È stato raggiunto dalla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla parte lesa il trentenne dell'Aquila ritenuto responsabile della violenza sessuale ai danni di una 21enne la sera precedente alla vigilia di Natale. È stata la stessa vittima a denunciare l'accaduto, l'indomani in questura, e a riconoscere, in seguito, il volto dell'uomo da un album fotografico.
Le indagini della squadra Mobile diretta a Tommaso Niglio e coordinate dai sostituti procuratori Simonetta Ciccarelli e David Mancini, hanno permesso di individuare il presunto aggressore grazie ad una serie di testimonianze di persone che si trovavano nel locale dove l'uomo e la ragazza hanno trascorso la serata prima di allontanarsi.
Al momento della denuncia la giovane, oltre a ricostruire l'accaduto, aveva fornito agli investigatori il referto medico emesso dall'ospedale San Salvatore, al quale si era rivolta per le cure del caso. Aveva anche riferito di essersi trovata in uno stato di semincoscienza a seguito della consumazione di due drink.
Il provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari Roberto Ferrari, è stato notificato al 30enne nella serata di ieri.
La ragazza, nel corso di una serata trascorsa in un locale dei dintorni dell’Aquila assieme ad un’amica - ricostruisce la questura in una nota - ha conosciuto un giovane che al termine della serata l’ha invitata a seguirlo, sebbene la vittima si sentisse in uno stato confusionale. Il trentasettenne, una volta che la vittima è salita a bordo della propria auto, si è diretto in un posto isolato nei pressi del lago di Sinizzo, dove ha costretto la giovane a subire un rapporto sessuale, abbandonandola immediatamente dopo seminuda in un posto isolato. La giovane è stata ritrovata dall’amica che nel frattempo, avendola persa di vista, ha iniziato a cercarla, contattandola sul proprio smartphone, rimasto all’interno dell’auto del violentatore. In seguito alle numerose chiamate senza riposta inoltrate verso il cellulare della ragazza, lo stesso presunto aggressore ha richiamato l’amica della vittima indicandogli dove avesse abbandonato la ragazza e portandosi egli stesso sul posto per restituire gli indumenti ed il telefonino della giovane ventunenne.
Le indagini condotte dalla squadra Mobile sono arrivate ad una svolta grazie ad una serie di testimonianze e alla minuziosa descrizione, fatta dalla vittima e dai testimoni, della vettura di marca tedesca dell'uomo. Il veicolo in cui è avvenuta la violenza è stato sequestrato dalla squadra Mobile, su delega della Procura della Repubblica di L’Aquila, in attesa che la polizia Scientifica ultimi gli accertamenti tecnici tesi ad rilevare tracce biologiche nel veicolo. In seguito, nei giorni di Natale e Santo Stefano, gli investigatori della squadra Mobile hanno fatto vedere alla vittima e ai testimoni un album fotografico, dove sia la ragazza sia gli altri testimoni hanno riconosciuto l'uomo.
Il presunto aggressore non è stato raggiunto da misura di custodia cautelare - viene spiegato nell'ordinanza - non essendo riferiti "inidizi rivelatori dell'essere l'indagato, incensurato, soggetto a pulsioni sessuali incontrollabili o uso al costante impiego della violenza nei rapporti con gli altri e in particolare con le persone dell’altro sesso da cui sia attratto"; inoltre, il comportamento tenuto dall'uomo "mostra al contrario una certa consapevolezza dell’antidoverosità della condotta posta in essere, nonché momenti di resipiscenza o comunque preoccupazione per l’abbandono della persona in stato di necessità, evidenziati dalla telefonata all'amica della vittima e dal ritorno sul luogo dell’accaduto al fine di restituire indumenti e telefonino".
Evidentemente, ciò non toglie che, col prosieguo delle indagini, il presunto aggressore possa essere rinviato a giudizio e, se dimostrata la condotta violenta, condannato per il reato commesso.