebbero notevoli vantaggi agli operatori e soprattutto all'immagine turistica dell'Abruzzo”.

“Se da un lato” scrive il comitato in merito all’episodio “non possiamo pubblicamente accusare nessuno di questo scempio, dall'altro ci chiediamo come l'ente preposto (ovvero la Provincia) non sia corso a liberare la strada da questo cumulo di sassi, in queste giornate piene di sole e fondamentali per il turismo montano”.

“Da anni oramai” dicono gli operatori “tutte le vie di accesso a Campo Imperatore vengono chiuse fino ai primi di maggio, con o senza neve, da sbarre metalliche. L'impossibilità di accedere ad una delle zone più belle dell’Abruzzo e dell’Italia in generale e particolarmente votata al turismo e agli sport invernali, a causa di un sistema burocratico che non riesce ad assicurarne l'apertura, anzi ne garantisce la chiusura, crea ingenti danni economici ad un territorio già fortemente depresso. Ad esempio, il Rifugio Racollo ha dovuto disdire per questo le sue prenotazioni, in un periodo dell’anno economicamente importante: le festività natalizie! Chiediamo e vogliamo soluzioni a questo costante problema che riguarda solo questa montagna della provincia dell'Aquila”.

Contemperare la tutela della pubblica sicurezza con le necessità dei privati, però, non è facile.

“Noi dobbiamo pensare prima a proteggere l’incolumità delle persone e a tenere aperte le strade dei centri abitati e poi agli interessi, pur rispettabili, degli operatori turistici” dice a NewsTown l’ingegnere Francesco Bonanni, dirigente del settore Territorio e Urbanistica della provincia dell’Aquila.

“Solo dieci giorni fa” racconta Bonanni “abbiamo dovuto soccorrere, insieme ai carabinieri, un’auto che si era avventurata verso Racollo ed era uscita fuori strada. Di interventi così, l’anno scorso e negli anni passati, ne abbiamo fatti tanti, troppi, e sempre per colpa dell’imprudenza di qualcuno. Personalmente, visto che ho anche la responsabilità penale di quel che accade su quelle strade, non sono più disposto a tenerle aperte se non posso garantire la massima sicurezza”.

Per la verità, gli operatori turistici accusano la provincia di tenere le strade chiuse anche quando sono pulite perché non c’è neve, come è successo il 31 dicembre e il 1° gennaio.

“Queste persone” risponde Bonanni “fanno finta di non conoscere il Gran Sasso. Il problema di sicurezza di quelle due strade riguarda più aspetti. La strada per Racollo, per esempio, è particolare: è una strada stretta, lunga 18 chilometri, dove anche se non nevica il vento crea cumuli e dove c’è un rischio slavina in almeno tre punti. E in questi giorni il rischio valanghe era di grado 3 marcato. Stesso discorso per la statale 17 bis che va da Castel del Monte a Fonte Vetica: lì la carreggiata è più larga e il fondo è migliore ma i problemi sono gli stessi”.

“E’ vero” continua il dirigente “che ieri e l’altro ieri c’era il sole ma nei giorni precedenti c’era stato brutto tempo e tra due giorni ci sarà un’altra allerta meteo. Non è possibile scrivere un’ordinanza di apertura durante un giorno di festa, quando gli uffici sono chiusi, e poi scriverne un’altra due giorni dopo perché è in arrivo una nuova ondata di maltempo. Chi pensa di poter gestire l’apertura e la chiusura di quelle strade con ordinanze che vanno e vengono nel giro di giorni o di ore è un pazzo. Con la scarsità di mezzi e uomini che abbiamo, la priorità ce l’hanno la sicurezza delle persone e la pulizia delle strade dei centri abitati. Il resto viene in subordine. E se questo vuol dire che qualche turista romano deve rinunciare a farsi una ciaspolata mi dispiace ma non possiamo pulire 18 chilometri di strada solo per raggiungere un rifugio. Se poi c’è qualche operatore che prende in gestione un rifugio di alta montagna e non si rende conto di quello che sta facendo, questo è un altro discorso.”

Per risolvere il problema andrebbero compiuti degli interventi strutturali ma al momento non ci sono i soldi per realizzarli. “Nel Masterplan” fa sapere il sindaco di Castel del Monte, Luciano Mucciante “ci sono 6 milioni di euro per la messa in sicurezza della strada che da Castelli da a Rigopiano e di tutta la rete stradale pedemontana ma al momento la progettazione è ferma. Nei giorni scorsi ho inviato una lettera al presidente della provincia di Pescara, la stazione appaltante, per sollecitare una riunione operativa, speriamo che le cose si sblocchino in fretta”.

Qualcosa, tuttavia, dovrebbe cambiare grazie all’accordo che la provincia ha firmato, poche settimane fa, con i comuni. Un accordo che permette a questi ultimi, tramite delle convenzioni, di avere più voce in capitolo nella gestione delle strade.

Il principio alla base dell’intesa è che la provincia delegherà più decisioni ai sindaci, per sveltire le decisioni e quindi i tempi di intervento, fermo restando che i comuni non si sostituiranno alla provincia ma la affinacheranno.

Ad esempio, a Castel del Monte, dove l’amministrazione ha già in dotazione mezzi spalaneve propri, un dipendente del comune potrà affiancare l’operatore della provincia che attualmente gira sul mezzo da solo e il sindaco, se ravviserà condizioni meteo favorevoli, potrà anche firmare un’ordinanza per la riapertura della strada.

A S. Stefano di Sessanio, invece, l’accordo prevede che sarà una ditta privata, alla quale il comune si è rivolto, non avendo mezzi propri in dotazione,  per la pulizia delle strade, a poter affiancare la provincia nell’attività di sgombero anche della strada per Racollo, fermo restando che ad avere la priorità sarà sempre la viabilità dei paesi e dei centri abitati.

L’intesa tra la provincia e i comuni è stata ratificata dal consiglio provinciale il 29 dicembre.

Le convenzioni si stanno firmando proprio in queste ore e diventeranno esecutive nei prossimi giorni.

Ultima modifica il Mercoledì, 03 Gennaio 2018 14:06

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