Di Nello Avellani, Eleonora Fagnani e Roberto Ciuffini - Cinque anni dopo la straordinaria manifestazione avverso il progetto 'Ombrina mare', l'Abruzzo dei beni comuni è tornato in piazza, attraversando il centro storico di Sulmona: più di diecimila persone - 12mila secondo gli organizzatori - hanno manifestato per dire 'no' alla centrale a compressione del gas che Snam vorrebbe costruire a Case Pente, a servizio del metanodotto che, da Brindisi a Minerbio, taglierebbe l'Italia per oltre 700 km, violentando gli Appennini, tagliando Parchi nazionali e zone di pregio naturale e attraversando i crateri sismici degli ultimi grandi terremoti che hanno sconvolto l'Italia.
Centinaia le adesioni di comitati, comuni, associazioni, arrivate da tutta Italia [QUI l'elenco completo]; in piazza c'erano i sindaci del territorio, esponenti della Giunta regionale, parlamentari, sindacalisti, attivisti, persino la Diocesi ha condiviso le ragioni dei manifestanti, accogliendoli in Piazza Garibaldi coi rintocchi delle campane.
Il fronte del 'no' giudica il progetto Snam altamente impattante, inutile (visto che non servirà a portare il gas agli italiani ma a trasportarelo dall'Azerbaigian al Nord Europa) e pericoloso, per via, appunto, dell'elevato rischio sismico che caratterizza i territori su cui insiste la maggior parte del tracciato. "Ci sono persone che vengono dal Salento e dalla Lombardia, abbiamo unito l'Italia per dire basta alle grandi opere che vanno a gravare sul territorio, basta con le fonti fossili", le parole di Augusto De Sanctis del Forum abruzzese per i Movimenti dell'acqua. "Noi dobbiamo rimettere mano al territorio per risanarlo, per mettere a posto scuole e ospedali, dobbiamo puntare sulle rinnovabili, sulle tecnologie verdi. L'Italia già oggi produce il 30% di energia da fonti rinnovabili, tutto il mondo della mobilità sta andando verso le auto elettriche, non si può continuare a ingabbiare questo Paese, il Paese del sole, delle bellezze naturali e dei beni culturali, nelle energie fossili per i prossimi decenni. E' chiaro che c'è chi non vuole mollare l'osso degli affari. Quest'opera, peraltro, non serve nemmeno a rifornire di gas gli italiani ma per portarlo in Nord Europa. Una beffa che pagheremo nelle nostre bollette".
LE RIVENDICAZIONI DELLA PIAZZA
"Era nata come una manifestazione regionale - ha sottolineato Riccardo Verrocchi del Coordinamento No Hub Abruzzo - ma è divenuta per forza di cose una manifestazione a carattere nazionale contro tutti i progetti calati dall'alto che vorebbero trasformare l'Italia in un hub del gas, in un corridoio di transito dei gasdotti dall'Azerbaigian al Nord Europa. Progetti che non portano sviluppo e posti di lavoro e che vanno contro alla nostra idea di futuro".
Non soltanto una protesta - ha aggiunto Lorenzo Ludovico del Coordinamento aquilano - bensì "una presa di coscienza di quello che è il nostro diritto e il nostro dovere di difendere il territorio da posizioni, idee, progetti calati dall'alto. Pensiamo a tutelare quelo che abbiamo, non ci serve quest'opera inutile, dannosa e pericolosa".
Una battaglia che unisce l'Abruzzo al Salento, agli attivisti 'No Tap' che, da tempo, si battono per contrastare i cantieri già avviati: "Hanno delimitato la zona rossa - ha spiegato Lucia Gabrielli - ci hanno bloccato, hanno dato ordine di procedere con gli arresti di chi dovesse violarla, e c'è stato già l'arresto di un ragazzo una settimana fa. Fin qui, i ricorsi non hanno ottenuto alcun risultato, chiusi in un cassetto dalla politica che ha definito strategica l'opera".
