Venerdì, 06 Dicembre 2013 08:39

Nkosi Sikelel' iAfrika: buon viaggio Madiba, il mondo piange un simbolo di libertà

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Domenica 11 febbraio 1990. Dopo ventisette anni di prigionia, Nelson Mandela assapora il primo giorno di libertà. Sono le quattro e sedici del pomeriggio: mano nella mano con la moglie Winnie, Madiba alza il braccio con il pugno chiuso, in segno di vittoria. Fra poco, Mandela si rivolgerà all'immensa folla radunata davanti al municipio di Città del Capo. Al suo popolo ritrovato, griderà: "Metto nelle vostre mani gli anni che mi restano da vivere". 

L'incubo dell'apartheid sta per finire. In quel pomeriggio di febbraio, il Sudafrica inizia il suo cammino verso la libertà. 

Passeranno quattro anni. Nell'aprile del 1994, al termine di difficili negoziati che hanno portato ad elezioni generali sulla base di "un uomo, un voto", Nelsona Mandela e Frederik De Klerk, premiati con il Nobel per la pace solo un anno prima, suggellano la riconciliazione tra bianchi e neri. Madiba è diventato il primo presidente del Sudafrica democraticamente eletto. 

L'incubo è finito davvero. Si scrive la parola fine ad una tragedia lunge mezzo secolo. "La sera di lunedi 2 maggio '94 - racconterà tempo dopo il giornalista Maurizio Matteuzzi, che seguì le storiche elezioni - il downtown di Johannesburg, solitamente deserto dal tramonto all'alba, era illuminato a giorno e brulicava di gente intorno all'hotel Carlton, dove l'Anc aveva piazzato il suo quartier generale per le elezioni. Era passata meno di una settimana da quando, il 27 e 28 aprile, i 22milioni di sudafricani erano accorsi in massa alle urne nelle prime elezioni libere, democratiche e a-razziali dopo i 46 anni di apartheid e nei quasi 350 anni dall'insediamento nel Capo di Buona Speranza delle avanguardie di boeri olandesi".

"Quelle elezioni - scrisse Matteuzzi - che segnavano l'epilogo indolore dell'esperimento più vicino al nazismo che il mondo avesse conosciuto (e colpevolmente tollerato) dalla fine della seconda guerra mondiale, marcavano nella storia la consacrazione di Mandela. Era stato lui, che aveva passato in carcere 27 dei suoi (allora) 76 anni di vita ed era tornato libero solo quattro anni prima, l'autore di un 'miracolo' politico apparentemente impossibile Quel lunedi 2 maggio fu la notte della festa. La notte di Madiba e dei suoi compagni neri. Aver seguito da vicino la vigilia di quelle elezioni, essersi trovati tra le 60-70mla persone impazzite che riempivano lo stadio tra il centro di Jo'burg e Soweto per sentire il comizio finale di Mandela ("il tempo è arrivato, il tempo è adesso"), aver visto le code pazienti e infinite e allegre dei giorni del voto, aver assistito all'inaugurazione del nuovo parlamento il 9 di maggio, pieno di facce nere e di visi pallidi increduli alla vista dello sciamano in pelle di leopardo che ebbe l'onore della prima parola beneaugurante: quella fu una delle occasioni in cui uno si sentiva completamente contento del mestiere di giornalista".

Eppure, il falsh che la penna di Matteuzzi ci regala è un altro. Dopo il discorso ai fedelissimi e il brindisi con lo spumante Cinzano, la notte del 2 maggio 1994, all'hotel Carlton iniziano i balli. Tutti cantavano Nkosi Sikelel' iAfrika, 'Dio benedica l'Africa', a pugno chiuso. E tutti ballavano come matti. Tutti: i leader, gli invitati, i camerieri neri o bianchi che fossero. E ballava Mandela, in mezzo alla pista. Quella notte il mondo cambiò. E sono davvero pochissimi i momenti che cambiano la storia. Madiba divenne il simbolo della lotta per i diritti civili. 

Solo qualche giorno dopo, il 10 maggio 1994, pronunciò il suo discorso di insediamento. Che vi proponiamo, per non dimenticare:

'Vostre maestà, vostre altezze reali, illustri ospiti, compagni e amici, oggi, con la nostra presenza qui e con i festeggiamenti in altre parti del paese e del mondo, tutti noi conferiamo onore e speranza alla libertà appena nata. 

Dall'esperienza di una terribile catastrofe umana, che troppo a lungo si è protratta, deve nascere una società di cui l'umanità intera sarà fiera. 

Le nostre azioni quotidiane di comuni cittadini, devono dare vita ad un'autentica realtà sudafricana che rafforzerà la fede dell'uomo nella giustizia, consoliderà la sua fiducia nella nobiltà dell'animo umano e sosterrà la speranza di una esistenza meravigliosa per tutti noi. 

Tutto questo lo dobbiamo tanto a noi stessi quanto ai popoli del mondo che oggi sono qui così ben rappresentati.

