Non si arrendono i sindaci d’Abruzzo e Lazio che, dal 1° gennaio, si battono avverso l’aumento del 12.89% dei pedaggi autostradali su A24 e A25.
Hanno deciso di scrivere al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo di essere ricevuti e ascoltati. Non solo. I sindaci pretendono di avere, entro 10 giorni, copia della convenzione sottoscritta nel 2001 e con cui veniva assegnata a 'Strada dei Parchi', società del gruppo Toto, la concessione delle arterie autostradali per capire se, e in quali punti, fossero previsti i rincari.
La battaglia continua, insomma.
D’altra parte, i sindaci hanno giudicato assolutamente “insufficiente e inadeguata” la soluzione individuata dal Ministero dei Trasporti nell’incontro con le Regioni del 18 gennaio scorso, e cioè l’applicazione di uno sconto del 20% in favore dei pendolari a carico della fiscalità regionale. Dei contribuenti, in altre parole: un vero affare per la società concessionaria. Tra l’altro 'Strada dei Parchi', dal 2015, già offriva la stessa agevolazione; a dire che non solo la fiscalità regionale andrebbe a coprire lo sconto del 20% deciso al tavolo ministeriale, ma si tratterebbe di un ulteriore - l'ennesimo - beneficio per la società di Toto che garantiva la stessa agevolazione, ma a proprie spese. Che poi la misura massima di agevolazione scatterebbe soltanto al 41esimo passaggio del mese al casello autostradale (ma non si possono conteggiare più di 2 transiti al giorno); il provvedimento, infatti, è progressivo: si va da un minimo dell'1% di sconto, in caso di 21 transiti al mese - e avanti con la riduzione del 2% in caso di 22 transiti, del 3% in caso di 23 transiti e così via - fino ad un massimo del 20%, appunto, in caso di 40 passaggi e fino a 46. A partire dal 47° si tornerebbe a pagare la tariffa intera. Inoltre, l'agevolazione sarebbe riservata soltanto a utenti che effettuano percorrenze di una determinata tratta autostradale con un percorso massimo di 50 km. I pendolari sulla tratta L'Aquila - Roma possono scordarsela, per fare soltanto un esempio.
Per questi motivi, i sindaci di Abruzzo e Lazio non intendono attendere con le braccia incrociate il pronunciamento della Corte Costituzionale che, il 22 maggio prossimo, dovrà esprimersi sul ricorso di Regione Abruzzo per fare sì che i canoni di concessione vengano destinati al congelamento delle tariffe. Il governatore Luciano D’Alfonso si è detto fiducioso [qui] – “abbiamo ragione di vincere poiché i giuristi che ci stanno seguendo, in particolare l’illustre professor Cerulli Irelli, mi fanno ritenere, e mi fanno sperare, che abbiamo molti argomenti per prevalere: ce ne sono almeno due che sarei capace di rappresentare anch'io innanzi alla Corte” – assicurando che si continuerà a lavorare anche per fissare un tetto per gli aumenti annuali, che non dovranno andare oltre il 2% più i costi dell’inflazione. “Dal 5 marzo al 22 maggio c’è lo spazio, se si vuole, per produrre una norma che stabilisca, oltre al limite invalicabile, un rapporto migliore tra gestore e utenza, un controllo più adeguato e un piano economico finanziario che permetta alle autostrade di essere in sicurezza per sempre, senza mai sorprese", ha assicurato il governatore. Che sarà senatore, il 5 marzo prossimo, ed è evidente come la vicenda dei rincari autostradali, e le promesse di questi giorni, s'intreccino con la campagna elettorale.
E' anche per questo che i sindaci hanno deciso di scrivere a Mattarella, chiedendo di essere ricevuti.
Ed a proposito di campagna elettorale, il candidato di centrodestra sul collegio uninominale L’Aquila/Marsica/Alto Sangro per la Camera dei Deputati, l’imprenditore Antonio Martino, ha proposto “un fondo statale per abbattere i pedaggi”. Le autostrade A24 e A25 costano troppo, ha sottolineato: “Toto è una grande azienda, va aiutata, ma non alle spalle dei cittadini. Serve un fondo statale per garantire al comprensorio aquilano la continuità territoriale, proprio come accade in Sardegna, dove i residenti pagano meno i biglietti di aerei e traghetti”. Martino ha spiegato che “ai sardi i biglietti costano fino al 40% in meno perché con la cosiddetta ‘continuità territoriale’ è stato stabilito che, poter esprimere la propria presenza nella nazione, avendo il mare di fronte, un cittadino di quella terra deve pagare il mezzo di trasporto meno di quello che costa ai turisti”. Ebbene, “per le problematiche che ha avuto, penso al terremoto nel capoluogo ma anche alla crisi industriale in Marsica, il territorio aquilano dovrebbe avere una chance dello stesso genere”, ha aggiunto. Una sorta di fondo di perequazione, insomma: “lo Stato verserebbe soldi al concessionario in forma di credito di imposta e si chiuderebbe la partita per i prossimi 5 anni”.