IL CORTEO ATTRAVERSA SULMONA
Contro i piani della Snam si sono schierati decine di comuni delle aree interne e anche la Regione Abruzzo, che ha firmato, insieme al comune di Sulmona, un ricorso al Tar per impugnare la decisione con cui la presidenza del Consiglio dei ministri, lo scorso dicembre, quando le Camere erano già state sciolte, ha dato il via libera all'iter di realizzazione della centrale di compressione. Atto propedeutico, osservano la stessa Regione e i comitati, all'autorizzazione dell'intero metanodotto, senza il quale la centrale non avrebbe ragione di esistere.
La strategia della Regione, ha spiegato il vice presidente Giovanni Lolli, presente alla manifestazione, è infatti quella di bloccare il progetto della centrale stoppando quello del metanodotto attraverso un ricorso basato sulla normativa sugli usi civici, visto che la maggior parte del tracciato del gasdotto, almeno in Abruzzo, passa su terreni di uso civico, che sono, secondo la legge, inalienabili.
"Per quanto riguarda la centrale" ha affermato Lolli "l''iter si è concluso e il governo ha fatto valere l'avocazione della presidenza del Consiglio. Stessa cosa vule fare adesso sul metadonotto e teoricamente potrebbe andare a finire allo stesso modo. Ma sul metanodotto noi abbiamo una carta in più, quella degli usi civici, perché, secondo le norme vigenti, che non si possono cambiare perché si dovrebbe prima cambiare la Costituzione, l'uso civico non è superabile dall'avocazione. Una volta bloccato il metadonotto facendo valere questo principio, torneremo alla carica anche sulla centrale. La Snam ha detto che questa serve comunque, a prescindere dal gasdotto, ma è una fesseria. Una centrale di quel genere non si giustifica in nessun modo senza il metandotto. Bloccando il metanodotto possiamo bloccare anche la centrale".
"Le strade da percorrere sono due" ha osservato la senatrice del Pd Stefania Pezzopane "quella amministrativa e quella politica. Continuiamo a ritenere che questo progetto sia un grave errore, che questa sia un'opera che va programmata non su questo tracciato e che il governo abbia sbagliato a seguire una procedura i corner nell'ultimo consiglio dei Ministri utile. Un errore abbiamo pagato caro già da un punto di vista elettorale e che non è giusto che si paghi anche dal punto di vista della qualità della vita di questo territorio. Dobbiamo cotinuare a combattere, non si puà progettare un'opera faraonica come questa in un territorio ad altissimo rischio sismico. Un punto, quest'ultimo, che non è stato preso in considerazione anzi è stato snobbato. Ho letto delle interviste che mi sono sembrate veramente gravi".
"La risposta di oggi" ha ribadito il sottosegretario alla Presidenza della Regione Mario Mazzocca "la dice lunga sul fatto che la scelta della centrale e del metanodotto sia una scelta calata dall'alto, non solo non condivisa ma nemmeno adeguatamente comunicata alle comunità abruzzesi. Fin dall'inizio, come Regione, ci siamo opposti in ogni sede e con specifici atti amministrativi e anche attraverso ricorsi giudiziari. Riteniamo che scambiare l'Abruzzo per un crocevia di infrastrutture utili a paesi che non sono l'Italia credo che non porti opportunità non solo al nostro territorio ma nemmeno alla nazione e che invece porti soprattutto enormi problemi criticità a un territorio che già ne ha parecchie".
UN GIORNO ALL'IMPROVVISO...
Presente alla manifestazione, con il proprio gonfalone, anche il Comune dell'Aquila: "Abbiamo detto 'no' in maniera chiara" ha affermato l'assessore comunale all'Ambiente Emanuele Imprudente "perché ci sono oggettivamente dei problemi legati al rischio sismico. L'opera attraversa zone ad altissimo rischio, una decina di faglie. Non può essere questa la scelta di investimento da fare su questo territorio. La preoccuazione è che il governo abbia chiuso anche sul metanodotto, non più di dieci giorni fa abbiamo partecupato, come comune dell'Aquila, a una riunione al ministero a uno dei tavoli di conciliazione per capire se ci possa essere un accordo tra le parti, ovvero tra lo Stato e i territori. La prima riunione è andata male perché le nostre posizioni non sono state ascoltate. La Snam, presente a quel tavolo, ha cercato di smantellare in ogni modo le nostre osservazioni. Chiediamo rispetto per questo territorio".
IL CONCENTRAMENTO, PRIMA DELLA PARTENZA
La fotogallery di Eleonora Fagnani