Lunedì, 21 Maggio 2018 13:20

Basilica di Collemaggio, torna la prima opera d'arte: era stata trafugata

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E' la prima opera d'arte che, in modo inaspettato, torna nella Basilica di Collemaggio. 

Stamane, il sindaco Pierluigi Biondi e la soprintendente 'Archeologia, Belle arti e paesaggio per L'Aquila e il cratere' Alessandra Vittorini hanno effettuato la formale restituzione alla comunità aquilana del dipinto raffigurante San Pietro Celestino in veste papale, a 18 anni dalla trafugazione. "Questa giornata è particolarmente significativa, all'indomani dell'annuncio di Papa Francesco della prossima nomina a Cardinale di monsignor Petrocchi: forse, la riapposizione dell'opera a Collemaggio è di buon auspicio anche per il ruolo che eserciterà la Basilica di Collemaggio in occasione della prossima Perdonanza, la prima in cui la Chiesa sarà completamente fruibile, e del decennale del terremoto", ha sottolineato Biondi ringraziando la Procura dell'Aquila per le indagini e i Carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale che, dopo 3 anni d'intensa attività investigativa, sono riusciti a recuperare l'opera, scomparsa nel 2000. 

"Mi associo alla piacevole osservazione di coincidenze del tutto inattese, compresa la prossima nomina di monsignor Petrocchi a Cardinale: c'è un'altra circostanza che ci faceva piacere richiamare, la festa di San Pietro Celestino celebrata sabato", ha aggiunto Alessandra Vittorini.

L'opera 

A 'raccontare' il dipinto, un olio su tela di 88 cm x 61 che rappresenta San Pietro Celestino, leggermente di scorcio, in abiti pontificali, con camice bianco, stola, sontuoso piviale in seta e triregno a tre ordini di corone impreziosite da gemme, è stata Biancamaria Colasacco, storica dell'arte della Soprintendenza, che ne ha certificato l'autenticità e la provenienza avendone seguito il restauro in occasione del Giubileo.

"Fra gli attributi che contraddistinguono il dipinto - ha sottolineato - figura anche la ferula, il bastone pastorale, dotata di tripla croce, simbolo in origine del potere temporale, utilizzata in seguito nella liturgia papale per l'apertura della Porta Santa. La mano destra è protesa nell'atto di benedire, mentre la sinitra è impegnata a sostenere il modellino della città dell'Aquila, in cui è ben riconoscibile Porta Bazzano, varco obbligatorio per i fedeli intenzionati a raggiungere la basilica extra muraria di S. Maria di Collemaggio, teatro dell'incoronazione di Celestino V e deposito delle sue spoglie". 

PCelestino 1alesemente ispirato alla serie dei quattro santi Protettori custodita nel Museo Nazionale d'Abruzzo, d'indiscussa attribuzione a Giulio Cesare Bedeschini al pari dell'altra serie ospitata nella cattedrale dell'Aquila, nonché alle repliche presenti nelle principali chiese cittadino, "il dipinto, databile ai primi decenni del XVIII secolo, si distingue tuttavia dalla prolifica produzione superstite per alcune significative varianti iconografiche e compositive, che inducono a considerarlo come prodotto autonomo". 

Esposto in Basilica prima del discusso ripristrino degli anni Settanta ad opera di Mario Moretti, fu poi ricoverato nell'adiacente ala conventuale. Riscattato da un luogo abbandonato e perfettamente risanato con un accurato intervento di restauro in occasione del Giubileo del 2000, trovò ubicazione nell'austera sacrestia. Dopo l'importante recupero da parte dei Carabinieri del Comando tutela del patrimonio culturale, il dipinto è tornato a Collemaggio, per essere accolto in un ambiente più intimo, architettonicamente raffinato, individuato nell'anticamera della straordinaria Cappella dell'Abate, in cui sarà possibile apprezzarne a pieno la valenza artistica e devozionale.

