Palazzo Centi, l'impasse nel restauro dell’edificio di pregio sede della Giunta regionale d’Abruzzo sembra, finalmente, risolto e, dunque, a breve potrebbero partire i lavori.
Il Tar Abruzzo ha rigettato il ricorso della ditta proponente Cingoli Nicola e figlio Srl di Teramo avverso l’aggiudicazione provvisoria dei lavori alla General Costruzioni srl di Isernia per 6milioni e 627mila euro, datata 29 giugno 2017; si può procedere, a questo punto, alla conclusione della procedura di gara e d’aggiudicazione definitiva, nonché alla successiva stipula contrattuale. In questo senso, il governatore Luciano D’Alfonso ha preso carta e penna e fissato una riunione urgente per mercoledì prossimo, 21 marzo, convocando al tavolo il direttore generale Vincenzo Rivera, il direttore del dipartimento risorse Fabrizio Bernardini, il dirigente del servizio patrimonio immobiliare Eliana Marcantonio, il dirigente del servizio civile Vittorio Di Biase e il legale rappresentante della General Costruzioni srl.
“La riqualificazione strutturale architettonica di Palazzo Carli – ha sottolineato il governatore – per via del significato storico culturale che rappresenta per la città dell’Aquila e l’intera Regione, non può essere procrastinata oltre il tempo, purtroppo, già vanamente trascorso”. D’Alfonso ha inteso ribadire che il pronunciamento del Tar ha confermato “la bontà e la correttezza dell’operato della Commissione di gara, mai poste in discussione”.
Una vera e propria stilettata.
Come noto, la gara si era svolta nel 2015 e aveva visto la partecipazione di 30 aziende; a seguito di ritardi e cambi di commissione, è finita però al centro della maxi inchiesta della procura della Repubblica su alcuni appalti ritenuti dubbi gestiti da Regione Abruzzo, con l’emissione di diversi avvisi di garanzia: le ipotesi di reato, a vario titolo, sono di corruzione, turbativa d’asta, falso ideologico e abuso d’ufficio. In particolare, al dirigente del Genio civile Carlo Giovani è stato contestato il reato di turbativa d’asta, all’ex dirigente del ministero dei Beni culturali, Berardino Di Vincenzo, al figlio Giancarlo, agli imprenditori Giancarlo Di Persio e Mauro Pellegrini, titolari dell’impresa Dipe, l’induzione indebita a dare o promettere utilità, la concussione depotenziata per intenderci; Di Vincenzo avrebbe indotto i due imprenditori a stipulare una consulenza col figlio Giancarlo, incaricato di stilare il progetto per Palazzo Centi; in cambio, avrebbe assicurato un ‘particolare’ interessamento per la gara, considerata l’amicizia con D’Alfonso.
Non solo. Stando alla procura dell’Aquila, uno dei concorrenti – la ditta Iciet Enginereeng dell’imprenditore Eugenio Rosa, anch'egli indagato, poi arrivata terza – avrebbe avuto notizie ed elaborati in anticipo, essendosi affidata allo studio di architetti di Alessandro Pompa e Gianluca Marcantonio, sponsorizzato dal governatore D’Alfonso al consiglio superiore delle Opere pubbliche, anche loro sul registro degli indagati, che avrebbero avuto accesso alle carte mesi prima.
Dal primo stralcio d’inchiesta ne è spuntato, dunque, un altro, con la contestazione del reato di falso ideologico ai tre componenti della commissione gara, i funzionari regionali Giancarlo Misantoni, presidente, l’architetto Roberto Guetti e l’ingegnere Silverio Salvi che avrebbero redatto una serie di verbali ritenuti dai pm non veritieri. Indagato anche il capo della segreteria di D’Alfonso Claudio Ruffini e lo stesso governatore che, tuttavia - se ne è avuta notizia alla fine di febbraio – è uscito dall’inchiesta, con la posizione archiviata poiché dal voluminoso carteggio non sarebbero emerse responsabilità penali a suo carico.
In attesa di capire come andrà a finire l’inchiesta, col pronunciamento del Tar, almeno, si potrà dar seguito alle procedure, con l’affidamento definitivo e, si spera, l’avvio dei lavori di restauro di uno dei gioielli della città.