Ai miei compatrioti posso dire senza timore di sbagliare che ciascuno di noi è intimamente legato alla terra di questo bel paese quanto lo sono i famosi alberi di jacaranda di Pretoria e le mimose del Bushveld. Ogni volta che uno di noi tocca questa terra, avverte un senso di personale rinnovamento. L'umore dell'intera nazione cambia con l'alternarsi delle stagioni. 

Una sensazione di gioia ed euforia ci pervade quando l'erba diventa verde e i fiori sbocciano. 

Questa comunione spirituale e fisica che tutti noi avvertiamo con la nostra madrepatria spiega il profondo dolore che gravava sui nostri cuori nel vedere il paese lacerato da un terribile conflitto, nel saperlo disprezzato, messa al bando ed emarginato dai popoli del mondo, e questo perché era diventato il fondamento universale dell'ideologia e della pratica perniciosa del razzismo e dell'oppressione razziale. 

Noi, popolo del Sudafrica, che fino a poco fa vivevamo nell'illegalità, siamo felici di essere stati riaccolti in seno all'umanità e di avere oggi il raro privilegio di ospitare sul nostro suolo le nazioni del mondo.

Ringraziamo i nostri illustri ospiti internazionali che sono venuti a condividere con il popolo di questo paese quella che in fin dei conti è una vittoria di tutti, per la giustizia, la pace e la dignità umana. 

Confidiamo nel fatto che continuerete a sostenerci nell'affrontare la sfida di costruire una società fondata sulla pace, sulla prosperità, sul rifiuto della discriminazione sessuale e razziale, e sulla democrazia. 

Apprezziamo molto il contributo che la nostra gente, i leader politici democratici, religiosi, delle donne, dei giovani e del mondo dell'impresa, i capi tradizionali e altre personalità hanno dato per giungere a questo risultato. Non ultimo tra loro è il mio secondo vicepresidente, l'onorevole F.W. de Klerk. 

Vorremmo inoltre rendere omaggio ai membri di ogni grado delle nostre forze di sicurezza per il ruolo fondamentale che hanno svolto nel proteggere le nostre prime elezioni democratiche e la transizione verso la democrazia da quelle forze sanguinarie che ancora si rifiutano di comprendere. 

E' giunta l'ora di guarire le ferite.

E' arrivato il moento di colmare l'abisso che ci divide.

E' tempo di costruire.

Ora che abbiamo finalmente raggiunto l'emancipazione politica, ci impegniamo ad affrancare il nostro popolo dalla schiavitù ancora in essere della miseria, della privazione, della sofferenza, della discriminazione sessuale e di ogni altro genere.

Siamo riusciti a muovere gli ultimi passi verso la libertà in una condizione di relativa pace. Ora ci dedicheremo a instaurare una pace completa, equa e duratura.

Gli sforzi che abbiamo compiuto per infondere speranza nei cuori di milioni di persone sono stati premiati. Il nostro impegno formale è adesso quello di costruire una società in cui tutti i sudafricani, neri e bianchi, potranno camminare a testa alta, senza la paura nel cuore, certi del loro inalienabile diritto alla dignità umana - una nazione arcobaleno, in pace con se stessa e con il mondo. 

A dimostrazione del proprio impegno per il rinnovamento del paese, il nuovo governo di unità nazionale ad interim tratterà con la massima urgenza la questione dell'amnistia per diverse categorie di nostri concittadini che stanno attualmente scontando una pena detentiva. 

Dedichiamo questo giorno a tutti gli eroi e le eroine di questo paese e del resto del mondo che si sono sacrificati in tanti modi e che hanno dato la propria vita perché noi potessimo essere liberi.

Il loro sogno è diventato realtà. La loro ricompensa è la libertà.

E' con umiltà e entusiasmo che ricevo l'onore e il privilegio che voi, popolo del Sudafrica, mi conferite di guidare il nostro paese fuori da questa valle oscura, in qualità di primo presidente di un Sudafrica unito, democratico e libero da discriminazioni razziali e sessuali. 

Ci rendiamo conto tuttavia che non esiste una strada facile per la libertà. Sappiamo bene che nessuno di noi può farcela da solo. Per questo dobbiamo agire insieme, come un popolo unito, per riconciliare il paese, per costruire la nuova nazione, per dare vita ad un nuovo mondo.

Che ci sia giustizia per tutti.

Che ci sia pace per tutti.

Che ci sia lavoro, pane, acqua e sale per tutti.

Che tutti sappiano che il corpo, la mente, e l'animo di ogni uomo sono ora liberi di cercare la propria realizzazione.

Mai e poi mai dovrà accadere che questa splendida terra conosca di nuovo l'oppressione dell'uomo sull'uomo e patisca l'indegnità di essere la vergogna del mondo. 

Che il sole non tramonti mai su questa gloriosa conquista dell'umanità.

Che regni la libertà. Dio benedica l'Africa'. 

Ultima modifica il Venerdì, 06 Dicembre 2013 11:26

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