Le indagini

All'inizio del 2015, attraverso un coordinamento informativo tra ispettori della sezione 'Antiquariato' del Comando Carabinieri TPC e del Comando Stazione di Paganica, è stata individuata a Londra la reliquia di San Giustino, Santo patrono di Paganica che gli accertamenti eseguiti, anche tramite la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti del Comando TPC, hanno rivelato essere quella asportata dalla Parrocchuia di Santa Maria Assunta dell'Aquila, e denunciato nel maggio 1992 da Don Dante Di Nardo. 

Considerando le lungaggini burocratiche e il lungo lasso di tempo trascorso dal furto all'individuazione del reperto, nonché la concreta possibilità di non riuscire più a recuperare il bene, attraverso entrature diplomatiche, costruite nel tempo dagli investigatori dei Carabinieri del TPC di Roma, sotto la direzione del Sostituto Procuratore dell'Aquila Simonetta Ciccarelli, si è riusciti a strappare un impegno formale al rappresentante legale della casa d'aste Sotheby's di Parigi a restituire la reliquia, rinunciando alla proprietà in favore dell'avente diritto. Gli investigatori per accelerare la procedura di recupero ed evitare un ripensamento dell'aquirente hanno affrontato un lungo viaggio in autovettura fino a Parigi e, all'inizio del 2017, l'hanno definitivamente restituita all'Arcidiocesi dell'Aquila. 

Dalle successive indagini di Polizia Giudiziaria e dall'analisi della documentazione acquisita nel corso di attività internazionali e dalle diverse operazioni di perquisizioni, tra cui una anche ad un antiquario di Montecarlo, si è accertato che il bene era stato venduto da un antiquario bresciano che, a sua volta, lo aveva acquistato da un prelato del posto, don S. B. Attraverso una complicata ricostruzione di eventi storici, l'attenzione investigativa si è concentrata nei confronti di don B. R., parroco nel 1991 presso la Parrocchia di Santa Maria dell'Assunta e sul chierico D'E. E., ex antiquario aquilano. 

Il presule B. R. attualmente gestisce, in qualità di Presidente del Consiglio direttivo dell'associazione 'O.C.I. di M.", una residenza per anziani in provincia di Imperia, coadiuvato proprio da D'E. E., vice presidente del Consiglio d'amministrazione. Tutte le parrocchie aquilane nelle quali aveva prestato servizio il prelato erano state interessante da consistenti furti di opere d'arte: in particolare, i furti perpretati appunto, nel 1993, a Santa Maria di Collemaggio. 

Ebbene, durante un'operazione di Polizia all'inizio del 2018 pressa la residenza del presule sono stati sequestrati oltre 40 beni chiesastici provenienti dalle locali parrocchie tra cui il dipinto di San Pietro Celestino in veste papale, scomparso nel 2000 poco dopo il restauro. 

Le altre opere d'arte di Collemaggio

Celestino 2Il dipinto è la prima opera d'arte che, in modo inaspettato, rientra in Basilica a fronte di un programma che vede nel tempo, con diverse motivazioni, diversi stanziamenti e diverse procedure un progressivo ritorno alla collocazione delle opere, a seguito dell'accellerazione per chiudere il cantiere. 

Il percorso - hanno chiarito Biondi e Vittorini - è partito sin dall'anno passato, in parte a valere su fondi già disponibili e relativi a donazioni specifiche su cui si sta lavorando coi relativi percorsi amministrativi, in parte - quella più rilevante, circa 700mila euro per completare il restauro del corredo della Basilica - che si è tentato inizialmente di far rientrare nell'ambito del quadro economico dei lavori della Basilica, senza riuscirci; dunque, si sta praticando la strada di inserirli nella programmazione ex delibera 48 Cipe relativamente ai Beni culturali. 

Tra i vari beni già coperti da finanziamenti, anche importanti, c'era l'organo barocco che ha seguito il complicato restauro e ricomposizione per la parte lignea e, adesso, si sta proseguendo abbastanza alacremente per garantire la ricollocazione in Basilica. Poi, c'è la parte fonica andata irrimediabilmente persa ed è in parte a valere sugli importi che si dovranno reperire, e così i cicli pittorici, le tele, le parti lignee - i cori lignei, in particolare - oltre alla statua della Madonna di Collemaggio. 

 

 

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