Lunedì, 02 Dicembre 2013 17:36

Due milioni di giovani in Italia alle prese con disturbi alimentari

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di Maria Giovanna Stati - Oggi l'anoressia è un'epidemia sociale in continua espansione: sempre più giovani iniziano a soffrire di disturbi alimentari e nell'universo femminile, dove tale sindrome è di gran lunga più diffusa, si è verificato un abbassamento dell'età.

A Bologna, in occasione del Corso Nazionale della Società italiana della Medicina dell'Adolescenza (SIMA), sono stati presentati i seguenti dati: circa il 40% dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) compaiono tra i 15 e i 19 anni, non mancano tuttavia casi in cui essi si manifestano tra gli 8 e i 12 anni.
Si è infatti iniziato a parlare di Baby anoressia: ''Tra il 2005 e il 2011 si è avuto un aumento del 68,7% di ricoveri per disturbi alimentari nella prima infanzia", afferma Mario Di Fiorino, primario di Psichiatria dell'Asl Versilia.

Circa il 10% di coloro che soffrono di anoressia sono di sesso maschile, il restante 90% è rappresentato dalle ragazze. Per queste ultime, prendendo in considerazione le informazioni fornite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, i disturbi alimentari rappresentano la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Le cause a monte di patologie come anoressia e bulimia possono essere di ordine sociale, basti pensare al culto della magrezza sponsorizzato dalle più disparate riviste di moda, ma anche di tipo biologico e psicologico.
Più a rischio sarebbero infatti i soggetti i cui familiari soffrono di disturbi psichici e le cui madri presentano episodi di depressione.

I campanelli di allarme sono molteplici: ''Le bambine iniziano a selezionare il cibo, a masticarlo lentamente, a ridurre le calorie. Si sentono subito sazie e accusano nausea e gonfiore'', afferma la neuropsichiatra infantile e psicanalista Sandra Maestro. Seguono poi le corse alla bilancia, il conto sistematico delle calorie, l'assunzione di lassativi, l'eccessiva attenzione all'esteriorità e ipersensibilità.

Tuttavia molti sono i genitori che comprendono lo stato dei propri figli solo dopo visite mediche, quando la situazione è ormai piuttosto critica; altri sono addirittura convinti che la dieta, e talvolta anche il vomito, siano un buon modo per gestire il peso.

"Abbiamo deciso di pubblicare una monografia sui DCA - ha spiegato Piernicola Garofalo, presidente della SIMA - perchè ci sentiamo 'custodi della salute' degli adolescenti, sensibili ai loro bisogni, pronti all'intervento, anche in assenza di un chiaro segnale d'allarme. Vi è, infatti, una sottostima del fenomeno clinico, relativo soprattutto al mancato riconoscimento di quei disturbi minori che costituiscono spesso la porta di ingresso, non riconosciuta, verso comportamenti patologici strutturati. Tali tentativi di dimagrimento, trascurati dalle famiglie per mesi, possono evolvere in DCA in soggetti predisposti. Non bisogna infine dimenticare che i disturbi alimentari sono patologie croniche ad alto rischio di recidiva: necessitano dunque di un attento monitoraggio clinico-comportamentale nel tempo".

Ultima modifica il Lunedì, 02 Dicembre 2013 19:11

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